Aldo Bianchini
SALERNO – Un sacerdote, poche ore dopo la conclusione della processione in onore di San Matteo, mi ha inviato il seguente sms: “Buondì, pare che ieri l’arcivescovo ti abbia ascoltato e seguito alla lettera, ciao a presto”. L’amico sacerdote si riferiva molto verosimilmente al contenuto dell’articolo di qualche giorno fa in cui invitavo l’Arcivescovo a fare piazza pulita dei politici o almeno a metterli in riga al fine di evitare quella squallida passerella cui eravamo abituati negli anni scorsi a causa dell’egocentrismo del sindaco Vincenzo De Luca. Sicuramente non è così, come altrettanto certamente l’Arcivescovo non ha fatto tesoro dei saggi e disinteressati consigli suggeritigli attraverso questo giornale da Salvatore Memoli circa l’apartheid da infliggere ai politici relegandoli dinnanzi alle loro rispettive sedi istituzionali. Nel cuore e nella mente di mons. Luigi Moretti avrà, però, fatto breccia l’episodio (suggerito sempre da Salvatore Memoli) accaduto ben quarantatre anni fa a Teggiano che vide protagonista l’allora vescovo di quella diocesi, mons. Aldo Forzoni, che impose al politico dominante sen. Enrico Quaranta di lasciare l’ombrello giallo nella mani di un sacerdote nel bel mezzo della processione del Corpus Domini dicendo in pubblico: “Qui è casa mia e le regole le faccio io”. Più o meno la stessa cosa che Moretti avrebbe “mandato a dire” all’insofferente De Luca per via della sedia occupata dal baldanzoso Fernando Zara (in rappresentanza della Provincia) nella Cattedrale durante il pontificale mattutino. Poi nel pomeriggio un provvidenziale, ma non credibile, leggero malore hanno fatto il resto e il capo dei capi è rimasto a casa. La fascia tricolore è stata indossata, in maniera sobria e con grande umiltà e serenità, dalla vice-sindaco prof.ssa Eva Avossa che non è “chi è quella!!” come squallidamente ha insinuato qualche giornalista, ma è una professionista seria e coscientemente interprete del suo ruolo di prima donna ad aver occupato da anni una poltrona così importante. Ma ritorniamo ai fatti; fin qui la versione da gossip che, comunque, calza a pennello sul personaggio e sul carattere di Vincenzo de Luca. Ma la gente, quella comune, comincia a non credere più, ed a tutto tondo, in quello che dice il sindaco. Il problema vero è che la Chiesa salernitana, dopo anni di torpore, si è finalmente risvegliata ed ha cominciato piano piano a ridare la giusta dimensione religiosa alla festa principale della Città e, forse, dell’intera provincia. Bisogna, quindi, dare all’arcivescovo quello che è dell’arcivescovo: “Bene, bravo, bis !!”. Il bis riguarda quanto accadrà l’anno venturo; la strada è ormai tracciata e se Quaranta riuscì a far trasferire il vescovo ad Apuania (dopo una promozione!!), De Luca non appare possedere la stessa potenza del socialista anche perché sta perdendo il consenso della gente comune, come dicevo prima. Nella piazza dinnanzi al Duomo, mentre l’arcivescovo parlava (impianto audio da schifo !!), molte persone commentavano duramente l’assenza del sindaco accusandolo di aver avuto paura delle probabili contestazioni; la stessa cosa si è ripetuta dopo i fuochi sul lungomare. Nel segno che il suo rapporto, quasi viscerale, con la massa comincia a sfilacciarsi e per la prima volta il mitico Vincenzo si rende conto che il “popolino” (da lui solo cavalcato e mai realmente amato!!) così come ti spinge sugli altari è disposto in un attimo a trascinarti nella polvere. C’è ancora, beninteso, qualche forte resistenza (tanto da indurre almeno un giornalista a scrivere sul suo giornale telematico che “La processione senza De Luca non è la stessa cosa” beccandosi subito l’ira del popolo della rete) ma la massa comincia chiaramente a sfilacciarsi, tutto in danno dell’intoccabilità del capo supremo. Ma c’è anche un aspetto positivo nell’assenza di De Luca (peccato che quel giornalista non l’abbia colto!!), assenza studiata forse a tavolino in maniera scientifica. Vi spiego perché scrivo ciò: due operatori ecologici mi hanno riferito che intorno alla cinque di mattina del 21 settembre hanno ricevuto l’ordine telefonico dal loro capo-squadra di non scendere in strada per la pulizia giornaliera. Un ordine che verosimilmente veniva dall’alto, almeno dal presidente Barbato, e che andava nella direzione di evitare qualsiasi tipo di incidente con le annunciate manifestazioni di dissenso della Tempor che avevano allertato anche la Questura. Cosa fare, scegliere la strada del confronto-scontro e rischiare gli incidenti a discapito della festa, o tenere tutto sotto controllo evitando anche la presenza del sindaco nella processione. Stando ai bene informati avrebbe prevalso la scelta dell’assenza e se è accaduto questo la scelta è davvero apprezzabile. Un inasprimento della situazione poteva anche far saltare tutto, dalla processione alla festa, e questo i salernitani non l’avrebbero perdonato neppure a De Luca che, con questa scelta, ha dimostrato un elevato senso di responsabilità istituzionale, altro che bega per un posto a sedere. Tutto il resto è soltanto gossip di bassa lega. Ma il sindaco deve, comunque, capire che così come ama gli applausi deve anche accettare i fischi e le contestazioni. La deriva da “basso impero” è cominciata; spetta a lui, al sindaco, evitare il rischio del crollo totale.
Carissimo Direttore, come sempre Centri il problema,la crepa del capo. Complimenti.