Marilena Mascolo
CAVA de’ TIRRENI – Era tutto previsto, quasi scontato, tanto era chiara la piega che aveva preso l’inchiesta giudiziaria dai due PM della DDA (Rosa Volpe e Vincenzo Montemurro). C’era soltanto incertezza sui nomi e sul numero; ieri mattina, alle prime luci dell’alba, è caduta anche questa ultima perplessità. Del resto lo avevamo annunciato in maniera abbastanza chiara in uno degli ultimi articoli di questa che si annuncia come una lunga serie su “Cava, tra crisi e avvisi”. Nelle maglie della giustizia, per questa prima tranche, sono finiti in sei: Alfonso Carleo (assessore), Antonino Attanasio ((ingegnere, dirigente ll.pp.), Gianluigi Accarino (ingegnere, funzionario), Carmine Vitale (geometra, ufficio ll.pp.), Francesco Porcelli (geometra, ufficio ambientale) e Michele Russo (imprenditore, amministratore della S.c. a r.l. “LIBERA”). Tutti ammanettati all’alba di ieri, tra il finto stupore generale; tutti sapevano e facevano finta di nulla. Hanno mercanteggiato fino all’ultimo minuto, complottando tra maggioranza ed opposizione invero l’una contro l’altra e mai avrebbero pensato che scimmiottare con la giustizia può far male a tutti, anche a chi è ancora fuori e, forse, grida allo scandalo. Anche per costoro, presto, si spalancheranno le porte di Fuorni. Questo almeno dovrebbe essere l’obiettivo della Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno, sconti per nessuno. Qualcuno, dunque, incominci a preparare le valige. Nell’attesa di una nuova e prevedibilissima ondata di arresti e perquisizioni andiamo alla cronaca che ha visto il Municipio di Cava letteralmente preso d’assalto dalle gazzelle dei Carabinieri che hanno impedito l’accesso a chiunque per molte ore della mattinata di ieri. Arresti, perquisizioni, sequestri, avvisi di garanzia, lungo tutto l’arco della giornata è stato un turbinio di notizie che si rincorrevano tra loro. Peggio del 1993, quelle erano soltanto barzellette rispetto a quanto accade oggi, e non solo a Cava de’ Tirreni. Anche il sindaco Marco Galdi, per sua stessa ammissione, è stato raggiunto da avviso di garanzia; con serenità dagli schermi delle tv locali ha invitato la cittadinanza alla calma perché tutto è in ordine e tutto sarà chiarito alla competente Autorità Giudiziaria. Insomma, come dire che la verità non la vuole dire proprio nessuno. Neppure Luigi Gravagnuolo che assiso sull’altra sponda aspetta il cadavere del nemico ed è disposto anche a concedergli l’onore delle armi a patto che si dimetta entro Natale per consentire le elezioni anticipate in primavera. Nonostante la sua proverbiale flemma anche il Professore è assetato di sangue e vendetta, ma non solo contro Marco Galdi e la sua Giunta. Sul comunicato diffuso dalla Procura della Repubblica appaiono due nomi: Matteo Monetta e Mario Pannullo, da loro e dalle loro e dalle “presunte intimidazioni camorristiche subite” sarebbe partita l’intera inchiesta che ruota, almeno inizialmente, intorno alla vicenda dell’acquisto dell’area industriale dismessa denominata “ex Cofima”. Su questo aspetto sarà interessante leggere il commento del direttore di questo giornale previsto per domani.