Aldo Bianchini
SALERNO – Il quotidiano Roma-Cronaca in questi ultimi giorni si è distinto, elevandosi, dalla massa impalpabile dell’informazione provinciale per aver posto “due domande” (dico due !!) molto interessanti. Con questo non voglio fare l’elogio spicciolo di una testata giornalistica per la quale ho avuto il piacere e l’onore in passato di collaborare attivamente (non è assolutamente nel mio costume!!) e dalla quale mi sono allontanato (spero momentaneamente!!) per una serie variegata di ragioni. Un fatto, però, è certo. Se vogliamo fare informazione seria in questa Città e in questa Provincia tutta la stampa deve cominciare a porre delle domande al di sopra e al di fuori delle parti. Proprio come ha fatto Roma-Cronaca in questi ultimi giorni. Chiuso il preambolo vengo rapidamente ai fatti. Il direttore Tommaso D’Angelo ha posto con forza e serenità due inquietanti interrogativi, il primo sul perché la Procura non rende noti i nominativi-nascosti dei 14 indagati per il caso “Amato” e il secondo perché la Prefettura ha lanciato l’allarme bomba con un pauroso ritardo di 24 ore rispetto al suo ritrovamento che la stessa Prefettura colloca in maniera temporale alle ore 16.30 di giovedì 5 luglio 2012. Ringrazio sinceramente il collega D’Angelo perché mi da la possibilità di ritornare su un problema che sto fronteggiando, in splendida solitudine fino a qualche giorno fa, in merito alla “cappa pesantissima” che tutto muove e dirige in Città con notevoli ripercussioni in provincia. I dubbi sono fortissimi, ma resisto alle tentazioni. Non vorrei però mai scoprire che la mancata pubblicizzazione dei nominativi dei 14 indagati per il caso Amato nasconda un nome, anzi il nome eccellente di cui ho parlato qualche giorno fa (è sufficiente leggere le precedenti puntate di questa inchiesta!!), così come non vorrei mai scoprire che il gravissimo ritardo per l’allarme bomba non sia dovuto soltanto all’assenza del Prefetto (giustificazione che sinceramente mi appare risibile!!) o di latri funzionari. Non so, non ho le prove per denunciare che tutto questo accade perché i massimi livelli istituzionali cittadini e provinciali devono dar conto ad un RE incontrastato e incontrastabile o se l’apparente sudditanza/obbedienza è più il frutto della loro insipienza che del dominio effettivo di qualcun altro. Un fatto, però, è certo ed inequivocabile; ogni qualvolta qualsiasi tipo di inchiesta o di decisione rischia di toccare o più semplicemente si avvicina ai “vertici sovrani” tutto sembra fermarsi, quasi impantanarsi, per poi dissolversi in mille inutili rivoli che diventano evanescenti nel tempo. Proprio ieri ho scritto sulla “nave della legalità” ed ho esplicitamente parlato di lunghi incontri/passeggiate a due tra il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso e il procuratore di Salerno Franco Roberti. Spero che in quegli interminabili minuti delle lunghe e cordiali conversazioni, sui ponti della nave nella seconda metà di maggio, si sia parlato anche di questa “cappa reale” che sembra avvolgere la città e la provincia di Salerno in maniera asfissiante e, forse, irreversibile. I segnali positivi, dopo quelle lunghe passeggiate sui ponti della nave della speranza, non sono mancati. La città e la provincia sembrano davvero sotto un attacco concentrico e doverosamente giusto della magistratura. Manca ancora il guizzo finale, cioè l’ormai non più rinviabile attacco alla “corte del RE” che potrebbe anche avere due primi momenti di verità: 1) pubblicizzazione dei 14 indagati-nascosti del fallimento Amato che potrebbero essere 15 e non 14, il numero è importante; 2) spiegazione seria e coscienziosa dell’incredibile ritardo dell’annuncio bomba, tenuto (badate bene!!) nel massimo segreto e riserbo per 24 ore con gravissimo rischio per l’incolumità dei tantissimi cittadini residenti nella zona o semplicemente di passaggio. Se non c’è questo guizzo da parte di tutti, non soltanto degli inquirenti, l’informazione seria come quella del Roma-Cronaca deve purtroppo fermarsi sulla soglia delle supposizioni o, peggio, delle semplici domande. Alla prossima.