PAGANI – Agli inizi del 1995 l’allora giovane, principiante ma già brava giornalista “Patrizia Sereno”, dopo essere andata via da Quarta Rete Tv sbattendo la porta, mi scrisse una pungente lettera raccomandata (che ancora oggi custodisco gelosamente!!) per dirmi che non conoscevo neppure i minimi “principi fondamentali” del giornalismo e che quindi non poteva rimanere un minuto di più in quella redazione. Di quella redazione io ero il direttore e molto verosimilmente la Sereno non approvava i miei metodi, assolutamente fuori schema, che cercavo di passare alle giovani generazioni di giornalisti per non farli rimanere sempre e soltanto schiavi della notizia-velinata e delle cosiddette amicizie interessate. Non ho mai più incontrato la collega Patrizia Sereno ma quella lettera aveva in un certo senso messo a nudo quelle che erano, nel bene e nel male, le caratteristiche principali del mio modo di fare giornalismo che può, certamente, non piacere (così come non piacque alla Sereno); oltretutto la Sereno, contrariamente a tanti altri, ebbe la fermezza di scrivere quello che pensava e questo l’ho sempre apprezzato. A me, dunque, piace fare questo tipo di giornalismo e piace avere questo tipo di risposte; per questa ragione non ho mai dialogato con chi si nasconde dietro l’anonimato del web (che si chiamino Francesca, Gaetano o Antonio –vedasi Gambino/61!!-), oltretutto questo che ho l’onore di dirigere non è un blog né una pagina di f.b. ma un quotidiano d’informazione e di approfondimento. Io solitamente scrivo di “cronaca giudiziaria” cercando di anticipare i tempi e le mosse, sia degli inquirenti che degli imputati, senza dover ricorrere a veline più o meno di parte. Questo è il mio pensiero e, spero, che così rimanga per sempre. Nessuno si deve rizelare né compiacere dei miei scritti che devono essere soltanto letti e basta, perché facilmente il compiacimento potrebbe capovolgersi in dispiacere e viceversa. Purtroppo il mio metodo giornalistico, lo riconosco, ha una pecca; nel senso che il lettore non può fermarsi all’ultimo o al penultimo articolo per stilare un giudizio complessivo, dovrebbe leggere tutto. E per agevolarlo in questo cerco di numerare anche le varie puntate delle inchieste che porto avanti. Se difatti si vanno a scorrere le puntate della Gambino/Story risulterà evidente che io, in tempi assolutamente non sospetti, ho scritto che le dichiarazioni giudiziarie rese dalla dott.ssa Ferraioli e dall’avv. Serritiello nelle mani dei PM durante la fase delle indagini preliminari mi erano apparse talmente gravi da aggiungere che gli imputati avrebbero fatto bene a preoccuparsi di quelle e non di altre dichiarazioni. Purtroppo questo suggerimento non è stato tenuto in nessuna considerazione, sia dagli imputati che dai collegi difensivi che probabilmente miravano e mirano ad altre strategie che sinceramente non ho ancora capito. Le dichiarazioni dei due funzionari del Comune di Pagani sono la base, cioè lo zoccolo duro della costruzione del castello accusatorio, da esse difatti parte la convinzione dei PM di un “sistema Pagani” studiato a tavolino e nato all’interno delle stanze di “palazzo San Carlo”. Su queste due dichiarazioni poggia anche la ostentata sicurezza di Vincenzo Montemurro in aula la mattina del 16 luglio scorso. Ed era proprio questo che, nelle ultime puntate della lunga telenovela, ho cercato di mettere in evidenza. L’ho già scritto e lo ripeto. Ad una Procura in evidente agitazione e difficoltà, per una inchiesta ed un processo che potrebbero prendere strade diverse da quelle ipotizzate, l’ultima arma disponibile era ed è quella della “subornazione” (tentativo di indurre i testi a cambiare se non smentire le proprie dichiarazioni!!) che dimostrerebbe anche l’esistenza di una “lobbie di potere e di affari” di chiaro stampo camorristico (da qui anche l’aggravante del famigerato art.7). Le risposte ironiche e mai nervose del pm Montemurro ad un comprensibilmente agitato Gambino, sempre la mattina del 16 luglio, erano a mio avviso la conferma di quanto ho scritto prima