Cipro: il prossimo anello debole dell’Ue?

Filippo Ispirato

Si allargano i timori di un contagio a livello europeo della crisi che ha colpito Grecia, Portogallo, Irlanda e recentemente la Spagna. Dell’Italia se ne è già parlato abbondantemente nei giorni scorsi, ma è passata sottotono la situazione relativa ad un altro stato membro dell’unione europea: Cipro. Il piccolo stato insulare del mediterraneo di 800.000 abitanti è entrato a far parte dell’Ue nel 2004; il 2008 ha segnato il suo ingresso nell’area Euro e l’abbandono della vecchia Lira. I pilastri della sua economia sono essenzialmente il turismo e l’offerta di servizi bancari e finanziari, che da soli formano circa il 75% del suo Prodotto Interno Lordo. Questa nazione ha delle peculiarità che ne fanno un caso unico in Europa e nel bacino mediterraneo: è un isola che politicamente, ed in parte culturalmente, appartiene al continente europeo, ma dal punto di vista geografico fa parte del continente asiatico, è divisa territorialmente in una zona greca ed una turca, divisioni accentuatesi nel 1974 dopo una guerra civile che ha sancito la divisione netta tra la parte sud, greca, e la nord, turca, riconosciuta a livello internazionale solo dal governo di Ankara. La sua capitale Nicosia è divisa anch’essa in due parti e l’Unione Europea ha ammesso solo la parte greco cipriota tra i suoi stati membri.  Il suo principale partner commerciale è stato la causa scatenante della sua crisi: la Grecia. Il suo sistema bancario, i cui tre gruppi più importanti sono la Bank of Cyprus, L’Hellenic Bank e la Cyprus Popular Bank, è esposto per diversi miliardi di euro nei confronti di Atene, ed attualmente si stima che Nicosia abbia bisogno di aiuti  da parte dell’Unione Europea per circa 3-4 miliardi di Euro, una cifra considerevole viste le sue dimensioni.  La crisi che ha colpito il paese affonda le radici negli anni precedenti ma, a differenza di altri stati fortemente esposti nel sistema finanziario come ad esempio l’Irlanda, Cipro ha sempre preferito ricorrere a prestiti da parte di altri stati piuttosto che ad istituzioni sovranazionali quali il Fondo Monetario Internazionale. La Russia, infatti, già nel corso del 2010 e 2011 ha stanziato fondi per il sistema bancario cipriota per 2,5 miliardi di Euro, che sono però serviti solo a tamponare l’entità delle perdite subite. La richiesta di aiuti da parte di Nicosia nei confronti dell’Europa si è fatta concreta solo dopo il diniego da parte della Cina e della Russia di venirle in aiuto per una seconda volta. Per Cipro le ragioni principali della crisi e della debolezza della sua economia sono la mancanza di un sistema produttivo ben diversificato, che si è concentrato quasi esclusivamente su servizi finanziari e turismo, tra i settori notoriamente più esposti ai cicli economici. Bisognerà attendere il prossimo 17 Giugno e monitorare l’evoluzione della situazione greca che ha un peso specifico molto rilevante per il sistema bancario cipriota; in caso di un eventuale rifiuto di Atene di rispettare le manovre di austerità e di uno suo default l’effetto domino sull’isola sarebbe inevitabile.

 

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