Aldo Bianchini
SALERNO – Un esempio fulgido di abnegazione totale, di assoluta sudditanza, di simbiosi a 360° con il capo, questo è Nicola Landolfi, segretario provinciale del Partito Democratico. Prima di andare avanti mi corre, però, l’obbligo di precisare che ritengo Nicola Landolfi un personaggio pieno di energie, di idee e di una intelligenza politica fuori dal comune. Per questo mi arrabbio ancora di più quando penso che ha buttato alle ortiche il suo patrimonio culturale personale per essere disponibile sempre e soltanto per il capo. Una grande dimostrazione di fedeltà al di là di ogni ragionevole dubbio. Una fedeltà che gli obnubila il cervello e lo espone a figurelle senza precedenti, come quella per la questione di Salvatore Memoli che aveva votato al primo turno delle primarie e che lui ha cercato di non far votare al ballottaggio inscenando una vera e propria caciara. Preso dal furore difensivo del suo capo che sa essere nemico capitale di Memoli, non si è accorto il bravo Nicola che l’astuto Salvatore Memoli con la provocazione del voto ha beffeggiato sia lui che il suo capo ed entrambi sono caduti nella trappola. Avrebbe fatto meglio a dichiarare pubblicamente che “De Luca preso da un moto repulsivo non vuole far votare il suo nemico Memoli”, lo avrei apprezzato di più e, forse, anche difeso. Ma ci voleva tanto a capire che l’avvocato Memoli era proprio quello che voleva, stuzzicare il capo e fare scendere rumorosamente in campo il suo fedelissimo per cucinarli entrambi nella stessa pentola bollente. E così è stato, tanto che Salvatore ha letteralmente snobbato il ballottaggio; è rimasto comodamente seduto nel suo studio a ridere sulla poca scaltrezza politica dimostrata dai due nel gestire un caso palesemente creato ad arte. Anche la stampa ci ha rimesso la faccia, dopo aver pervicacemente soffiato sul fuoco ha letteralmente abbandonato la preda: ordini dall’alto ? Chissà !! Dunque il “caso Memoli” si è chiuso, a mio giudizio, con una figuraccia del giovane rampollo e con un dubbio, almeno in fatto di democraticità, che ora si affaccia sull’intero Partito Democratico. Difatti Salvatore Memoli non è mai uscito dal PD, forse con il cuore non è mai entrato, ma è certamente uscito dal PD di De Luca che è ben altra cosa, a dimostrazione di quanto questo partito si sia purtroppo appiattito sulle posizioni del sindaco di Salerno. Detto questo vorrei analizzare perché i giovani, e Landolfi è un giovane, non fanno strada nel PD se non parlano per bocca di De Luca. Credo che tutti ricorderanno perfettamente il ruolo e l’impegno di Alfredo D’Attorre che era diventato in poco tempo l’uomo ovunque di Vincenzo De Luca; vi siete mai chiesti che fine ha fatto. Ebbene “Alfredo”, dopo essersi votato anima e corpo alle esigenze del capo, nel 2006 si accorse all’improvviso che non poteva continuare a portare all’ammasso il suo prezioso cervello (prezioso quanto quello di Landolfi !!); in quella stagione De Luca si scontrò con tutto il partito regionale per via delle elezioni amministrative a Salerno, qualcuno arrivò addirittura alle mani in Via Due Principati per difendere l’indifendibile posizione del capo. Poi De Luca vinse contro tutti e il PD regionale si piegò vergognosamente ai numeri, perché in politica contano soltanto i numeri. Da quell’esperienza, però, D‘Attorre ne uscì scioccato ma rinsavito e preferì subito staccare la spina con il capo e dedicarsi al Partito Nazionale che lo accolse come una risorsa molto importante. E proprio in queste ore è stata addirittura consacrata la sua posizione di leader del PD in Calabria dove è commissario e dove Bersani ha superato il 75% dei consensi. Non riesco a capire perché Landolfi non faccia lo stesso, perché si ostina nella continuazione di questo sacrificio-suicidio agli ordini del capo che, comunque, non lo porterà da nessuna parte oltre il coordinamento provinciale; i posti, anche in Parlamento, sono per gli altri. E allora? Allora credo che Nicola Landolfi continuerà così, a donarsi completamente fino alle estreme conseguenze. Per carità è una sua libera scelta, ma a tutto c’è un limite e quel limite è già stato abbondantemente superato. Per chiudere, un appello di carattere personale a Nicola Landolfi. E’ vero che la gente conosce Memoli (che per quanto mi riguarda è stato, è e rimane una persona per bene), ma cerca di evitare se puoi che la gente conosca anche te per quello che non sei.
Condivido l’opinione del direttore.