che si conoscessero le determinazioni del tribunale e, forse, della stessa Cassazione. Insomma quando seguo un processo non chiedo mai, né agli avvocati e né ai pm o agli imputati, notizie utili per scrivere qualche articolo in più o per riempire una pagina di giornale; i chiacchiericci o i salamelecchi dentro e fuori le aule di giustizia non mi sono mai piaciuti; contribuire a trasformare un’aula di tribunale in una caciarosa agorà da bar dello sport (di finti rapporti interpersonali e di fuorvianti moine!!) a danno dell’immagine di austerità che l’aula dovrebbe sempre avere è lontanissimo dal mio modo di fare; non l’ho mai fatto e non lo farò mai. Insomma se il PM, l’avvocato, il teste o l’imputato non mi rivolgono neanche la parola non mi dispiace, vado avanti per la mia strada. Per questo riesco a conservare la mia autonomia, a volte sbagliando, in perfetta solitudine. Voglio ricordare ai miei lettori che l’accusa di “subornazione” (difficile da lanciare e da sostenere ed ancora più difficile da smontare), come ho più volte già scritto, discende da quell’immenso e inquietante potere dei magistrati che passa sotto il nome di “libero convincimento” a tutela della presunta e fortemente sbandierata “autonomia-indipendenza” della magistratura. Il problema della subornazione, che nel caso del processo “Linea d’Ombra” qualcuno (giornalisti compresi!!) cerca di far passare come la macchinazione delle macchinazioni non è altro che la ricerca della verità, nel senso che un magistrato inquirente dovrebbe accertare se la subornazione è avvenuta per far “ricordare al teste la verità” o per “far dichiarare il falso”. Tutto qui il passaggio cruciale del processo contro Gambino e altri. Da un lato i due PM sono convinti che i testi sono stati avvicinati per dichiarare il falso, dall’altro i testi hanno la coscienza pulita per aver richiesto il ricordo della verità. Ma ho fatto di più, ho effettuato ricerche giudiziarie (cosa sconosciuta alla gran parte dei colleghi!!) ed ho scovato addirittura una “ordinanza istruttoria” del 1983 con la quale l’allora capo dell’ufficio istruzione del tribunale di Salerno, dott. Lino Ceccarelli, bocciò la richiesta di arresto di tre testimoni avanzata dal pm Luciano Santoro e dimostrò che la subornazione era avvenuta affinchè i testi ricordassero la verità. Ma anche di questo nessuno degli interessati se ne è fregato più di tanto. Non mi dilungherò oggi a prendere le difese della collega Anna Rosa Sessa (già portavoce di Gambino) o di Rossella Campitiello (tuttora moglie di Gambino) oppure di Ivana Perongini (già segretaria generale del Comune di Pagai), così come di altri; l’ho già fatto nel corso di questi ultimi mesi spiegando le motivazioni della mia difesa ad oltranza mentre tutti gli altri colleghi attaccavano a testa bassa, così come fanno in questi ultimi giorni dopo una breve pausa di riflessione. Non lo faccio perché in questo senso io ho già dato, ora tocca agli agguerriti collegi difensivi dare dimostrazione della loro capacità. Fino ad oggi non ci sono riusciti, non l’hanno potuto fare o non sono stati in grado di farlo. Tanto è vero che gli imputati sono ancora agli arresti domiciliari e rischiano, nei prossimi giorni, di ritornare tutti a Fuorni; cosa questa davvero inaudita per lo stato di diritto in un Paese libero e democratico come il nostro. Anche questa lunga detenzione peserà incontrovertibilmente sull’esito del processo. Ho letto in questi giorni di alcune telefonate intercettate. Ho sorriso!! È roba da bambini di fronte ad una conversazione opportunamente e segretissimamente registrata all’interno del Palazzo di Giustizia e che non è ancora approdata nel contesto del dibattito processuale. Farà scalpore. Alla prossima.
direttore: Aldo Bianchini
Egregio Dott. Bianchini,
credo che Lei abbia ragione sulla visione che ha dell’andamento processuale e credo anche che solo con “tale ultimo deposito di intercettazioni ambientali lette sui giornali negli ultimi giorni” la pubblica accusa poteva avere motivazioni per negare la scarcerazione degli imputati.
