Marilena Mascolo
SALERNO – Si avvia verso l’epilogo la lunghissima telenovela di Palazzo Santoro sito sulla centralissima Via Roma di Salerno. Da circa dieci anni il palazzo è praticamente chiuso in un cantiere infinito con ormai arrugginite e pericolanti impalcature. Uno scempio, un vero e proprio cazzotto in pieno viso per chi transita da quelle parti. Lunedì 15 ottobre 2012, dinnanzi al tribunale di Salerno, partirà il processo a carico dei due imputati: l’amministratore del condominio Antonio Marotta e il direttore dei lavori condominiali Giuseppe Luigi Carluccio. Le indagini preliminari erano state condotte dal pm Roberto Penna che aveva richiesto il giudizio. Il GUP Attilio Franco Orio nello scorso mese di febbraio ha disposto il rinvio a giudizio dei due imputati sulla base di varie imputazioni, tra cui quella di “abuso d’ufficio” alla fine di un percorso accusatorio abbastanza perverso e controverso. Inizialmente, difatti, l’accusa di abuso d’ufficio era stata incardinata a carico della Soprintendenza BAP di Salerno, nelle persone del precedente Soprintendente pt, arch. Giuseppe Zampino, e del Funzionario Responsabile del Procedimento per Palazzo Santoro, arch. Giovanni Villani, i quali, però, secondo il suddetto Decreto che dispone il Giudizio, avrebbero dato vita a tale abuso di ufficio, perché avrebbero approvato, in violazione dell’art. 21 del D.L.vo n. 42/2004, il Progetto presentato dall’ing. Carluccio, ma, nel fare ciò, sarebbero stati indotti in errore dai 2 imputati, Marotta Antonio e Carluccio Giuseppe Luigi, con la conseguenza che il suddetto abuso di ufficio, in base a quanto previsto dall’art. 48 c.p., sarebbe da attribuire non più agli architetti Zampino e Villani, ma alla responsabilità dei 2 imputati, Marotta Antonio e Carluccio Giuseppe Luigi. Si apre lunedì prossimo un giudizio che appare quanto mai “in punta di diritto” e sul quale le difese dei due imputati (Agostino De Caro e Alfonso Stile) già si stanno attrezzando per dare battaglia, Non meno agguerrita è la parte civile costituita da tre condomini: Alessio Colombis, Gabriella Pastore e Aurelio Barela, difesi da Antonio Feleppa. Insomma, come si dice in questi casi, siamo di fronte ad un processo da seguire con molta attenzione.