Aldo Bianchini
SALERNO – Con la morte di Gennaro Corvino si chiude verosimilmente un’epoca. Si chiude, cioè, la grande tradizione del “giornalismo moderato”, retrò soltanto per le giovani generazioni vittime del computer e di tutte le diavolerie ad esso connesse. Gennaro Corvino, meglio noto in tutto l’agro nocerino-sarnese con l’appellativo del “professore” per la sua antica professione di “maestro elementare”, esercitata con grande dignità e sapiente professionalità in un’epoca in cui il “maestro” non era soltanto quello che si conosceva a scuola ma era anche, se non soprattutto, il “maestro di vita” del quale si conservavano i ricordi e gli insegnamenti per tutta la vita. Ma Gennaro, mi permetto di chiamarlo così perché con Lui ho avuto oltre venti anni fa una breve frequentazione lavorativo-giornalistica, era soprattutto un “mediatore dell’informazione”. La notizia la selezionava, la sezionava, la ristrutturava, la esaminava, la studiava e soltanto quando era certo di aver tutelato l’etica professionale e la privacy del prossimo si sedeva alla sua scrivania e incominciava a picchiare sui martelletti della mitica “studio 44”, una macchina da scrivere Olivetti che lo ha accompagnato lungo tutti i suoi 60 anni di professione, senza mai arrendersi all’esplosione moderna degli strumenti comunicazionali. All’età di 85 anni ha comunque dato sfoggio delle sue qualità intellettuali arrivando ad imparare anche il funzionamento delle “mail”, quasi inconcepibile per uno che aveva battuto i martelletti per una vita intera. E’ stato, per certi versi, il precursore della tutela della dignità della persona. Con Lui, come dicevo, ho collaborato per poco tempo; io ero direttore di TV Oggi e Lui curava alcuni servizi di cronaca dall’Agro; io ero sprucito e aggressivo e Lui sereno e riflessivo; diverse cose le ho imparate anche da Lui. Arrivava in redazione sempre intorno a mezzogiorno, sapeva aspettare il suo turno, umile e rispettoso, mai presuntuoso o arrogante. Grazie Gennaro. Ma il professore Corvino era soprattutto un politico, amava servire la gente, la sua gente; più volte assessore ed anche vicesindaco di Castel San Giorgio, militante di una DC di altri tempi. E’ stato il corrispondente storico de “Il Mattino” dall’Agro, fin dagli anni ’50 ed anche direttore di Teleagro prima che chiudesse i battenti. Il 17 novembre prossimo avrebbe compiuto 92. Si è spento l’altra notte, nella casa dove era nato a Castel San Giorgio, fra le braccia della moglie Giovanna e delle tre figlie (fonte Il Mattino) che lo hanno amato fino all’ultimo secondo della sua vita terrena. L’anno scorso, alla veneranda età di 91 anni, con un giornalista del Roma ebbe a dire: “Mi sveglio presto e faccio il solito giro di telefonate, carabinieri, vigili del fuoco e polizia”; da vecchio impenitente “cronista “ di razza non voleva arrendersi mai, così come non si è arreso fino alla sera del 6 ottobre scorso quando non il cervello ma il fisico lo ha abbandonato per sempre. Spero che lassù, appena busserà alle porte del Paradiso, gli faranno trovare una bella scrivania con una fiammante Olivetti/44 già pronta alla bisogna. Buon viaggio professore.