(da Blitz quotidiano)
ROMA – I politici non vogliono le intercettazioni e questo li rende oggettivamente anche se involontariamente alleati dei criminali. Al contrario spesso c’è stato un uso non appropriato del contenuto delle intercettazioni, quando nel tritacarne dei giornali finivano anche pezzi di vita privata, come l’sms di Anna Falchi a Sergio Ricucci in cui lei gli scriveva “ti amo”. La polemica sulle intercettazioni e sul loro uso ha toccato i vertici dello Stato con il ricorso alla Corte costituzionale del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano contro la Procura di Palermo, nelle cui intercettazioni era finito un funzionario del Quirinale. Sono anni che i politici studiano una legge bavaglio, che limiti la possibilità di indagine e di informazione. Romano Prodi c’era riuscito a metà, ottenendo l’approvazione della sola Camera. Berlusconi è miseramente fallito. Ora ci riprovano Mario Monti e la sua ministro della Giustizia Paola Severino. I giornalisti, a parte il loro sindacato cui però i giornali non vanno dietro, sembrano sfiatati, forse la polemica sul bavaglio di Berlusconi non era per la libertà di informazione ma contro Berlusconi a prescindere. I magistrati fanno muro, ma a volte accade che alcune pubblicazioni portino legna al fuoco dei loro avversari. Cosa pensano i lettori di Blitz? Le intercettazioni vanno limitate o salvaguardate?