L’Europa, almeno al momento, può tirare un sospiro di sollievo e scongiurare eventi incontrollabili conseguenti all’uscita del paese ellenico dall’area euro. Il giorno dopo le elezioni è giusto tirare un po’ di somme per capire qual è la situazione in Grecia, e quali problematiche irrisolte dovrà affrontare la coalizione di governo uscita vincente dalla tornata elettorale. Lo scenario attuale è stato il migliore risultato auspicabile ma le conseguenze del voto e i problemi irrisolti sono ancora presenti. Innanzitutto il partito più votato, il conservatore Neo Democratia, sta lottando contro il tempo per formare una coalizione di governo insieme al partito socialista Pasok, il terzo più votato, sebbene il totale dei voti ottenuti dalle due forze politiche non sia pari alla maggioranza assoluta delle preferenze (rispettivamente il 29,7% ed il 12,3%). Questo è una prima problematica da considerare: la maggioranza venutasi a formare è molto fragile. Il paese avrebbe bisogno di una coalizione più forte, ricorrendo magari all’appoggio delle sinistra radicale di Tsipras, il Syriza. Quest’ultimo dal canto suo, almeno per il momento, ha fatto sapere che non è minimamente intenzionato ad appoggiare il nuovo governo, mantenendo ferma la sua opposizione alle misure di austerità da mettere in atto, come richiesto dalla Trojka e dalla Merkel, per risanare le casse pubbliche e ridurre deficit e debito. Syriza, sebbene non sia diventato il primo partito del paese, è forte del suo 27,6% di preferenze ottenute, in sensibile rialzo rispetto al 16,7% di maggio, e farà sentire il suo peso in Parlamento. Il secondo, e a nostro avviso principale, nodo irrisolto è quello della capacità del governo del neo premier Samaras di risolvere nel miglior modo possibile i problemi ancora sul tavolo di questo paese mediterraneo di 11 milioni di abitanti per la sua economia disastrata. Elenchiamo di seguito alcuni dati dell’economia ellenica del 2011: -Rapporto Debito/Pil pari al 161,7%; Deficit/Pil al 9,6%; Disoccupazione al 22,6%; Disoccupazione giovanile al 53%; Contrazione del Pil del 5,5%. A ciò si aggiunge una contrazione dell’industria turistica dall’anno precedente del 42% circa, a causa dei timori degli stranieri di disordini sociali, oltre alla mancanza di competitività dell’industria e la corruzione dilagante. L’Europa è disposta a dare il suo pieno appoggio ad Atene, ma al momento, come ha affermato la Germania, non è disponibile a ridiscutere i tempi delle riforme imposte e l’entità delle misure di austerità, onde evitare che agli occhi dei mercati e delle altre nazioni si possa solo tamponare i problemi della Grecia ma non risolverli completamente. L’interesse principale è non far andare in default la Grecia, in modo da evitare di innescare quel circolo vizioso che tutti temono e che potrebbe danneggiare da subito Portogallo e Spagna, e colpire in un secondo momento anche Italia e Francia. L’appuntamento più importante per la comunità finanziaria è il G20 in corso in Messico e il Consiglio Europeo che si terrà i prossimi 27 e 28 Giugno; tra le ipotesi, ancora da confermare, a sostegno delle economie dei paesi in difficoltà, l’adozione di misure concrete da parte delle più importanti banche centrali (Banca Centrale Europea, Banca d’Inghilterra, Federal Reserve Americana, Banca del Giappone) attraverso il quantitative easing. Intanto rimangono gli occhi puntati su Atene per la formazione definitiva della nuova coalizione di governo, dopo il primo risultato che ha visto la salita al potere delle forze politiche greche pro euro, che riesca a traghettare nel modo migliore il paese fuori dalla crisi nei prossimi anni.
direttore: Aldo Bianchini