ROCCIA NEL PULVISCOLO

Alfonso D’Alessio

In un momento nel quale la politica dona testimonianza di irresponsabilità e di negazione assoluta del buon esempio, la cultura sembra aver ceduto al relativismo e al pensiero debole, in cui l’uomo appare incapace di scoprirsi nudo, cioè privo di senso perché annegato nell’illusione di poter fare a meno di Dio, si staglia alta la figura di Benedetto XVI. Non lo scalfiscono nemmeno i tentativi dei molti che, varcato abbondantemente il confine della decenza e del rispetto, cercano di metterlo in ridicolo con fotomontaggi o appellativi ambigui. Satira? Non credo! Piuttosto confusione con il malcostume e testimonianza che, quando non si hanno argomenti validi, si ricorre a tutto persino alla vendita della dignità pur di attirare l’attenzione. Ovviamente si incontra l’attenzione anche dell’opinione pubblica che diseducata al bello e anch’essa immersa nel vuoto, sorride di ciò di cui bisognerebbe piangere. Ma perché il Papa, oggi più che mai, si erge come roccia tra granelli di polvere? Benedetto XVI inchioda davanti alle proprie responsabilità e fa scoprire che l’uomo ha pienezza solo se rivolge a Dio. Scarnifica la sovrastruttura farisaica e deresponsabilizzante frutto dell’oblio di Dio e riporta all’essenziale. Ricorda che la fede non è un’opinione pubblica, bensì un consenso sulla Verità conseguenza di un incontro reale col Dio vivente e contemporaneo. Ecco perché è capace di entusiasmarsi ancora, di stare nella rete. Temo chi si fa violenza privandosi della gioia di scoprire, di provare sensazioni nuove, ho il terrore di chi si impone un atteggiamento serioso. E’ il segno che non ha afferrato e assaporato la grandezza infinita del Signore e scambia se stesso come misura del creato, limitandosi in tal modo ad una infinitesimale particella. Benedetto XVI parla al cuore, non usa il politichese o l’ecclesiastichese, parla con la sua persona, con il suo volto sempre sereno e pacato, per questo confonde i potenti e i forti. In tal modo sa essere con naturalezza un gigante.

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