SALERNO – All’indomani della venuta a Salerno di Pierluigi Bersani e di Matteo Renzi e soprattutto dopo la svolta verso il cosiddetto “vecchio” di Vincenzo De Luca mi sembra il momento propizio per azzardare qualche riflessione. Se non ricordo male la storia di questi ultimi anni dice che il sindaco di Salerno ha a più riprese e sempre a muso duro definito il PD (Partito Democratico) il “partito delle anime morte”. La frase, ad una prima lettura, potrebbe far pensare ad un partito che è finito perché non ha più nulla da dire; cioè De Luca fino a qualche settimana fa si è posto nei confronti del partito ormai defunto come un innovatore e da vero rottamatore, giovane nelle idee se non come età e come militanza politica, in grado di smantellare vecchi apparati e insane consorterie. Che il PD fosse un “partito delle anime morte” lo ha detto a Salerno ma lo ha detto, ed è quello che più conta, anche sui grandi network nazionali guadagnandosi il ruolo e l’immagine che oggi ha nel Paese, grazie anche ai suoi monocratici discorsi sui personali e specifici meriti nella corretta gestione di una città capoluogo di provincia. Sembrava, dunque, naturalmente avviato sulla stessa “via maestra” del fanciullone-sindaco di Firenze Matteo Renzi fino al punto di invitarlo a Salerno per battibeccare con lui in un salone dei marmi stracolmo di gente. Nei mesi successivi i cavalieri serventi di De Luca hanno a piene mani diffuso il verbo della “rottamazione” in tutte le salse con decine di comunicati ufficiali della segreteria provinciale del PD (vero Landolfi ?). Ma, mano a mano che il tempo passava, nella mente di De Luca forse montava una specie di disagio della personalità nei confronti di Renzi dato dal rischio che il predetto passerà probabilmente alla storia come l’unico vero rottamatore non tanto del PD ma dell’intera “seconda repubblica”. Probabilmente è questo semplice passaggio che ha creato inquietudine nell’io deluchiano tanto da spingerlo fatalmente nelle braccia di Bersani. Non si è reso conto, però, che così facendo non ha fatto altro che ripiombare nel “partito delle anime morte” diventando improvvisamente anche lui un’anima morta, perché da qui non si scappa: o De Luca è diventata un’anima morta o il PD è diventato rottamatore di se stesso. Certo il buon Matteo (che soltanto casualmente porta il nome del Santo Patrono di Salerno !!) mai e poi mai avrebbe immaginato pochi mesi fa che il suo “compagno di viaggio” si sarebbe svenduto per un posticino di “sottosegretario-tecnico all’ambiente”. Insomma è caduto molto più in basso di quell’Alfonso Pecoraro Scanio che comunque si era seduto sulla poltrona di ministro e che lo stesso De Luca ha più volte ridicolizzato nei suoi “escursion extra time” del venerdì pomeriggio. Le mie congetture saranno pure frutto di fantasie e di fantapolitica, ma qui qualcosa è accaduta davvero. Il solo pensare che De Luca possa essere ritornato come una pecorella all’ovile del PD dove milita e spadroneggia il teorico-tecnico-filosofo-economista STEFANO FASSINA che De Luca ha più volte violentemente stracciato e ridicolizzato politicamente è una cosa da far venire i brividi. Ma tant’è, la politica è fatta, o meglio era fatta, anche di questi improvvisi capovolgimenti. Ovviamente per De Luca non era e non è in gioco la voglia di un posto al sole del governo, per Lui c’è ben altro, c’è la leader-schip di un movimento di innovazione che gli è stata brillantemente scippata dal più giovane (anche come età) Matteo pieno di idee innovative, di fermenti revisionisti e riformisti, che potrebbe avere la strada spianata verso il successo, anche se qualche macroscopico errore di passaggio lo commette anche lui e lo ha ripetuto anche a Salerno. Ma da noi ha avuto la fortuna di una stampa distratta e poco incline a ricordare le cose accadute in un recente passato. Alla prossima.
direttore: Aldo Bianchini
Intanto arriva la buona notizia dal Vallo di Diano: l’ Avv. Paldino in arrivo dall’Udeur sposa il progetto Renzi. Rottamare un D’Alema per ritrovarmi in parlamento uno, dieci o cento Paladini non ha prezzo! Per tutto il resto cè il PDL e i suoi discepoli. Caro direttore qui non si parla di rottamazione ma di opportunismo!