Da Marco Parotti (uff.stampa Pro-Crea)
«L’analisi del globulo polare diminuisce gli aborti spontanei e migliora i tassi di successo», spiegano dal centro di medicina della riproduzione ProCrea di Lugano. Ridurre al minimo il rischio di aborto in una gravidanza per aumentare le speranze di diventare mamma. Questo l’obiettivo del nuovo test che il centro per la medicina della riproduzione ProCrea di Lugano ha attivato al proprio interno. A fronte di un costante aumento dell’età delle donne che affrontano un percorso di procreazione medico assistita, ProCrea propone lo screening genetico con analisi del globulo polare che permette di individuare l’ovocita migliore e così aumentare i livelli di successo. «Una causa riconosciuta di infertilità è la produzione di embrioni con anomalie a livello del numero di cromosomi», spiega Giuditta Filippini, direttrice del laboratorio di genetica di ProCrea. «È questo un fenomeno che si riscontra principalmente nelle donne in età riproduttiva avanzata. Controllare gli ovociti, prima di procedere ad un impianto, permette di ridurre i rischi di fallimento e aumentare le percentuali di maternità». Fattore determinante nella fertilità femminile, l’età di chi affronta la procreazione medico assistita è in continuo aumento. Secondo gli ultimi dati disponibili, in Italia nel 2009 è l’età delle donne che si sono rivolte alla procreazione assistita è stata di 36,2 contro 35,9 anni del 2008. Una tendenza confermata anche dalla Svizzera dove le donne over 40 che si sono rivolte alla procreazione medico assistita sono passate dal 17,9 per cento del 2007 al 19,8 per cento del 2010. Con l’aumento dell’età però si riducono le gravidanze e aumentano gli aborti. Si stima che tra aborti spontanei, morti intrauterine e gravidanze ectopiche oltre il 40% delle gravidanze ottenute con fecondazione assistita si interrompa nelle pazienti di età compresa tra i 40 e i 42 anni; un tasso che arriva al 65% con età superiore ai 42 anni. «Tra le cause degli aborti c’è proprio il patrimonio cromosomico dell’ovocita», prosegue Filippini. «Nelle donne con più di 38 anni vengono riscontrate anomalie nel numero dei cromosomi: sono aneuploidie che incidono sull’esito positivo della gravidanza. Lo screening del globulo polare permette, davanti ad una produzione di una buona quantità di ovociti, di andare ad analizzare proprio questo». «È uno screening cui sottoponiamo le donne con più di 38 anni oppure che arrivano da diversi tentativi falliti», precisa Michael Jemec, specialista in Medicina della riproduzione e tra i fondatori di ProCrea. Che rassicura: «L’analisi del globulo polare non va a toccare in alcun modo l’embrione. Anzi, il globulo polare, essendo un cosiddetto “prodotto derivato”, non ha nessuna funzione e non sarà parte dell’embrione. Può quindi essere asportato». In un percorso di fecondazione assistita, lo screening genetico pre-impianto delle aneuploidie cromosomiche pur non dando certezza di successo, aumenta però i tassi di gravidanza. «Recenti studi hanno rilevato che, nelle donne con più di 40 anni, è possibile passare da un tasso di gravidanza del 5 per cento, a oltre il 15 per cento», conclude Jemec. «Questo non ci mette al sicuro, ma si tratta di un metodo di valutazione oggettivo che abbiamo in più per coronare il sogno di una coppia con problemi di fertilità».