Alfonso D’Alessio
L’Italia spinta dalla crisi economica, e non senza difficoltà, sta rivedendo il suo welfare. La Chiesa in questo processo che ruolo riveste? Da Corleone a tutta la Sicilia, dal soleggiato Salento alla Campania, troviamo beni confiscati alla mafia e messi nelle disponibilità di cooperative fondate da giovani che in esse vi trovano lavoro. All’inizio del 2012 a Catania un appartamento sottratto alla mala vita organizzata viene destinato a diventare un avamposto della legalità. Protagonista è “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, una realtà viva, fondata da don Luigi Ciotti il 25 marzo 1995. Mossa da uno scopo ambizioso, quello di lottare contro le mafie, favorisce ogni azione utile per far maturare la legalità e la giustizia. Aiuta a promuovere e praticare i diritti di cittadinanza, la giustizia sociale, la pace e la solidarietà con attenzione anche all’ambiente. “Libera” valorizza la memoria delle vittime di mafia contrastando coraggiosamente la diffusione dell’illegalità e del dominio criminale del territorio. Tutto condotto nello spirito della non violenza e nell’attivismo di un cristianesimo incarnato nella storia. A Salerno don Ciro Torre, che insieme all’amico don Pietro Mari vive lo spirito di un “profeta” meridionale qual è stato il vescovo Tonino Bello, ha dato vita a Casa Nazareth. Poche chiacchiere e tanti fatti per portare solidarietà a chi abita l’emarginazione e restituire dignità alle persone abbandonate. Don Daniele Peron, padovano diventato prete a Salerno, è da sempre al fianco degli abitanti del Bivio S. Cecilia di Eboli nella difesa dei diritti dei lavoratori e degli imprenditori della piana del Sele. Da queste realtà la risposta alla domanda iniziale risulta semplificata. Infatti parlando di welfare si fa pure riferimento alla fornitura di un livello minimo di benessere e di sostegno per tutti i cittadini. Solitamente si ritiene che lo Stato, attraverso la Pubblica Amministrazione sia il migliore, se non esclusivo fornitore dei servizi che assicurano il welfare state. Certamente esercitando il potere di indirizzo, che determina lo stile e il tenore di vita di una collettività, fa la parte del leone. La Chiesa non ha tale possibilità, ovvero non incide attraverso dispositivi diretti sulle scelte di una nazione. Ma è indubbio che il sistema welfare risulta essere una costellazione di variabili e servizi che non è solo frutto di politiche di governi nazionali, ma anche dell’attività di enti di beneficenza, gruppi religiosi e organizzazioni intergovernative. In questa prospettiva la Chiesa Cattolica, oltre ad inserirsi e colmare i vuoti dello stato, è soggetto chiave nella creazione del nuovo sistema. Essa è un produttore di welfare per molteplici ragioni. Innanzitutto perché rafforza la famiglia, un fattore che è decisivo. Non è difficile immaginare cosa sarebbe successo in Italia se non ci fosse stata la rete di solidarietà di base che porta con sé la famiglia. Crea strutture sociali e, come abbiamo visto, contrasta la povertà, l’esclusione sociale e ogni forma del “pensiero mafioso” che incide non poco sullo stato di benessere di un popolo. La Chiesa persegue tra i suoi fini il bene comune, lo stesso fine che si propone un valido e nuovo sistema di welfare.