Il giornalismo … secondo Bianchini – Un breve racconto su come nasce e come dovrebbe essere un giornalista

–Ero già abbastanza adulto quando molti anni fa, purtroppo, agli inizi degli anni ’80, per caso, come spesso accade. All’epoca seguivo molto il tennis ed un amico con il quale stavo guardando una partita sui campi comunali di Torrione a Salerno mi spinse a scrivere qualcosa per un settimanale nazionale “Match Ball” che veniva editato a Bologna. La redazione bolognese accolse l’articolo e decise di pubblicarlo; da quel momento non ho più smesso. Per alcuni anni seguii il tennis, poi diversi altri sport minori. Nel corso del 1985 iniziai a fare tv con un programma sportivo settimanale denominato “Sport & Sport” sulle frequenze di TV Oggi. Nell’88 incominciai a seguire la “cronaca giudiziaria” e lasciai subito lo sport. Ho seguito, passo dopo passo, tutta la tangentopoli salernitana. Dall’89 al 94 ho diretto TV Oggi e dal gennaio 95 al giugno 2009 ho diretto Quarta Rete. Sono stato editore di www.dentrosalerno.it ed attualmente dirigo www.ilquotidianodisalerno.it e la rivista “Città Vallo”.

 

–Tutto il giornalismo salernitano deve crescere ancora molto, così come il giornalismo valdianese. Deve abbandonare la pratica delle veline e dedicarsi di più alle inchieste ed agli approfondimenti, del resto le notizie di cronaca da commentare non mancano. La cosa più importante, però, sta nel fatto che il giornalismo nostrano è ancora troppo editore-dipendente. Per valorizzare in pieno il nostro mestiere, che è e rimane il più bello del mondo, ogni giornalista deve conquistare gli spazi di libertà e di indipendenza che gli competono sacrificandosi ogni giorno e sacrificando sull’altare del giornalismo (in cui tutti credono) facili e fruttuosi canali di amicizie, soprattutto quelle politiche o imprenditoriali che hanno altri scopi ed altri obiettivi. Capisco che questo è difficile perché sul territorio, come nel resto della provincia, manca la figura dell’editore puro; ma lo scoglio si può superare. Non necessariamente bisogna praticare un giornalismo di rottura (come piace a me), è sufficiente non piegarsi mai mantenendo sempre la schiena dritta.

 

 

Il contesto politico provinciale è un contesto impuro. Fatta eccezione per quei quattro-cinque personaggi, superstiti della prima repubblica, in odore comunque di rottamazione, tutto il resto apparteneva ed appartiene alla terza o quarta fila della scala gerarchica di qualche anno fa. Ovviamente qualcosa di nuovo e di giovane si sta muovendo. Per quanto attiene il Vallo di Diano in campo femminile avanza la figura di Tiziana Bove Ferrigno che, seppure ancora ambigua sul piano strettamente politico, sembra avere buone possibilità di successo; in campo maschile sicuramente Tommaso Pellegrino rappresenta la punta di diamante della cosiddetta “rivolta dei quarantenni” contro lo strapotere della vecchia e ingloriosa guardia.

–Certo che è possibile fare inchieste giornalistiche anche nel Vallo di Diano. Il mezzo più efficace è la trasparenza per il raggiungimento della verità possibile. Bisogna muoversi senza preconcetti e, ovviamente, senza guardare in faccia a nessuno. Ogni uscita della rivista Città Vallo (siamo già alla tredicesima) sta squarciando i veli della cronaca fine a se stessa per aprire il lettore ad un nuovo modo di avvicinarsi a tutto quello che c’è dietro ogni notizia. Il prezzo che si deve pagare è indubbiamente alto, ma ne vale la pena. Altrimenti meglio fare altro. Il giornalista per antonomasia rappresenta “il quarto potere” che non può essere lasciato alla mercè di chi, invece, dal quarto potere deve temere la ricerca della  verità. Troppo spesso, e sempre di più, vediamo “nuovi giornalisti” lasciare i taccuini e i microfoni nelle mani della controparte; troppo spesso vengono tagliate immagini e interviste solo per non contraddire “l’ordine dell’editore”. E mi fermo qui, per amore di patria e anche, perché no, di appartenenza.

 

–La notizia che ricordo sempre su tutte le altre non è stata una notizia data, ma una notizia commentata. La sera del 31 maggio 1993, nel corso del mio editoriale nel telegiornale delle 20.00 su Tv Oggi, commentai con asprezza l’arresto dell’ex sindaco di Salerno Vincenzo Giordano e criticai durissimamente le modalità dell’esecuzione dell’ordine. Mi beccai un “avviso di garanzia” per presunto vilipendio delle istituzioni; il giorno della notifica fui felicissimo di aver dato il mio contributo extra-giornalistico ad un galantuomo come Giordano. Fui, ovviamente, assolto alla fine delle indagini preliminari.

 

–La notizia più brutta in assoluto che non avrei mai voluto dare e che, invece, dovetti anche commentare fu la morte di un mio caro amico, vittima di tangentopoli e delle pressioni giudiziarie.

 

 

–La gaffe più eclatante la commisi sempre in quel telegiornale del 31 maggio 1992. Annunciai in diretta anche l’arresto dell’ex sindaco di Cava Eugenio Abbro. Avevo avuto una soffiata e non intendevo farmela sfuggire di mano. Dopo pochi minuti, sempre in diretta, mi chiamò il professore Abbro che con il suo grande aplomb tutt britannico disse <<Guagliò, ma che cazzata hai detto, io sto passeggiando sotto i portici di Cava  e qualcuno mi ha detto del mio arresto ….>>. Accettai la ramanzina e feci buon viso a cattivo gioco, del resto il professore non era stato neppure avvisato. Capii che spesso si può correre il rischio di essere strumentalizzati e che, a volte, bisogna saper resistere alla voglia di dare sempre e comunque una notizia

 

–Dire chi è il giornalista più bravo della provincia o del Vallo di Diano non è cosa facile. Tutti e nessuno, potrebbe essere la risposta. Ma è una risposta qualunquista. Le classifiche non mi sono mai piaciute e né da direttore ho mai fatto pesare le mie scelte di merito. Tutti i giornalisti della provincia come del Vallo hanno le basi per diventare bravi giornalisti sempre che seguano almeno qualcuno dei miei disinteressati consigli. Altrimenti sono condannati a non lasciare niente sul loro cammino.

 

 

 

 

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