SALERNO – Da quel maledetto 12 luglio 2007 un enigma tiene in pugno l’intera città di Salerno. La scomparsa di Enza Basso (mamma adorata di Salvatore, Dante e Maria Luisa Memoli) e del domestico indiano Sonu sono tutt’oggi al centro dell’attenzione generale. La dimostrazione di quanto affermato è stata verificata lunedì sera 25 giugno nella Chiesa della Santa Addolorata (complesso di S.Sofia) di Salerno dove nell’abito della rassegna “Il gioco serio del Teatro … atto III” (curata da Antonello De Rosa) la compagnia “Altre parole” ha portato in scena “Fuori dalla clandestinità” scritto da Salvatore Memoli. Non finisce più di stupire Salvatore Memoli, alle sue riconosciute doti di politico e di manager, è necessario aggiungere quelle di autore di “pezzi teatrali” di assoluto valore artistico e socio-culturale. Il suo amore per la mamma perduta, la sua passione per la causa del clandestini, la scoperta delle enormi difficoltà degli immigrati, tutte cose mirabilmente trasfuse nella sceneggiatura scritta con le note del cuore. “Ho affrontato questo lavoro con la consapevolezza della fede che da anni accompagna me e la mia famiglia” ha detto Salvatore Memoli rispondendo alle domande postegli dall’ottima giornalista Concita De Luca nel corso dell’incontro con l’autore che ha preceduto la messa in scena del lavoro. Il resto lo ha fatto, benissimo, l’Associazione Altre Parole. La gestualità dei quattro attori, la lentezza esasperante dei movimenti, le parole penetranti, il buio e la luce, l’ansimare dei loro corpi, la fibrillazione muscolare delle loro movenze, l’assoluta e totalizzante concentrazione nell’interpretazione e il dominio della scena hanno fatto immaginare, quasi vedere, la sofferenza che gli immigrati vivono a causa dell’imposta clandestinità. La sottomissione ai mercanti di morte, i soldi pagati per il viaggio della speranza, le tangenti per ottenere il permesso di residenza, le violenze morali e fisiche subite e l’ostracismo patito giorno dopo giorno, fino al momento della possibile integrazione e della conquistata identità. L’emozione ed anche la commozione ha attanagliato il folto pubblico presente che in religioso silenzio ha seguito l’intera rappresentazione per esplodere in un prorompente, intenso e sentito lungo applauso finale. Visibilmente commossa anche Anna Nisivoccia, figlia d’arte, che ha mirabilmente adattato e interpretato il lavoro scritto da Salvatore Memoli. La serata è stata anche dedicata anche alla raccolta di fondi da utilizzare come borsa di studio che è stata devoluta a favore del giovane immigrato che sulla scena ha interpretato il ruolo di Sonu. Molte le autorità presenti tra il pubblico che, alla fine, si è stretto anche intorno a Salvatore Memoli ed ai suoi familiari, nel segno che il ricordo della signora Enza è ancora molto vivo nelle coscienze di tutti con la consapevolezza che, forse, quello che doveva essere fatto non è stato fatto o almeno non è stato fatto nel modo più giusto per ritrovare i due scomparsi. Anche il mitico personaggio televisivo-medium Graig Warwick, la stessa Caterina Balivo di Rai1, così come la trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?” di Federica Sciarelli su Rai/3 non hanno potuto fare di più.
direttore: Aldo Bianchini