CAFFARRA: IL BENE COMUNE FRUTTO DELLA COOPERAZIONE

Alfonso D’Alessio

Interessantissimo lo spunto di riflessione offerto dal cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, nell’omelia tenuta presso il Comando Provinciale della Guardia di Finanza dell’omonimo capoluogo, il 21 settembre scorso in occasione della festa di San Matteo Apostolo patrono del corpo dello stato ad ordinamento militare. Prendendo suggerimento dalla chiamata alla sequela, ricca di misericordia, che il Signore indirizza a Matteo esattore delle tasse per l’impero romano, il porporato entra nel cuore della criticità del rapporto che sussiste tra il cittadino e le tasse. Oggi come allora chi riscuote le tasse è inviso. Ma perché? Difficoltà dovuta non alla negazione della liceità e del dovere di conferire le tasse, ma alla corruzione dilagante e all’assenza di esempio di chi le impone. Il problema è dunque nel rapporto tra Stato e cittadino. Entrambi, osserva Caffarra, sono venuti meno ad un patto. Il cittadino quando perde la consapevolezza che il bene comune è frutto della cooperazione di ognuno, e che pertanto è grave violazione della giustizia distributiva volerne usufruire senza cooperarvi, cade nell’evasione fiscale. Lo Stato quando perde la consapevolezza di essere al servizio del cittadino e di essere legato ad un obbligo grave di rispettare il patto col cittadino medesimo “do ut facias”, cade nell’aumento della spesa pubblica e di conseguenza nell’innalzamento della tassazione per sostenerla. La situazione attuale è il risultato del reciproco maltrattamento. Cosa fare? Si può immaginare di spegnere il fuoco gettandovi sopra la benzina si domanda il presule? Certamente no! Per questo sostiene a chiare lettere che la soluzione del problema non è nel continuare a proporre alle giovani generazione un’idea individualista della vita e della società, quanto piuttosto nella sfida educativa di ricostruire un rapporto di fiducia. Il bene comune non corrisponde all’identificazione del diritto soggettivo col desiderio. Purtroppo invece pare questo il principio fallimentare che si vuole porre alla base delle modifiche delle leggi e degli ordinamenti giuridici. Caffarra auspica una riscoperta delle leggi pensate secondo un orientamento razionale che abbia come orizzonte il bene comune. La speranza è l’ultima a morire.

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