Maria chiara Rizzo
Forse le mie parole creeranno stupore, incontreranno poche opinioni favorevoli e saranno oggetto di forti critiche da parte dei lettori e per questi motivi cercherò di essere chiara e di spiegare al meglio la mia idea. Quando venne messo a segno l’attacco alle Torri Gemelle ero quasi diciottenne, frequentavo il liceo e durante un dibattitto- tenutosi in classe- sull’attentato e sulla probabile risposta degli USA sostenni fortemente la posizione americana e mi dissi favorevole ad un contrattacco immediato. Ritenevo, come molti che guardavano da dietro lo schermo le immagini passate dai media e che ascoltavano e leggevano opinioni giornalistiche unilaterali, che l’Islam fosse un pericolo per l’umanità. L’ironia della sorte- forse non troppo- ha voluto che studiassi a fondo il mondo arabo. La cultura nozionistica accademica non mi bastava, allora decisi di partire per conoscere i Paesi arabi dove ho soggiornato tre anni. Beh, questo non è per raccontare la mia vita, ma è funzionale a spiegarvi la mia tesi. Arrivo al dunque. Tutto questo tempo passato a contatto con questo mondo “così strano” ha fatto crollare i miei corollari, rivedere le mie posizioni, indagare a fondo e scoprire delle verità nascoste alla gente dal potere e dai media troppo schierati. Premettendo che denuncio la violenza con cui è stato commesso l’omicidio dei diplomatici americani e che caratterizza le proteste di piazza, sento il dovere morale di affermare che l’Islam non è un pericolo e la crudeltà di questi giorni non è una faccia della religione musulmana. Ma, allo stesso tempo, le proteste contro il film blasfemo realizzato negli Usa nei confronti del profeta Maometto sono altamente lecite. Dal Sudan, al Kenya, dal Pakistan al Qatar, dalla Nigeria a Gaza, il film “L’innocenza dei musulmani” è stato una goccia amara che ha fatto traboccare il vaso, preceduta da continue provocazioni, pungenti insulti e angherie occidentali. La reazioni al momento della diffusione su un giornale danese di vignette offensive nei confronti del Profeta Maometto potevano bastare per capire la linea rossa da non superare. Molto più semplice, invece, sparare dritto al cuore e accusare la “controffensiva”. La volontà espressa dall’America di scovare i colpevoli dell’attentato e fare giustizia si tradurrà mai in un’offensiva massiccia che non risparmierà innocenti? Come si farà a trovare chi si cela dietro manifestanti non violenti che giustamente protestano contro un insulto del genere?
“la crudeltà di questi giorni non è una faccia della religione musulmana”. però è quella che stiamo vedendo in questi giorni e abbiamo visto anche in un recente passato!