PAGANI – Diventa incandescente il clima del processo “Linea d’Ombra”. Alla ripresa settembrina ci saranno davvero momenti scoppiettanti e molto interessati del processo, soprattutto quando alla sbarra siederà la dottoressa Ivana Perongini, già segretaria e direttrice generale del Comune di Pagani, in qualità di teste da un lato e di indagata dall’altro e quindi senza il vincolo del giuramento di dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità. La Perongini, difatti, proprio in queste ore avrebbe depositato una denuncia-querela contro ignoti per l’evidente consumazione del reato di “fuga di notizie” in suo danno. Il ragionamento che fanno sia la Perongini che i suoi legali (tra i quali spicca il nome del noto penalista Giovanni Falci) è molto semplice. In data 28 febbraio 2012 l’allora segretaria generale del Comune di Pagani è stata raggiunta da “avviso di garanzia”, meglio dire uno “strano” avviso di garanzia. Sull’avviso venivano indicati due semplici articoli del codice penale ma nessun fatto specifico cui attribuire i capi d’imputazione. Dunque alla data del 28 febbraio la Perongini sapeva di essere stata avvisata ma aspettava di conoscere i fatti per cui veniva sottoposta ad indagine da parte della Procura della Repubblica di Salerno. Il fatto eclatante è che esattamente il giorno dopo, 29 febbraio 2012 (anno bisestile), qualche giornale riportava a caratteri cubitali i fatti specifici sulla base dei quali la Perongini era stata avvisata. Domanda: come faceva la stampa, o meglio qualche illuminato giornalista, a conoscere nel dettaglio i fatti ascrivibili ai capi d’imputazione non citati sull’avviso di garanzia ? Si tratta palesemente di un errore imperdonabile di chi, nella meschinità dell’ombra, ha passato la notizia a qualche giornalista privilegiato. Sia chiaro, il giornalista ha fatto il suo mestiere ma questo errore consente evidentemente due cose: il restringimento del cerchio dei possibili sospetti e una più agevole individuazione del colpevole. Nella fattispecie le responsabilità del colpevole sono ancora più pesanti in quanto avrebbe diffuso notizie realmente coperte dal segreto istruttorio, conosciute da pochissime persone, e alcune delle quali già cancellate dal libro dei reati. Se sull’avviso di garanzia non erano state indicati i fatti imputabili devono essere esclusi dall’elenco dei possibili delatori innanzitutto l’indagato e i suoi avvocati così come il cancelliere del tribunale e l’ufficiale giudiziario notificatore. Sulla grata dei sospetti rimarrebbero davvero pochissimi elementi sospettabili. Altro che bond-girl, qui siamo di fronte ad uno scontro senza precedenti che potrebbe davvero mettere in seria difficoltà tutto l’apparato accusatorio in termini di gestione delle risorse umane utilizzate e da utilizzare nell’azione investigativa della pubblica accusa. Soprattutto se venisse scoperto che il delatore potrebbe avere qualche cosa in comune con l’anonimo investigatore denunciato pubblicamente dal presidente Edmondo Cirielli come “talpa”. La denuncia che la Perongini avrebbe già depositato è un momento cruciale, quasi una tappa miliare di tutto il processo sul cosiddetto “Sistema Pagani”. Difatti se risultasse concreta la tesi avanzata dall’ex segretaria generale del Comune potremmo davvero trovarci di fronte ad “un complotto politico-giudiziario” in danno non soltanto di Alberico Gambino ma di tutti quelli che, a vario titolo, hanno gestito la cosa pubblica paganese in questi ultimi anni. Tornerebbe anche di grande attualità l’azione svolta dalle cosiddette bond-girl lanciate alla ricerca di elementi concreti per provare l’esistenza del complotto. Insomma se una notizia che non è notizia, in quanto non scritta su nessun atto ufficiale, diventa una grande notizia da eclatare mediaticamente in maniera clamorosa, vuol dire che qualcosa nel “sistema Pagani” davvero non funziona, ma questa volta a vantaggio degli imputati, di chi soffre le vergogne di una carcerazione preventiva insolitamente ed inspiegabilmente lunga. E in questo momento, alla vigilia del Ferragosto 2012, il mio pensiero va sicuramente indistintamente a tutti gli imputati di “Linea d’Ombra” che saranno costretti a trascorrere il “secondo ferragosto consecutivo” della loro vita nella ristrettezza degli arresti domiciliari. In particolare il mio pensiero va all’amico Giuseppe Santilli non soltanto perché ho battezzato suo figlio Valentino ma perché credo fermamente nella sua assoluta innocenza, al di là e al di sopra di ogni ragionevole dubbio.
direttore: Aldo Bianchini