Maria Chiara Rizzo
Dopo il riconoscimento ottenuto in seno alle Nazioni Unite dello status di “Stato”, la Palestina inizia a farsi spazio negli ambienti internazionali, conquistando, tra l’altro, il parere favorevole dei leader europei. Questa volta oltre alle lamentele per le continue violazioni commesse da Israele, la Palestina denuncia l’avallo degli ultimi progetti di costruzione di insediamenti israeliani in territori palestinesi. Proprio così, Israele di nuovo all’attacco e questa volta sembra proprio che lo faccia per fare un dispetto a chi ha sostenuto la candidatura della Palestina a “Stato osservatore non membro” delle Nazioni Unite. Ieri una commissione del ministero della difesa israeliano ha approvato il nuovo progetto edilizio, annunciato subito dopo dalle radio locali. L’obiettivo del nuovo piano di costruzione messo a punto dall’amministrazione sionista è quello di creare oltre 3 mila nuove unità abitative all’interno dell’area E1 -la cosi chiamata Greater Jerusalem- tra Gerusalemme Est e la città di Maalé Adumim, spaccando in due la Cisgiordania. Il progetto, molto controverso, ha incontrato il disappunto della comunità internazionale che lo ha definito deplorevole, nonché un intralcio notevole ai negoziati. Le nuove costruzioni creerebbero un corridoio israeliano che collegherebbe la città Maalé Adumin direttamente ai quartieri ebrei di Gerusalemme, dividendo in due la Cisgiordania e, dunque, compromettendo la viabilità del futuro Stato palestinese. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyaho, è atteso mercoledì prossimo in Germania per discutere del progetto e calmare le proteste sollevate in Europa che vede in questo piano solo una voglia di vendetta e un subdolo dispetto per il sostegno mostrato da alcuni leader del Vecchio Continente ad Abu Mazen nella votazione del 29 novembre scorso. Il riconoscimento accordato alla Palestina in quel giorno per Israele significa che da ora in avanti la sua condotta nei territori palestinesi sarà soggetta alla giurisdizione della Corte Penale Internazionale. Ma se il machiavellico piano di Netanyaho dovesse andare importo, la realizzazione indisturbata di nuove unità abitative israeliane significherebbe che la potenza economica/diplomatica di Israele può scavalcare qualsiasi vertice internazionale. Altro che dispetto.