Aldo Bianchini
SASSANO – Il giorno 27 novembre 2012 su questo stesso giornale ho pubblicato un articolo a mia firma dal titolo <<SASSANO: dalle primarie rispunta l’alleanza Arenare-Calandriello … e Pellegrino ?>> che altro non voleva essere se non un’analisi dei numeri, cioè dei risultati del primo turno delle primarie partendo dalla considerazione di fondo che a Sassano, molto più che in altri paesi, sono andati alle urne ben 742 potenziali elettori del PD. Il titolo che giornalisticamente serve ad attirare lettori certamente non rispecchia, quasi mai, la realtà dei fatti ma non si può disconoscere che nella fattispecie la fredda analisi dei numeri può far apparire il titolo molto aderente agli avvenimenti. Perché, ad esempio, a Sassano si è votato in numero anche triplo rispetto agli altri paesi, perché probabilmente in questa realtà c’è stata una sorta di conta tra le “tre anime del PD” che ha dato il risultato che ho analizzato. Anche perché l’analisi discende dal fatto che il sindaco Pellegrino, stando ai report giornalistici, non ha mai scisso la sua personale intenzione di voto da quella della sua maggioranza comunale. Ma è e resta un’analisi di numeri e non altro. Dopo l’articolo del 27 novembre mi ha scritto il dottore Antonio Calandriello, capo gruppo della maggioranza in comune; la sua lunga lettera-riflessione è qui di seguito pubblicata integralmente: << Gentile dottore Bianchini la lettura del suo articolo del 27/11/2012 apparso sul quotidiano di Salerno mi obbligano a delle precisazioni. In primo luogo ritengo che non sia successo nessun terremoto politico in quanto la libertà di voto nonché di scelta politica è un grande esempio di democrazia. Personalmente, per il sottoscritto, sarebbe stato paradossale dopo l’ elezione all’assemblea nazionale e dopo aver condiviso tutte le scelte politiche del partito e soprattutto le primarie, non continuare a condividere con l’attuale segreteria politica la strada intrapresa. Né in questa scelta sono stato condizionato in negativo o in positivo da chicchessia ma soprattutto, a riguardo delle primarie, in una recente riunione del PD per il coordinamento zonale mi auguravo che tale strumento fosse utilizzato per tutte le candidature che da qui in avanti dovranno tenersi. Perché condivido la linea Bersani? Perché il cambiamento può e deve avvenire dall’interno dei partiti. Non penso che bisogna buttare (rottamare) tutto. Le mie lotte (non personali ma politiche) le ho fatte sempre dall’interno. Attualmente la mia lotta (sempre politica) è quella di ridare voce ai cittadini con la riforma elettorale e consentire di votare la persona ritenuta in grado di rappresentare. Ma veniamo alle “supposte alleanze sassanesi”. Credo di essere stato leale e corretto nei confronti del sindaco Pellegrino e della maggioranza che mi onoro di rappresentare come capogruppo. E lo sarò sempre perché la comunione di intenti, come la definisce Lei, non si è consumata. Sono uomo di partito e tale intendo restare. Ma credo anche negli uomini a prescindere. Ho creduto nell’uomo Pellegrino e tale resto nel prosieguo. Ho creduto e credo nell’impegno e nelle scelte dell’amministrazione Pellegrino. Non è giusto, ridurre un appuntamento come le primarie di partito a una “sagra paesana” dove su ogni cosa deve esserci l’ombra lunga della “resa dei conti”. Non esiste nessun problema amministrativo perché, contrariamente a quanto da Lei sostenuto, non si possono ritenere le primarie come funzione di una consultazione elettorale di medio termine. Perché se cosi fosse allora si dovrebbe rivedere tutta la maggioranza considerando che all’interno ci sono figure che sono schierate in maniera politica diversa. Per un’amministrazione comunale che cosa cambia votare per Bersani o per Renzi. Diversamente sarebbe stato se si fosse votato direttamente per il gradimento del sindaco Pellegrino. Le deleghe non si assegnano o si tolgono se si condivide o meno il voto alle primarie del primo cittadino di Sassano, e sono convinto che questo modo di concepire la politica appartiene anche al sindaco Pellegrino. Altrimenti di quale cambiamento parliamo? “Cambiare si può” ha rappresentato lo sforzo di cambiare prioritariamente la cultura del rapporto di convivenza civile della comunità sassanese. Si doveva e, dopo questo episodio, è necessario cambiare il rapporto tra gli elettori e la politica. Per questo motivo rivendico la libertà di scelta politica per le primarie del partito a cui appartengo, ma, ancor di più per la continuità e la fiducia incondizionata al Sindaco e all’uomo Pellegrino. Gentile Bianchini a Sassano bisogna si rottamare, ma una vecchia cultura che viene fuori in ogni momento, in ogni anfratto del vivere civile, che è il saccheggio della cosa pubblica e l’individualismo esasperato a danno della comunità. Mettiamoci insieme a rottamare queste devianze presenti anche in consiglio comunale e lasciamo la scelta di votare liberamente chi si vuole alle primarie. Sempre con deferente stima. F.to: Antonio Calandriello>>. Fin qui la lettera del presidente della BCC-Sassano che non può, obiettivamente ed oggettivamente, non essere condivisa. Anzi dalla lettera viene fuori una caratterizzazione molto specifica dell’uomo Calandriello per quanto attiene l’estrema e corretta coerenza con il suo credo politico, al di là di tutte le possibili conflittualità che pur esistono in tutte le amministrazioni locali nell’ottica di una dialettica democratica. Ma dalla lettera di “Antonio” emerge anche un’altra cosa assolutamente nuova. Con il suo scritto il capo-gruppo della maggioranza mette in evidenza quale debba essere in futuro il rapporto tra un giornalista ed un amministratore da valere per tutti in un territorio forse non ancora abituato alle analisi giornalistiche ed alle risposte corrette e democratiche. Il giornalista (e con questo non voglio dare lezioni perché non sono in grado di darle!!) deve sempre cercare di rimanere indipendente nelle proprie osservazioni e mai in antitesi per partito preso, il suo ruolo è come quello del difensore civico e non di passacarte. Grazie, quindi, ad Antonio Calandriello per questa nuova apertura nei confronti del dialogo e della democrazia. Per chiudere bisogna ribadire, con forza, che le primarie sono e devono rimanere primarie senza trasformarsi in referendum pro o contro chicchessia.