SALERNO – Ho già parlato, in passato, dell’evidente doppiopesismo della giustizia per i casi dei crack finanziari delle holding Amato (pastificio) e Villani (ipermercati); ma qualche mese fa poteva soltanto essere una supposizione quella da me avanzata. Ora il quadro generale delle inchieste è molto più chiaro ed è possibile azzardare non soltanto delle ipotesi ma anche qualche considerazione u n po’ più precisa. Dunque il quadro generale che si è delineato in questo fine anno 2012, dopo la miriade di inchieste giudiziarie con al centro il PdL: l’incompatibilità che ha portato Edmondo Cirielli a lasciare la Provincia, l’assalto della Procura al Comune di Cava (roccaforte del potere politico di Cirielli e del centro-destra), l’accanimento della Procura e del Tribunale del Riesame contro la scarcerazione di Gambino e degli altri imputati, il tentativo di arresto del sindaco di Angri Pasquale Mauri per la Soget, la tempesta sul sindaco di Scafati Pasquale Aliberti per la villa e i falsi poveri, l’inchiesta sul presunto falso tesseramento PdL che va da cava a Scafati ed ha sconvolto tutto l’Agro Nocerino-Sarnese; dopo le poche inchieste a carico di appartenenti dl PD: quella su Ghost Road nn. 1 e 2, le false onlus, il Consorzio di Bacino Sa/2 con 154 avvisati e nessun arresto (caso più unico che raro !!); dopo tutto questo, dicevo, il quadro sembrava essersi delineato in maniera più corposa anche perché nel frattempo è giunta a maturazione l’inchiesta più pericolosa in assoluto per il centro-sinistra e per il PD in particolare, quella sul crack Amato con le rivelazioni scottanti sul figlio di Vincenzo De Luca, Piero, e sui rapporti che presumibilmente quest’ultimo aveva intrattenuto con almeno un paio degli arrestati, rapporti che potevano portare direttamente al capo. Era legittimo, quindi, pensare che la magistratura salernitana in una sorta di applicazione della par-condicio avesse raggiunto l’equilibrio investigativo di fare chiarezza su entrambi i grandi capi degli schieramenti politici in campo: Vincenzo De Luca per la sinistra e Edmondo Cirielli per la destra. Due teste coronate da offrire su un piatto d’argento per un senso di equa giustizia e per il coronamento, almeno da parte del capo della Procura della Repubblica, Franco Roberti, della sua costruttiva e rigenerante permanenza a Salerno. Invece, d’improvviso, lo scenario è cambiato. Da un lato l’accanimento della giustizia si è vieppiù inasprito con il mantenimento forzato e fuori da ogni logica degli arresti domiciliari per Gambino e gli altri e con il concreto rischio di farli ritornare in carcere anche prima della sentenza che è slittata alle idi di marzo; dall’altro lato, invece, un apparente benevolenza con la libertà concessa ad Amato junior, Mario Del Mese e Antonio Anastasio e con l’ex deputato Paolo Del Mese chiuso in un silenzio ermetico ed emblematico, forse per un estremo tentativo di patteggiare col silenzio la sua salvezza. Capisco che certamente si tratta di due casi giudiziari sostanzialmente diversi nella loro struttura, ma ad un osservatore normale il crack Amato viene avvertito come un caso molto più grave di quello in cui è rimasto coinvolto Alberico Gambino, perché con Amato il “rischio mazzette e buste gialle” è seriamente tangibile anche se ancora tutto da dimostrare. E allora perché questo diverso metro di giudizio ? Non è facilmente spiegabile, neppure con le osservazioni estemporanee del mio conoscente di edicola che l’altro giorno lapidariamente mi ha detto: “Ma perché quello è più forte dell’altro e, poi, perché è stato unto dal “Signore” appositamente venuto a Salerno”. Diceria da marciapiede, non c’è dubbio, ma intanto questa diceria continua a serpeggiare in maniera sempre più rumorosa nella mente della gente comune anche alla luce di recenti cambiamenti repentini di rotta politica. E’ vera, comunque, un’altra cosa che la stampa non racconta; la scarcerazione di alcuni degli imputati del crack Amato è soltanto la conclusione dell’inchiesta per la vicenda fallimentare mentre in ballo rimane tuttora appesa quella penale che è di ben altra natura. E, infine, c’è un’altra domanda da porsi dopo la scarcerazione di Antonio Anastasio e il suo rapido reinserimento in seno al Consiglio Provinciale: “Il gruppo PD alla Provincia che farà ? Caciara contro Anastasio o si chiuderà in un ermetico silenzio per timore che incominci a parlare sul serio ?”.
direttore: Aldo Bianchini