Aldo Bianchini
SALERNO – Per quanto scriverò in questa puntata non vorrei essere frainteso da nessuno, men che meno dalle persone che sono tuttora ristrette al castigo degli “ingiusti arresti domiciliari” nell’ambito della grande inchiesta denominata “Linea d’ombra” e riguardante la presunta associazione per delinquere di quel “Sistema Pagani” tanto caro ai magistrati della DDA di Salerno che oltre un anno fa decretarono l’arresto di Alberico Gambino e compagni. Nel momento in cui scrivo (serata di giovedì 20 settembre) non ho potuto, ovviamente, leggere i giornali che arrivano in edicola nella mattinata successiva alle notizie; per una volta, quindi, non commento ma esprimo in primis il mio pensiero sulla notizia eclatante dell’arresto in carcere (così sembra!!) dell’imprenditore Americo Panico che nel processo Linea d’Ombra ha recitato la parte del “grande accusatore”. L’arresto, sempre secondo le notizie di agenzia, è stato richiesto dal pm Roberto Lenza e ordinato dal gip Alfonso Scermino del tribunale di Nocera Inferiore. L’accusa sarebbe di “bancarotta fraudolenta” nel contesto del fallimento della “Panico veicoli industriali”. Dunque ci troviamo di fronte ad un arresto che non dovrebbe avere alcuna influenza o conseguenza sul processo a carico di Gambino ed altri. Questo almeno sulla carta, ma più avanti vedremo che può non essere così. Difatti, come ovvio, l’arresto di “gola profonda” (io personalmente ho sempre sferzato le gole profonde !!) non ha mancato di suscitare emozione ed eccitazione, se non proprio allegria, nei tanti soggetti direttamente coinvolti nella vicenda Gambino e di tutti i loro familiari; insomma una specie di “mors tua, vita mea” o in un più corretto “ben gli sta”. Capisco la rabbia, capisco lo sfogo, capisco la voglia di giustizia di chi ha sofferto, e sta soffrendo, per colpe presumibilmente non commesse; non capisco la gioia o l’ebbrezza che può scaturire solo dalla sete di vendetta. Anche perché la vendetta si pratica contro chi in maniera subdola tradisce un patto non scritto e quindi occulto; nella fattispecie Panico non ha tradito nessun patto occulto, altrimenti bisognerebbe pensare che le sue accuse possono essere vere. Panico è soltanto, o era soltanto, un imprenditore in enormi difficoltà economiche che in un estremo tentativo di salvarsi ha deciso di accusare, anche falsamente, tutto e tutti in una sorta di “muore Sansone con tutti i filistei”. Di questo mi preoccuperei, e non gioirei più di tanto alla notizia del suo arresto. Forse per gli inquirenti era la ciliegina che mancava sulla torta della sentenza. Il rischio (al di là delle mie considerazioni che possono essere soltanto chiacchiere) sta proprio nel fatto che l’arresto di Americo Panico non sposta di una virgola il castello di accuse contro Gambino e gli altri, semmai rischia di aggravare la loro posizione sulla base di una considerazione molto corrente nel “sistema giudiziario” del nostro Paese: “un imprenditore disperato sentendosi abbandonato da tutti decide di vuotare il sacco” ed anche se denuncia delle falsità alla fine viene ritenuto attendibile e credibile. Nella logica processuale due più due non fa mai quattro; cioè il fatto che un accusatore vada in carcere per un altro reato non pregiudica il contenuto delle sue accuse, anzi se possibile le rafforza. Di casi del genere ce ne sono stati tantissimi, non invento assolutamente niente. Se fossi nei panni degli imputati mi attiverei a sollecitare i collegi difensivi che, da questo momento in poi, devono porre la massima attenzione alle prossime mosse dei pm Vincenzo Montemurro e Rosa Volpe che non sono certamente ragazzini sprovveduti e cercheranno di tirare ancora più acqua al proprio mulino dalla vicenda Panico. Bisognerà lavorare molto sulle brevi dichiarazioni rese in aula a luglio dal ragioniere Giuseppe Santilli quando accusò pubblicamente i Panico di “elusione fiscale e previdenziale” attraverso un sofisticato meccanismo delle buste paga dei dipendenti; quelle dichiarazioni vanno approfondite perché rappresentano l’unico filone che può ricongiungere la figura di fallito del Panico al processo Linea d’Ombra, con tutte le conseguenze e i risvolti del caso. La falsa identità della Anaclerico, magistralmente scoperta dall’avv. Silverio Sica, è soltanto un colpo ad effetto che da solo non potrà scardinare l’impianto accusatorio. E nemmeno si può riporre ogni residua speranza nell’arrivo in aula del tentacolare Gioacchino Genchi e delle sue presunte rivelazioni, ammesso che queste abbiano un effetto devastante sull’intero processo.
NON SIAMO D’ACCORDO CON IL TITOLO DELL’ARTICOLO.
“SANSONE” Ha operato nella società fallita (Panico Veicoli Industriali SRL) una distrazione di fondi (non presunta) di €. 1.500.000,00 e i “FILISTE” di Linea D’ombra (AGLI INGIUSTI ARRESTI DOMICILIARI) quale reato hanno commesso per morire con SANSONE??????????????????
