Aldo Bianchini
SALERNO – Sia chiaro, ognuno nel mondo dell’informazione fa come crede e scrive o dice quello che vuole. Per come la penso io, ovviamente, non avrei mai scritto titoli a sei colonne del tipo “Mazzette a Stanzione e Alfieri” ovvero “Citarella: Di Sarli amico di Alfieri”. Trovatemi un imprenditore che non abbia amicizie politiche ed io non scrivo più. La cronaca giudiziaria, continuo a ripeterlo da sempre, è una cosa seria e non può essere inquinata dal problema di vendere qualche copia in più del proprio giornale rispetto ad un altro che avanza nelle vendite o di catturare qualche telespettatore in danno di un’altra emittente. E’ assolutamente fuorviante, e se tutto ciò fosse vero ci sarebbe da farsi un sereno esame di coscienza, tutti, senza esclusioni di sorta. Mi chiedo come si fa a sbattere in prima pagina l’onore e la dignità di due ex assessori provinciali senza cercare prima di capire da quale pulpito vengono le accuse e qual è la sostanza vera delle stesse. Prima di scrivere bisognava chiedersi, ad esempio, come mai i quattro PM (dico quattro), Volpe – Cantarella – Rotondi e Valenti, non hanno ritenuto di arrestare o quanto meno di avviare provvedimenti concreti a carico dei due ex assessori dopo che avevano ascoltato le farneticanti “ipotetiche rivelazioni” di Gennaro “Rino” Citarella che, oltretutto, parlava per de-relato, cioè riferiva di aver appreso delle millanterie che andava menando, come un can per l’aia, l’incredibile Hulk (Luigi Di Sarli !!) che altro non è se non un imprenditore di “paese”. Questa è come la storiella delle intercettazioni. La smania di pubblicare a tutti i costi uno stralcio di un “verbale di interrogatorio”, assolutamente decontestualizzato dal resto dell’inchiesta, sicuri di essere al riparo da denunce di parte, segna marcatamente l’incredibile povertà dell’informazione che non è più abituata alle faticose ed estenuanti ma creative, sotto il profilo professionale, inchieste giornalistiche. Ci troviamo di fronte ad una della tante aberrazioni giornalistico-giudiziarie che hanno messo in evidenza da un lato la riservatezza e la prudenza dei magistrati (caso davvero unico !!) e dall’altro l’avventata e frettolosa esigenza di uno squallido scoop che è fine a se stesso e che finisce nel giro di qualche ora. Tutto questo, ovviamente, non scalfisce nemmeno di un millimetro tutte le critiche che vanno avanzate nei confronti di un apparato politico che sta mostrando un marcio talmente profondo da far venire la pelle d’oca. Ma questo è altra cosa rispetto all’esigenza di tutelare l’onorabilità e la dignità delle persone che, fino a sentenza definitiva, hanno il diritto di essere considerate innocenti. Invece nella faccenda denominata “Due Torri” mi sembra che Pasquale Stanzione e Franco Alfieri siano d’incanto diventati i mazzettari e i delinquenti di turno. Sia chiaro anche un’altra cosa, io non difendo niente e nessuno anche perché i cosiddetti “signori della politica” non mi hanno dato mai niente, contrariamente a tantissimi colleghi delle radio, delle tv e della carta stampata; difendo il principio del rispetto della privacy e della notizia. Con i predetti signori ho sempre avuto un rapporto trasparente ed alla luce del sole e prima di attaccarli (perché se sono colpevoli vanno attaccati ed anche duramente!!) è necessario, come dicevo in apertura, capire da quale pulpito viene la predica perché mi sembra strano che un imprenditore “navigato” da sempre come Citarella avesse bisogno di un Di Sarli qualsiasi per accreditarsi in Provincia; nel merito non dovremmo mai dimenticare, prima di scrivere, che l’accusa principale consisteva nella contestazione a 7 capicordata di aver creato ad arte 250 società e che solo nel 2007 avevano vinto 25 gare pubbliche su 38. Comincerò proprio ad analizzare questo aspetto nella prossima puntata. Nel frattempo spero che i due ex assessori non cadano nella trappola della smentita e seguano con attenzione soltanto l’aspetto giudiziario della vicenda.