SALERNO – Il Sindaco di Salerno si era veementemente rizelato allorquando, in Consiglio Comunale, si evidenziò il decadimento del tessuto produttivo salernitano, e persino del commercio, che fino a qualche anno fa rappresentava il volano dell’economia salernitana. Ancora una volta il primo cittadino viene smentito dai fatti e dalla inconfutabilità dei dati forniti dalle associazioni di categoria. Sembrerebbe, a dire della Confesercenti, che negli ultimi sei mesi dell’anno avrebbero chiuso battenti il 12% degli esercizi commerciali in città. La verità è che, negli ultimi venti anni, il sistema produttivo di quel cosiddetto “paesone un po’ cafone” che il Sindaco, offendendo chi da sempre ama la nostra bella Salerno, pensa di aver “civilizzato”, risulta completamente depauperato, anche a causa delle inefficienze di un’Amministrazione che non è riuscita a dare un’anima definita alla Città. E’ inutile ricordare che le industrie principali di Salerno, e non ultima l’emblema delle imprese salernitane, ossia il pastificio Amato, per svariati motivi, hanno inesorabilmente cessato di produrre. Il commercio, come evidenziato anche dai dati ultimamente forniti, non rappresenta più il fiore all’occhiello dell’economia cittadina, ed andrebbe invero più proficuamente supportato, risultando invece fortemente penalizzato dalla forte tassazione comunale. Il turismo rappresenta, invece, il sogno dei salernitani, ed è realtà solo nella propaganda e nella fantasia del primo cittadino, che pensa di poter attrarre flussi turistici con la cementificazione selvaggia della Città e con atti di mera speculazione, non comprendendo che Salerno necessita piuttosto della realizzazione di quelle opere veramente attrattive, in grado di valorizzarne l’invidiabile posizione e le bellezze naturali. La crisi dell’economia salernitana si traduce poi nelle difficoltà ormai insostenibili in cui versa una comunità “dissanguata” da spese folli e dagli sprechi che il Sindaco ritiene inevitabili anche in un momento di estrema difficoltà sociale, in quanto servono, probabilmente, a foraggiare la propria immagine e la comunicazione fuorviante che continua a produrre con i soldi della collettività.