….NON SONO DACCORDO CHE NON SPOSTERA’ DI UNA VIRGOLA IL PROCESSO.COME NON CONDIVIDO,CHE LEI DIPINGA QUESTO SIGNORE,COME UN IMPRENDITORE DISPERATO ABBANDONATO DA TUTTI.1)NON E’ UN IMPRENDITORE 2)DISPERATO NEANCHE HA FATTO BANCAROTTA FRAUDOLENTA DISTOGLIENDO MILIONI DI EURO A PERSONE CHE AVEVANO LAVORATO PER LUI E QUESTO TUTTA PAGANI LO SAPEVA 3)NON E’ STATO ABBANDONATO DA NESSUNO SPECIALMODO DALLA PROCURA…..IO PENSO INVECE CHE I GIUDICI NE TERRANNO CONTO DI UNO CHE EVADE IL FISCO FA BUSTE PAGA FALSE E FA BANCAROTTA FRAUDOLENTA……..
Gentile Dott. Bianchini,
condivido in parte il Suo articolo e nonostante ne sia stata tentata non ho gioito per l’arresto.
Detto questo, però, non credo nè che Panico sia stato un povero sprovveduto che da imprenditore in difficoltà ha pensato di alzare il tiro, nè che sia stato abbandonato dalla Procura , etc. etc.
Panico Amerigo, per chi conosce la storia degli ultimi trenta anni e più di Pagani, è esattamente il degno rappresentante della dinastia Panico e degno erede del padre Gabriele, cioè una famiglia che ha caratterizzato la sua storia familiare e divita, negli ultimi trenta anni, per truffe, imbrogli, fallimenti pilotati, costruzioni abusive, etc. etc. il tutto a danno della povera gente (in molti casi)ed anche di spericolati imprenditori come loro in una sorta di regolamento di conti.
Senza soldi hanno costruito una fortuna basando la loro attività di crescita imprenditoriale su falsi incendi e lucrosi rimborsi assicurativi, abusive destinazioni commerciali ad immobili di proprietà, fallimenti pilotati di società, scatole cinesi, etc. etc.
Credo, e sono convinta, semplicemente che Panico Amerigo, in accordo con i propri familiari padre in primis, ha solo valutato – insieme al suo vero avvocato (chè non è Cioffi) – le possibili opzioni che aveva per far allentare (anche se ingenuamente sperava di eliminare) la pressione investigativa su di lui ed i suoi familiari che ormai andava avanti a cura della Procura di Nocera Inferiore.
L’unica opzione percorribile, e forte nonchè ad effetto, era solo la DDA e ad essa si è affidata attraverso soddisfazioni delatorie (ingigantite ed abbrutite a seguito di sapienti consigli di esperti del ramo) concesse a semplice richiesta.
E’ partito con una registrazione costruita ad arte (unendo vari spezzoni di colloqui registrati) dando il là ad indagini mirate ed unidirette.
Poi ha costruito, per come imbeccato, i passi successivi raccontando (anche sotto giuramento) cose non vere, dichiarate come accadute in tempi non combacianti con la realtà dei fatti, etc. etc.
Ovviamente queste fandonie, e per tanti versi le tante ingenuità commesse dal grande investigatore, non potevano reggere in eterno ma Panico confidava e sperava nell’aiuto promesso.
Poi come spesso accade in Italia, le Procure si svegliano ed incominciano a pensare: “ma quello (il PM Sandokan) chi si crede di essere, e noi mica siamo i servi sciocchi, etc. etc…
Allora come d’incanto i patti saltano e succede quello che meno si aspetta (il Panico): Fuorni.
Se questa ricostruzione corrisponde al vero, anche solo al 50%, e se Panico Amerigo (e Panico famiglia) è quello conosciuto da tutti ,allora a breve ci sarà da divertirsi ed in questo senso il processo potrà anche essere stravolto.
Sono curiosa, infatti, di vedere quale atteggiamento assumerà la DDA rispetto alle probabili rivelazioni del Panico (dopo che rileverà come i messaggini di avvertimento del grande avvocato Cioffi saranno rimasti inascoltati) o quali indagini avvierà allorchè si scoprirà, perchè questo verrà fuori, che le registrazioni sono state falsicate e costruite a tavolino, le intercettazioni non trascritte dicono cose diverse da quelle finora propalate, etc. etc.
E poichè la DDA è la DDA, e poichè la Procura di Nocera è sempre la Procura, e pochè i magistrati si possono anche non amare tra loro ma mai si odiano fino alle estreme conseguenze, e poichè l’Arma è sempre fedele ed illibata fino alla morte, la conclusione mi appare logica: macerie e macerie sulla dinastia Panico che ha dimenticato il motto sempre valido: chi troppo vuole nulla stringe.
Bisogna solo aspettare per verificare ed è solo necessario che il GIP Scermino ed il PM Lenza continuino a svolgere fino in fondo il loro ruolo ed il loro dovere: trattenerte i carcere il Panico per i tempi che l’ordinamento stabilisce per la custodia cautelare: ovviamente a FUORNI e non a casa.