PAGANI – Il processo “Linea d’Ombra” sull’improbabile esistenza del “Sistema Pagani” a carico di Alberico Gambino e di altri va avanti e gli interrogativi crescono. Più il processo balbetta, più gli inquirenti si accaniscono contro gli imputati, più si va alla ricerca incessante di prove provate, più gli interrogativi sulla credibilità di tutto l’impianto accusatorio crescono. E mi pongo, sulle altre, una precisa domanda che vorrei rivolgere anche agli inquirenti: “Ma il vero camorrista chi è e dove sta?”. Il castello della accuse fin qui montato è di semplice lettura: c’è un camorrista in carcere, c’è una mente di raccordo, c’è il politico che assicura la connessione della rete e ci sono i fiancheggiatori che propalano all’esterno il disegno criminoso. Sono tutti dentro, quindi il discorso dovrebbe essere ben definito. Invece no. Secondo me perché non c’è assolutamente certezza nell’assegnazione dei ruoli sopra specificati alle persone detenute ormai da circa un anno. Difatti mi sono sempre chiesto come è stato possibile liberare Antonio Petrosino D’Auria e trattenere agli arresti Michele Petrosino D’Auria. Assurdo!! Per il primo non è stato riconosciuto il legame interfamiliare con un camorrista conclamato (almeno dalle sentenze!!), per il secondo, invece, è stato riservato un trattamento assolutamente sconcertante. In primo luogo è stato definito “pregiudicato” anche dal Gip e in secondo luogo nessuno si prende la briga di spiegare come e perché Michele è stato assunto dal Consorzio di Bacino Sa/1 e poi nello stesso elevato al ruolo di dirigente. Dunque se era già pregiudicato come tutto ciò è stato possibile, e perché chi l’ha prima assunto e poi elevato al grado dirigenziale non viene chiamato in causa almeno soltanto per fornire delle esaurienti spiegazioni. E’ proprio in questi strani meandri che, purtroppo, si perde la giustizia e chi l’amministra in nome e per conto del popolo. Basterebbero queste semplici riflessioni per scardinare, secondo il mio incauto giudizio, l’impianto accusatorio. Però a questo punto ripeto la domanda: “Ma chi è e dove sta il vero camorrista?”. In attesa della improbabile risposta ufficiale io anticipo la mia. Il camorrista molto probabilmente c’è ma non è tra i soggetti tuttora detenuti; di conseguenza non c’è la mente, non c’è il politico e non ci sono i fiancheggiatori. Ma allora chi è e dove sta? Molto verosimilmente sta fuori e gongola in una Pagani che sente ancora sotto il suo incontrastato dominio materiale e politico; chi è lo lascio immaginare a tutti Voi amici lettori. E per capirlo non ci vuole neppure tanta fantasia, basta escludere gli imputati ed alzare lo sguardo in primo luogo tra i testimoni dell’accusa o, più semplicemente, nella larga pletora di personaggi che gravitano nell’ambito politico, imprenditoriale e malavitoso cella città. Sullo sfondo, però, incomincia a stagliarsi la figura del ragioniere Giuseppe Santilli indicato come mente pensante della strategia camorristica del gruppo. Ecco, dalla sua deposizione ne sapremo molto di più. Santilli è si custode di tanti segreti, ma si tratta sostanzialmente di segreti che potranno portare nuova luce nel processo a sicura discolpa degli imputati e proprio da quel momento in poi, molto probabilmente, qualcuno dovrà incominciare realmente a tremare. Ci vuole un po’ di tempo per la deposizione di Santilli ma il tempo comunque passa ed è tutto a suo vantaggio. Un altro dei misteri inquietanti che si affacciano su Palazzo San Carlo è l’imminente successione alla dottoressa Ivana Perongini. Chi prenderà il suo posto? A chi appartiene e da dove viene? E con quale pedigree arriva? Un po’ di pazienza, ve lo racconterò nella prossima puntata.
direttore: Aldo Bianchini