Aldo Bianchini
SALERNO – Nei paesi del Cilento, ma anche nella Città capoluogo, la festa del “Corpus Domini” che cade nel mese di giugno viene ricordata e tramandata come la “festa delle sette mazze”, senza dissacrazione alcuna dell’evento religioso che resta tra i più seguiti di ogni anno liturgico. Una specie di baldacchino volante viene portato in processione con l’aiuto di sei lunghe aste “le mazze”, sotto il baldacchino c’è la mazza più importante che è il “Corpus Domini” rigorosamente nelle mani del sacerdote celebrante accompagnato da altri sacerdoti concelebranti. Insomma, come dire, il fulcro dell’evento è soltanto la settima mazza mentre le altre sei, attentamente distribuite, rappresentano le diramazioni del potere della Chiesa. Nell’accezione dialettale, d’uso molto comune, definire un personaggio come “l’uomo dalle sette mazze” sta a significare l’entità del potere che quell’uomo è in grado di gestire anche da solo. Questi è De Luca, almeno nella diceria popolare di Salerno. Un uomo che nelle esternazioni, quasi quotidiane, contro tutti e tutto a volte è anche simpatico come con l’ultima delle sue boutade: “Monti ? Vuol dire morire tra gli applausi come il vecchio Partito Comunista”. Avrebbe detto proprio così, Vincenzo de Luca, nell’ambito di “L’Europa in pericolo” presentata a Salerno da Giorgio La Malfa in presenza di Mauro Maccauro, presidente di Confindustria. Insomma un De Luca che non si smentisce mai, anche se la lunga ombra di Mario Monti incomincia a far paura anche a lui. Ormai non può più candidarsi per le elezioni politiche e deve solo sperare che il suo ritrovato amico Pierluigi Bersani vinca davvero le elezioni del 2013 per essere trascinato come tecnico nel suo governo nazionale. Questo passaggio è assolutamente fondamentale per il sindaco di Salerno, un anno di governo lo legittimerebbe per la corsa alla poltrona che ambisce di più: la presidenza della Regione, verso la quale intende essere portato in processione, proprio come il “Corpus Domini”. A lui piace la folla osannante, la marea di gente che trascina, i clan che applaudono senza chiedersi il perché, lui è sotto il baldacchino e governa ogni movimento senza bisogno di dare spiegazioni. Ha a sua disposizione ben sei mazze con le quali dettare legge a destra e a manca, proprio come sta facendo in questo periodo, prima per le primarie di coalizione ed ora per le primarie di collegio. Non lascia niente al caso, è uno stratega ineguagliabile, segue tutto in prima persona, anche i permessi del comune per gli stand di una festa di quartiere. Gestisce l’apparato del partito come mai nessuno ha fatto prima di lui, quelle poche schegge che non rispondevano ai suoi ordini sono state prontamente e da tempo rimosse e date al fuoco. A volte, dicevo, è anche simpatico. Lo è stato, ad esempio il 12 dicembre scorso, quando nell’ambito della cerimonia di presentazione del sito web della Corte di Appello di Salerno ha lasciato di stucco tutti i presenti (in gran parte magistrati e qualche avvocato) abbandonando il Teatro Verdi. Prima, però, aveva fatto soffio delle sue qualità oratorie prendendosela con tutti i governi di questi anni che, a suo dire, hanno praticamente bloccato i lavori della cittadella giudiziaria. Mentre attraversava il lungo corridoio del parterre del teatro l’ho applaudito, forse, soltanto io che avevo già previsto la sua mossa in largo anticipo. Molto simpatico, non c’è che dire, l’uomo delle sette mazze.