Dopo gli scontri in Libano, anche la Giordania diventa protagonista di atti di violenza, a causa di uno scontro a fuoco al confine con la Siria in cui un soldato Giordano ha perso la vita. La crisi siriana sta mietendo vittime anche nei paesi vicini e ieri è toccato alla Giordania celebrare i funerali del militare Mohammad Ali Al Manasir, ucciso durante uno scontro tra forze giordane dispiegate al confine e un gruppo di sedici militanti siriani che tentavano di entrare nel paese. Secondo fonti di informazione giordane, durante il conflitto a fuoco quattro militanti sono stati uccisi e dodici sono stati costretti a rientrare nei confini siriani.
Lo scontro si è verificato alcune ore dopo l’annuncio che le autorità giordane avevano sventato un piano terroristico messo a punto da undici estremisti giordani- arrestati dalla polizia- legati a cellule di Al Qaida. Il piano, che secondo fonti giordane era stato preparato con la complicità del regime siriano, prevedeva attacchi ad ambasciate occidentali e a centri commerciali.
Le autorità giordane non hanno dichiarato con certezza se i ribelli fossero giordani o siriani e se l’arresto delle undici persone fosse una delle cause dello scontro a fuoco al confine. L’Intelligence locale sospetta che gli undici arrestati si siano recati in Siria da cui abbiano fatto entrare clandestinamente armi, esplosivi e mortai nel paese.
La paura di ripercussioni della crisi siriana in Giordania è conclamata. Le autorità giordane hanno intensificato i controlli ai confini con la Siria e la minacciosa dotazione di armi chimiche da parte del regime di Damasco ha portato ad un sensibile aumento della presenza di forze militari americane, britanniche e francesi nel paese. La prossima mossa importante sarebbe sventare i traffici internazionali che portano illegalmente armi in Giordania.