Aldo Bianchini
SALERNO – Una lettera, con toni compresi tra l’affetto e la ramanzina, inviatami da un amico su facebook ha riacceso in me i ricordi, mai sopiti, di quello che è stata la tangentopoli salernitana dalla partenza con la Fondovalle Calore fino ai nostri giorni. Li ha riaccesi perché proprio in questi ultimi mesi il clima che si respira in Città ed in provincia è simile, se non superiore, a quello che si respirava a cavallo tra gli anni 80 e 90. L’amico in questione è l’avvocato Peppe Serrelli, originario della Valle del Calore, che fu tra i primi oppositori del famigerato progetto per la costruzione della più famigerata Fondovalle Calore. Un progetto nato nel pensatoio del “laboratorio laico e di sinistra”, ispirato dal Partito Socialista di Carmelo Conte e messo a punto dalla Comunità Montana degli Alburni con l’avvio delle procedure di gara per l’aggiudicazione. L’amico Serrelli non poteva sapere che da tempo non entro più su FB pur essendo tuttora titolare di una pagina; fortunatamente la redazione di questo giornale è riuscita a trovare la lettera che mi da lo spunto per questo ennesimo approfondimento ed anche di chiarimento. Dico subito che quell’avvocato ambientalista citato nei miei scritti su tangentopoli non è assolutamente l’amico Peppe Serrelli ma uno dei tanti personaggi occulti che navigarono nell’ombra contro quel progetto e per meri interessi personali. Peppe Serrelli ha sempre combattuto quel progetto ma lo ha fatto alla luce del giorno, sotto i riflettori, pagando di persona tutti i prezzi che un combattente senza preconcetti può pagare. Esattamente come il sottoscritto che Peppe, affettuosamente, definisce un “delucologo”, sperando che con ciò voglia dire (come credo dica !!) che sono un impenitente oppositore in terra di Vincenzo De Luca che, probabilmente, proprio su quel clamoroso scandalo della Fondovalle Calore ha costruito le sue fortune politiche. In quel momento storico, difatti, di parecchi passi davanti a De Luca c’erano tanti personaggi del partito comunista, a cominciare da Geppino Parente al quale l’intera nomenclatura del partito dedicò un manifesto dal titolo “Geppino Parente ti vogliamo bene” con le firme di tanti personaggi noti tra i quali Di Cunzolo, De Biase, Stanzione, Carpinelli, Mottola, De Simone,ecc.. Da quel manifesto, affisso sui muri del tribunale di Salerno, mentre Geppino era detenuto a Fuorni mancava solo la firma di Vincenzo De Luca che sanciva il grave conflitto con l’ex amico caduto in disgrazia. Non è questo, comunque, il momento per rifare la storia di quei giorni che ancora suscitano emozioni e reazioni in tutte le persone ed in tutti gli ambienti. Mi corre l’obbligo, però, di cogliere l’occasione fornitami dall’amico Peppe Serrelli per ribadire alcuni concetti essenziali. In primo luogo che la Fondovalle Calore, al di là delle presunte tangenti, era un’opera assolutamente necessaria per tutta la Valle del Calore e non solo. Difatti poteva rappresentare il preventivo raddoppio della Sa-Rc nel tratto da Eboli ad Atena Lucana (dove doveva sfociare la Fondovalle) e doveva essere il ramo principale di quel riammagliamento stradale a sud della provincia tra Battipaglia, Eboli, Vallo della Lucania, Ascea, Pisciotta, Palinuro, Ceraso, Buonabitacolo, ed anche oltre. Quel progetto che all’epoca poteva anche apparire faraonico fu stroncato brutalmente sul nascere quando appena erano stati iniziati i primi sterri. Quel progetto produsse soltanto guai e molte persone persero la vita perché spaventati dalle irruenti inchieste giudiziarie. La cosa che di più colpisce in tutta questa vicenda è che appena venti anni dopo si è rimesso mano a quel progetto, semmai snellendolo di poco, e nessuno dice più niente. Come se fosse stata sufficiente quella cruenta battaglia utilizzata per abbattere vite umane e stroncare folgoranti carriere politiche. Oggi anche le associazioni ambientaliste non parlano più, ovvero se parlano lo fanno utilizzando toni molto bassi e senza eccessi giudiziari. Almeno così a me sembra. Vorrei poter essere contraddetto quando dico che vent’anni fa anche infilare un paletto di legno in un terreno significava tirarsi addosso le violenti critiche degli ambientalisti che oggi sembrano smarriti oppure sconcertati dal loro stesso operato del passato. O semplicemente perché Vincenzo De Luca li ha talmente massacrati in questi anni da farli zittire per sempre. Ma ovviamente la storia di tangentopoli non può esaurirsi in poche righe o con il racconto di una sola inchiesta; la Fondovalle costituì soltanto l’inizio di una battaglia giudiziaria che ha, secondo il mio punto di vista, bloccato lo sviluppo economico dell’intera provincia per almeno venti anni. Quindi, caro Peppe Serrelli, non ho problemi a riconoscerti il merito di una battaglia fatta sempre e soltanto alla luce del sole, per la quale hai pagato e paghi come accade a tutti quelli che credono in certi ideali e in certi valori.
Nel nostro ben amato Paese si parla molto: discussioni, chiacchiere, tavoli tecnici, tavole rotonde ecc.
Credo che ogni cosa che incida sulla collettività e l’ambiente deve essere supportata da un’ analisi scrupolosissima dei costi-benefici. Non so se nella fattispecie ciò fu fatto. Posso solo richiamare
l’attenzione su: emigrazione, occupazione, reddito, servizi sociali, mobilità e conseguente viabilità.
Ciò è stato mai fatto? Posso solo osservare le foto degli anni ’80 e quelle di oggi.