Aldo Bianchini
TEGGIANO – La notizia della futura apertura nel Comune di Teggiano di un ufficio distaccato del Parco Nazionale del Cilento-Vallo di Diano e Alburni ha fatto rapidamente il giro su tutti gli organi di stampa, ufficiali e non. Una notizia che è stata accolta in maniera positiva da tutti i sindaci valdianesi, almeno così credo. Non c’è stato questa volta il solito becero campanilismo che negli ultimi trent’anni ha dilapidato un patrimonio politico e culturale accumulato da personaggi come Enrico Quaranta, Domenico Pica e Gerardo Ritorto, e dai loro fedelissimi, con tutti i difetti e l’antidemocraticità che spesso corredavano le loro idee e la loro azione. Non posso non plaudire nei confronti dell’azione portata avanti con tenacia e caparbietà da Corrado Matera (vice presidente del Parco) che sfidando più di qualche ostilità e ottenendo il consenso del presidente Troiano e dei consiglieri De Rosa, Vairo, Alessandro e Marletta è riuscito a scardinare una specie di tabù nei riguardi del Vallo di Diano. Non comprendo affatto l’astensione dei due consiglieri Auricchio e Barbato che appare oltremodo ridicola, per non dire altro, in un contesto decisionale che tende ad allargare anche gli orizzonti “fisici” del Parco che per sua natura e finalità deve essere aperto a tutti per incamerare quanti più consensi possibili. Ha fatto la faccia storta il sindaco di Vallo della Lucania, Antonio Aloia, che probabilmente crede ancora che il suo paese sia stato tempo fa “unto dal Signore” e pensa che i cittadini del Vallo di Diano portino il famoso anello appeso al naso. Bene ha fatto Corrado Matera a rispondergli a muso duro, anche se si è limitato ad una risposta corretta e democratica dicendogli che << … i contrasti e le divisioni tra il Vallo di Diano e il Cilento hanno creato e creano soltanto impoverimento favorendo altri territori e perdendo grandi opportunità … >>. Zittisca Aloia, perché proprio su questo assunto di Matera la zona di Vallo della Lucania è riuscita in pochi decenni a depauperare il patrimonio politico-istituzionale del Vallo di Diano a causa dell’insipienza di molti suoi amministratori che hanno barattato “posti di potere personale” in danno dell’intera comunità. In nome della presunta dialettica democratico-politica, estesa in forma collettiva, gli amministratori non hanno mai agito nell’interesse supremo della collettività che, comunque, sono stati chiamati a rappresentare nelle varie sedi istituzionali: regione, provincia, enti, asl, comunità montane, gal, e tutte le altre diavolerie ad arte create. Si è arrivati, finanche, quasi a svendere il tribunale di Sala Consilina sull’altare di qualche compromesso politico finalizzato alle prossime candidature elettorali. Dall’altra parte, invece, seppure tra mille battaglie, c’è stata una comunità d’intenti che per il Valdiano esiste soltanto nei sogni. E meno male che questa volta, parlo della futura apertura dell’ufficio del Parco in tenimento di Teggiano, non si è rizelato il sindaco di turno per dire che <<si, l’iniziativa è lodevole, ma bisognava prima concordare tempi di attuazione, modalità esecutive e ubicazione della sede>> così come è accaduto per il SAUT. Con questo voglio significare che qualsiasi “struttura istituzionale” viene nel Vallo di Diano deve essere salutata con tutto il rispetto possibile senza mai pensare alla sua ubicazione o al potere che potrebbe derivare in favore di chi si è operato per farla arrivare. Questo modo di pensare ha rappresentato in tutti questi decenni uno “steccato culturale” insormontabile. Tutti zitti, quindi, e salutino con sincero compiacimento il colpo politico messo a segno da Corrado Matera che, almeno in questo, è riuscito a rottamare un modo di pensare e di agire vergognosi; e lo ha fatto prima ancora dei rottamatori ufficiali Tommaso Pellegrino e Sergio Annunziata. E pensare che il Vallo di Diano in un recente passato ha addirittura ottenuto, con la giunta Villani, tre assessori provinciali e un delegato al turismo che per quasi tutto il tempo del loro mandato (ben cinque anni !!) hanno pensato a foraggiare sagre, feste e festini ed a decidere alleanze politiche, nomine e poltrone. Ora è costretto, il Valdiano, ad elemosinare anche un piccolo ma prezioso ufficio dal caimano-Vallo della Lucania che si mostra addirittura stizzito per cotanto ardire.