Quando, lo scorso anno, proprio di questi tempi, appresi che l’ormai ex-assessore alla Legalità del Comune di Napoli Giuseppe Narducci sarebbe entrato nella nuova Giunta del Comune di Napoli del ‘collega’ Luigi De Magistris e del Rettore dell’Università di Salerno Raimondo Pasquino, questi ultimi rispettivamente nelle vesti di Sindaco e di Presidente di quel Consiglio comunale, cioè dei vertici sostanziali dell’ente pubblico partenopeo per eccellenza, non la presi bene. Per ragioni legate ad un’inchiesta penale ancora in corso a Napoli per gravi ipotesi di reato di diffamazione a mezzo stampa che vedeva indagato il più popolare quotidiano campano; procedimento affidato all’epoca proprio all’ex-PM della Procura di Napoli Giuseppe Narducci, per una vicenda giudiziaria malevolmente concepita e poi penosamente abortita, dentro l’ateneo salernitano, di cui era (ed è) rettore il prof. Raimondo Pasquino.
Quella vicenda era (e resta) complessa, per un’inchiesta a quanto pare ispirata e, via via forzata, da potentissimi personaggi occulti: (ieri) locali, (oggi, forse) regionali ,(domani, chissà,) nazionali, a evidente vocazione pupara. A giudicare, almeno, a detta dei più, dalla loro più che ventennale e ininterrotta ’escalation’ al potere pubblico-istituzionale. Vicenda fittissima di ombre non del tutto diradate, nonostante il magnifico calcio nel sedere rifilato a tempo debito (due anni fa) dalla magistratura inquirente (di udienza) e da quella giudicante salernitane, a vantaggio della verità.
Dopo avere letto attentamente la lettera di dimissioni di Narducci, ho colto profondità, nobiltà e lealtà del vero servitore dello stato (come lui stesso ama giustamente, definirsi). E sento, perciò, di dovergli intimamente delle scuse, in via preliminare, per qualche pensiero malevolo all’epoca comprensibilmente nutrito in relazione alla vicenda giudiziaria da lui curata.
Non capisco, invece, come, a fronte di argomentazioni lucidissime e serene, che nei fatti si traducono in accuse pesantissime nei confronti di un sistema-potere ‘vittima’ soltanto di un inutile ‘maquillage’ da parte di De Magistris e della sua maggioranza, il sindaco-magistrato si limiti a commentare con battute stucchevoli – alla ‘core ‘ngrato’ – una decisione così grave e, ritengo, irreversibile, senza entrare, come avrebbe dovuto e dovrebbe, nel merito del qualificato collaboratore di Giunta.
Una giustificazione il Sindaco De Magistris l’avrebbe. Quella di non avere letto le motivazioni ‘tecniche’ del collega assessore nella sua lettera di dimissioni, a quanto pare non divulgata in tempo.
Da qui l’abbandono precoce ed imprudente da parte di De Magistris a battute di stampo deamicisiano, inopportune a prescindere.
Resta il fatto che Narducci ha messo nero su bianco. Un nero chiarissimo, per una serie di denunce pungenti, ancorché velate (ma non troppo), evidenziate in rosso e che si commentano da sole.
Se quel che asserisce Narducci è vero (e non c’è motivo di dubitarne), questo San Luigi-2012 non porterà consensi al suo illustre e vesuviano esponente terreno. Perché le sue parole scuotono le coscienze, inducono a riflettere, evocano periodi bui della pubblica amministrazione, quelli contro i quali De Magistris, Pasquino et al. hanno orientato le vele, ‘imbarcando in cabina’ centinaia di migliaia di voti napoletani a volto scoperto.
Ora, anche nell’intervista al Corriere del Mezzogiorno, una seconda e più pesante mannaia verbale narducciana cade pesantemente sul sindaco di Napoli e sulla sua squadra; per messaggi subliminali che non fanno sperare, in prospettiva, a nulla di buono: “Muoio dalla voglia di tornare a fare il magistrato!” ribadisce Narducci per ben tre volte! Non senza precisare di essersi rifiutato di firmare delibere probabilmente, almeno per lui, di fatto potenzialmente compromettenti.
C’è da chiedersi se Narducci si è ricreduto nei confronti di De Magistris soltanto o, se urlando a nuora, vuole che suocera (e chi, dietro De Magistris?) intenda!
In un linguaggio politico, che non offende il politichese, l’ex-assessore Narducci denuncia a chiarissime lettere, assumendosene ovviamente la responsabilità, uno stato gravissimo del sistema di potere al Comune di Napoli. Nessuna denuncia sarebbe stata peggiore rispetto a quella in base alla quale tutto è cambiato perché nulla è cambiato.
Forse, anche un messaggio amichevole al ‘vecchio’ e giovane ex-collega De Magistris perché apra gli occhi e si guardi intorno. Standosene lontano, magari, da consigliori melliflui e convincenti e, chissà, di lontana provenienza politica, che mai compaiono in termini di responsabilità, abituati come sono ad agire dietro le quinte, fingendo di finalizzare al bene presunto dei rappresentati interessi alternativi ed innominabili. Convinti come sono, loro, vecchie volpi del potere in bilico tra quelli legittimi e gli illegittimi, di non finire mai in pellicceria.
In termini di immagine, il rumore provocato dalla porta sbattuta di Narducci non ha giovato e non giova all’opinione pubblica.
Basta leggere quel che pubblicano i social blog in questi giorni.
E’ vero, nella foto i tre potentissimi napoletani guardano altrove. De Magistris e Narducci nella medesima direzione, ma su binari non convergenti; Pasquino, invece, appare sempre più tristemente assorto e affaticato nei suoi pensieri e tra i suoi poteri.
Un triste presagio dalle prospettive ignote. Per tutti, per i napoletani soprattutto.