Marilena Mascolo
CAVA de’ TIRRENI – Il centro-destra rispetto al centro-sinistra ha un vizio di fondo, un vulnus inspiegabile. Non riesce mai, ed in nessuna circostanza, a liberarsi completamente dei lacci e dei lacciuoli che lo tengono legato, quasi immobilizzato, anche di fronte a cataclismi giudiziari. Non riesce a fare mai chiarezza fino in fondo. A Cava de’ Tirreni c’è stato lo “tsunami” (che in tanti si affannano ad indicare con il n.1 come se dovesse arrivare subito il n.2 !!) non una cosa da bambini, eppure il sindaco Galdi non riesce a prendere decisioni monocratiche ed autonome e cerca comunque di districarsi tra i partiti, le coalizioni e tutti quei tranelli trasversali che i singoli rappresentanti degli schieramenti in campi gli frappongono come ostacoli sul suo cammino. Non è riuscito neanche a far valere la sua riconosciuta professionalità e la sua assoluta trasparenza. Nel momento in cui doveva imporre con forza le sue scelte non è stato capace di farlo e si ritrova con una giunta annunciata come nuova ma che per il 70% è vecchia. Dall’altra parte, nel centro-sinistra ed in particolar modo nel PD, una cosa del genere non accadrebbe mai; lì si fanno scelte radicali anche se dolorose al di là dell’entità e della qualità degli errori personali. E’ vero che lo “Tsunami” comincia già a sgonfiarsi e che anche Alfonso Carleo , dopo il tecnico Attanasio, è già ritornato a casa grazie alla ferma presa di posizione del Gip Enzo Di Florio, ma è altrettanto vero che molti consiglieri comunali (compresi quelli di maggioranza) non vedevano l’ora che arrivasse lo tsunami e che si liberasse il campo. In questo spaccato, tra giustizia e politica, Marco Galdi si doveva muovere con maggiore serenità e fermezza; o azzerava veramente tutto e mandava tutti a casa oppure confermava tutti, anche chi era stato arrestato e che ora è già fuori. Oltretutto già uno dei tre nuovi assessori tecnici fra qualche mese lascerà la giunta per precedenti impegni professionali; la sua nomina, quindi, suscita parecchie perplessità se non proprio sconcerto. Insomma il sindaco, almeno in questa drammatica occasione, si è mosso come un elefante in una cristalleria e si annunciano molti più danni degli sperati benefici. Sullo sfondo rimane inquietante la faccenda della ex COFIMA che da più parti viene presentata come una storia intrisa, forse, di accordi sotto banco e di tangenti; nessuno, però, ricorda che quell’area è stata acquistata dal Comune in sede di asta giudiziaria fallimentare e che, dunque, c’è addirittura stato l’avallo consenziente della magistratura per un’operazione, a questo punto, palesemente lecita e fattibile. In caso contrario dovremmo anche dubitare del Tribunale Fallimentare. Ma ci sarà tempo, ovviamente, per approfondire questo ed altri argomenti.