A poco più di due settimane dalle elezioni per il rinnovo dell’Assemblea Nazionale il Kuwait si prepara a scendere di nuovo in piazza domenica prossima con un enorme sit-it davanti al Parlamento, in segno di protesta contro la nuova legge elettorale voluta dall’Emiro. Secondo una buona parte dell’opposizione, il governo kuwaitiano sta mettendo a rischio la sua Costituzione giunta al suo cinquantesimo anniversario. Secondo le previsioni circa 250 mila persone parteciperanno alla manifestazione. L’opposizione islamista e i liberali, fortemente contrari al cambiamento dell’attuale testo costituzionale, sostengono che la modifica comporterebbe l’unificazione forzata di raggruppamenti diversi nei vari distretti e avvantaggerebbe i candidati governativi nel prossimo voto previsto per il 1 dicembre. Inoltre, il nuovo emendamento si baserebbe sul principio “una persona, una preferenza”, a differenza delle precedenti elezioni che prevedevano la possibilità di scegliere fino a quattro preferenze. Il sistema attualmente in vigore aveva portato l’opposizione alla conquista della maggioranza del Parlamento- 35 seggi su 50-, sciolto successivamente a giugno scorso dalla Corte Costituzionale per un vizio giuridico.
La nuova protesta che si affaccia all’orizzonte rompe il tabù che regna nelle monarchie del Golfo sin dalla loro costituzione, per il quale nessuno osa criticare le scelte della famiglia reale o ribellarsi alle decisioni dell’Emiro. Tra l’altro, il Kuwait è stato il primo Paese dell’area che si è distinto per aver compiuto passi importanti al fine di favorire il processo di democratizzazione, con l’elezione del primo parlamento nella storia della regione nel 1963. Per la prima volta, nell’ottobre scorso, si è assistito ad un attacco diretto da parte di un membro dell’opposizione, Mussalam Al-Barrak. all’emiro Sabah Al Ahmad al Sabah, dichiarando di voler fare l’impossibile per impedire la modifica alla legge elettorale vigente.