Aldo Bianchini
SALERNO – Era quasi scontato che la mozione di sfiducia sulla presunta incompatibilità del Presidente della Provincia, on. Edmondo Cirielli, elaborata e presentata dall’immarcescibile Salvatore Memoli avrebbe scatenato le ire di tutti. L’exit-strategy studiata attentamente a tavolino appare, a mio sommesso giudizio, la scelta più giusta e sicura per garantire la prosecuzione della consiliatura provinciale liberamente eletta dalla maggioranza dei cittadini; tanto è vero che è stata subito presa a modello anche da altre amministrazioni in campo nazionale. E’ naturale e democratico che sul problema dell’incompatibilità, perché è un problema, si sia subito innestato un feroce dibattito che è e deve rimanere politico. E’ giusto che l’opposizione in Consiglio attacchi duramente la maggioranza, è meno giusto (anche se democratico) che lo dica Gianfranco Fini (il quale prima di parlare in politichese dovrebbe sempre tenere presente che è ancora -per poco !!- la terza carica dello Stato, che lo dicano i cittadini e gli elettori fa parte di quel discorso che ci richiama alla politica di tanti anni fa. Che lo dica il Prefetto mi sembra, molto francamente, fuori luogo. Attenzione il Prefetto Gerarda Maria Pantalone non ha attaccato direttamente Cirielli ma ha annunciato alla stampa di aver già scritto al Ministro dell’Interno circa l’incongruenza e l’atipicità della exit-strategy di Cirielli. Secondo me questa uscita il Prefetto se la poteva proprio risparmiare in quanto va ad incidere su un aspetto politico molto importante che attiene la credibilità del personaggio andando ad intaccare quella che è una sfera molto ristretta e delicata dell’azione prettamente politica che un alto rappresentante delle istituzioni non può assolutamente invadere. Oltretutto il parlare del Prefetto potrebbe anche essere apparso come il discorso che un maestro fa ai suoi ragazzini quando ne coglie qualcuno in difetto. Più correttamente il Prefetto poteva rispondere alle insidiose domande che il caso, alla luce delle novità della mozione di sfiducia, sarebbe stato sottoposto se espressamente richiesto alle Superiori Autorità. Punto. Insomma mentre nel Paese è in pieno svolgimento un dibattito politico serrato sembra proprio fuori luogo una presa di posizione da parte di un Prefetto che, tra l’altro, è a Salerno da pochi mesi e che, presa com’è tra cucina – shopping e sport (fonte Metropolis), certamente non avrà avuto il tempo di capire la Città, i suoi personaggi e le battaglie politiche che da tempo si stanno consumando. Non so se l’on. Cirielli si sia mosso nelle competenti sedi romane, sappia che ne va, comunque, del suo carisma anche nei confronti dei suoi fedelissimi. Probabilmente sarà colpa dell’età (la mia !!) e della lunga militanza giornalistica ma rimpiango i tempi che furono. Era l’epoca in cui se un rappresentante delle istituzioni, a qualsiasi livello, commetteva una gaffe come quella del Prefetto di Salerno nel giro massimo di 48 ore veniva irrimediabilmente trasferito. Non solo, anche i magistrati (altra casta impenitente !!) se sbagliavano venivano giustamente allontanati dalla sede dove erano applicati. Storica la guerra tra il compianto senatore Enrico Quaranta e l’allora giudice istruttore Domenico Santacroce (già capo della procura di Sala Consilina). Il giudice in un interrogatorio del boss Alfonso Rosanova aveva inserito una frase che tirava in ballo il senatore. Quest’ultimo prima tappezzò l’intero territorio provinciale con manifesti contro il magistrato e poi riuscì anche a farlo spostare dalla sua sede giudiziaria nella quale ritornò soltanto diversi anni dopo. Qualcuno dirà che quella non nera democrazia. Io sono d’accordo sul contrario, la democrazia prevede come regola fondamentale la non invasione di campo e di ruoli. A buon intenditor poche parole.