Aldo Bianchini
SALERNO – Per continuare il viaggio, soltanto giornalistico, nella sanità pubblica e privata di fine estate condita, comunque, da tante nomine apicali nel pubblico e da una crisi devastante nel privato, ho mutuato pari pari il titolo apparso sul quotidiano “Metropolis”. Il titolo racchiude in se le due facce del problema enorme che coinvolge l’intero mondo della sanità; da un lato gli sprechi, le nomine facili, gli abusi, i mancati controlli, i super stipendi per medici particolari, l’inamovibilità del persone e via discorrendo; dall’altro lato il contenimento forzato della spesa, l’assenza di nomine, i controlli serrati, l’errata valutazione dei tetti di spesa, il mancato pagamento delle spettanze da parte dell’Asl e l’ombra della serrata sanitaria. Tutto questo viene fuori da un’intervista che il quotidiano Metropolis ha realizzato con uno dei patron della sanità privata salernitana, Leonardo Calabrese. Prima di addentrarmi nel discorso che intendo portare avanti faccio due precisazioni: in primo luogo conosco benissimo l’avvocato Leonardo Calabrese e do’ per scontato che il suo parlare su fatti di sanità se non è proprio il vangelo gli si avvicina moltissimo; in secondo luogo l’avvocato è un uomo che prima del denaro ha amato e ama visceralmente la sue creature (Cedisa e La Quiete) ed alla loro affermazione ha dedicato gran parte della sua vita. Leonardo Calabrese ha creduto e crede fermamente in quello che fa e in quello che dice. E quando dice “senza soldi licenziamo” non intende mettere le mani avanti, per eventuali ed evidenti problemi delle sue aziende, ma soltanto preannunciare uno stato di cose che porterà inevitabilmente allo sciopero della sanità privata a meno di non adottare provvedimenti di licenziamenti di massa. Ma al di là dei marchiani errori commessi dal commissario Maurizio Bortoletti nel fissare i tetti di spesa e nel rendicontare in bilancio una situazione che è risultata falsamente positiva soltanto perché bloccata alla radice per un lasso di tempo molto limitato, come ha dichiarato Calabrese al quotidiano Metropolis, io non sono fiducioso come Lui nell’azione e nell’opera che il nuovo direttore generale Antonio Squillante metterà in atto. L’avvocato Calabrese probabilmente lo dice per aprire una finestra di dialogo ma io sono convinto che Antonio Squillante, nominato dalla politica, deve dar conto a chi lo ha nominato e non avrà la forza (non dico la capacità!!) di effettuare controlli a tappeto sulla organizzazione, funzionalità, professionalità umana e strutturale di tutti i centri sanitari-diagnostici convenzionati con la Asl di Salerno. Questo, secondo me, non avverrà mai, Calabrese lo sa benissimo, e la situazione drammatica della sanità pubblica e privata continuerà a precipitare verso il basso. Sul fatto, poi, che Antonio Squillante sia un commercialista, un ottimo commercialista, non ci sono dubbi, che sappia leggere i bilanci pubblici e privati altrettanto, ma che un commercialista bravo possa risolvere i problemi della sanità è davvero come il sogno che non diventerà mai realtà. Del resto lo si è visto anche dalle fresche nomine che Squillante deve dare risposte precise alla politica che lo ha nominato; rispolverare il personaggio di Federico Pagano come l’uomo giusto per tutte le stagioni mi è parso davvero un errore strategico dettato dalla politica. Senza nulla togliere alla professionalità del medico, Federico Pagano è un personaggio che, dopo essere risorto dai guai giudiziari della Fondovalle Calore procuratigli dalla politica, è stato capace di passare attraverso diverse esperienze politiche e molteplici incarichi dirigenziali apicali nel mondo della sanità. Mi sembra, però, che suo malgrado non sia riuscito a risolvere granchè. Per quella carica era necessario il cambiamento vero e radicale; Federico Pagano non è il cambiamento. Ma per una volta tanto voglio essere buonista e credere nell’affermazione di principio dell’avvocato Calabrese quando dice che: “Ho già riscontrato una capacità di ascolto di Squillante nettamente superiore a quella del suo predecessore …”. Potrebbe essere un viatico interessante da accompagnare con nomine non politiche, un po’ come sta cercando di fare la Elvira Lenzi nell’Azienda Ospedaliera. Ma di questo ne parlerò quanto prima.