Ovviamente ritengo che la pubblica accusa abbia giocato bene le sue carte, anche se tutto continua a sembrarmi puro accanimento giudiziario, e che la signora Annarosa Sessa abbia commesso delle vere e proprie ingenuità (ad essere benevoli) che hanno arrecato solo danno agli imputati.
Detto questo credo che la vicenda, allo stato, sia sempre la stessa e cioè che prosegue l’accanimento giudiziario, che non vi è alcun elemento di prova seria per sostenere “l’accusa di camorra”, che comunque le posizioni degli imputati sono diversificate tra di loro.
Invece la pubblica accusa fa di tutto l’erba un fascio e mi sembra sempre più in difficoltà anche se, ed è vero, i collegi difensivi brillano per la loro poca incisività……. evidentemente è una strategia difensiva che darà i suoi frutti……
Cioè tutto procede come dovuto e come programmato………. anche se rimane intollerabile il clima di paura che si tenta di rafforzare sul paese anche creando le condizioni ambientali affinchè gli imputati trovino sempre maggiori difficoltà a difendersi…..
Questo processo è soprattutto basato su atti di amministrazione e trovo oggettivamente singolare che atti pubblici (delibere, determine, pareri, etc. etc.) esibitri siano soggetti ad indagini per verificare se è stata fatta la richiesta, se è copia conforme, etc. etc.
Mai è accaduto questo, nella storia processuale italiana, e trovo strano che nessuno si scandalizzi.
Mi chiedo, e Le chiedo: ma se uno è stato amministratore pubblico ed alla fine del proprio mandato si è preoccupato di conservare, presso la propria abitazione, copia degli atti pubblici da lui adottati ha commesso un reato? E’ vietato dalla legge acquisire copia degli atti pubblici adottati da lui e conservarli a futura memoria, anche politica, oppure per difendesi semmai – come spesso avviene – dopo anni qualcuno (corte dei conti, procura, giustizia civile, etc-.) ti chiede di spiegare, di precisare, di ricordare, etc. etc.?
E poi, mi chiedo, la subornazione è un atto teorico e/o reale? Se il teste, in aula, accusa di essere stato pressato dagli organismi inquirenti è calunnia per forza o è un’ipotesi di reato che dovrebbe essere verificata? Ed è legittimo che a verificare tale ipotesi sia lo stesso PM che ha tutto l’interesse a dimostrare che invcece è calunnia?
Insomma siamo tutti consapevoli che non esiste lo stato di diritto, che vi è disequilibrio fortissimo tra accusa e difesa, che la pubblica accusa è accusa e basta ed ha abdicato al ruolo di garante anche dei diritti di difesa,etc. etc.
Sono sicuramente considerazioni forse confuse, ma le stranezze sono tante e nel frattempo gli imputati sono ancora in detenzione preventiva dopo un anno…..
No,Sig. direttore, non ci siamo proprio…non può parlare di “roba da bambini”; si può benissimo comprendere un determinato comportamento da parte di una moglie o di uno stretto congiunto, ma gli altri? Perchè rischiare pesanti incriminazioni per un processo di camorra che altrimenti non li avrebbe mai interessati? Resta ferma la presunzione di innocenza per Gambino e gli altri imputati che con la camorra non hanno mai avuto a che fare in precedenza, ma è più che legittimo iniziare a porsi qualche domanda; poi, sempre a proposito della roba da bambini, ci parlerà anche della “conversazione segretissima registrata all’interno del Tribunale”.
Le dirò di più: la mia curiosità più grande non è tanto sapere se ed in che misura gli imputati sono colpevoli, bensì accertarmi se esistono “forze occulte” capaci organizzare a tavolino tutto questo di cui ci si occupa, al solo fine di raggiungere “il potere”….è ormai più di un anno che dura questa vicenda, ed io ho poche certezze e tantissimi dubbi…