Aldo Bianchini
SALERNO – Dopo anni di silenzio adesso i “corvi” sono tutti lì, pronti a beccare sulla carcassa del Crescent, semmai il Crescent diventerà carcassa. Non alludo soltanto alla società civile ma soprattutto alla stampa che si è sempre defilata su questo argomento, quasi irridendo sia l’ingegnere Pierluigi Morena che l’avvocato Oreste Agosto dell’appena nata associazione “No Crescent”. Spero che i due traggano da questa vicenda i giusti insegnamenti di vita. Capisco che la vita e l’informazione girano così, ma fa una certa rabbia per chi si è battuto sempre e comunque non tanto contro il Crescent in se ma contro le decisioni apodittiche e monocratiche di un uomo solo al comando di tutto. E questa di De Luca era ed è una decisione apodittica-monocratica e da uomo solo al comando, contro ogni legge di democrazia. Quella democrazia che Lui da buon comunista, ovviamente, non ha mai conosciuto. Fortuna per Lui che il Consiglio di Stato ha decretato, al momento, soltanto la sospensione dei lavori e che bisogna attendere la “sentenza di merito” per capire se davvero dobbiamo predisporci ad un’altra “strampalata decisione all’italiana” che potrebbe contrapporsi alle tante decisioni favorevoli al Crescent già assunte in altre e non meno autorevoli sedi istituzionali, amministrative e giudiziarie. A cominciare dall’ottusità dimostrata all’epoca dall’allora soprintendente che fece decorrere i termini per l’avvio della procedura del “silenzio assenso”. Ecco il Crescent, se vogliamo dirla tutta, nasce dal silenzio assenso della Soprintendenza quando il governo nazionale era retto da Silvio Berlusconi; e la vergogna è ancora maggiore. Una cosa è adesso comunque certa: “Le ceneri politiche di De Luca sono già a piazza della libertà…” (dichiarazione di Roberto Celano, fonte La Città del 7.6.12). Per seppellire quelle ceneri, però, è giusto e doveroso attendere la sentenza di merito come in tanti dal PdL affermano e frenano (Celano, Ferrazzano, ed altri) perché tutto potrebbe ancora accadere. Assolutamente corretta la dichiarazione tecnica dell’architetto Mimmo De Maio: “Mi auguro che in tempi brevi si possa discutere del merito. Non ci saranno problemi perché conosco la meticolosità con cui in sede istruttoria vengono valutati tutti i documenti …”. E’ proprio questo il problema: il tempo che ci vorrà per riprendere i lavori o per abbattere quello che è stato già edificato. In questo squarcio si annida tutta la burocrazia e l’incredibile oscillazione del sistema italiano. Ma De Luca non trema e già pensa, tra un sorriso amaro e una esternazione brutale, cosa fare per raddrizzare le sorti del Crescent perché Lui questa battaglia, che è ancora aperta, non vuole e non può perderla. Vero è che all’improvviso sembra che Italia Nostra dopo anni di ostracismo da parte delle istituzioni giudicanti sia stata nuovamente presa in considerazione, ma le alternative sono tante e vanno verificate e percorse tutte. Nel titolo dicevo “Crescent all’acqua pazza” perché nelle ultime ore (questa è la notizia del giorno!!) sembra che il sindaco di Salerno abbia incontrato nel noto ristorante di Cetara “Acqua pazza” un personaggio che di cose complicate, inerenti il Consiglio di Stato, la Cassazione, il Tar del Lazio, Palazzo Grazioli, Piazza del Gesù e Botteghe Oscure, se ne intende veramente molto. La cena sarebbe già stata catalogata dagli uomini vicinissimi a De Luca come “top secret”; due i commensali, Vincenzo De Luca da un lato e Ernesto Sica dall’altro. Se la cena è stata realmente consumata e se ben conosciamo le peculiarità dei due personaggi e le presunte entrature di Sica, i due potrebbero aver parlato soltanto di due cose: la composizione della nuova giunta a Pontecagnano oppure come salvare il Crescent. Ovviamente nessuno ha potuto avvicinarsi ai due commensali e, quindi, tutte le supposizioni sono possibili e impossibili al tempo stesso. Un dato, però, è certo. Nel settembre del 2010, nel corso della visita di Giorgio Napolitano a Salerno fu proprio De Luca a portare quasi per mano Sica al cospetto del Presidente (esiste prova fotografica!!) quasi come per farlo perdonare delle mascalzonate che aveva combinato con la P3 per la cui storia è ora a processo. Insomma Ernesto Sica cosa salverà: la giunta di casa sua o il Crescent di De Luca ? Alla prossima.
Leggo con disappunto che da parte di qualche settore della stampa locale si mette in dubbio la serenità del Giudice estensore della decisione del Consiglio di Stato facendo riferimento al suo pregresso impegno(sempre come magistrato) nel Senato della Repubblica.Qualcuno surrettiziamente vorrebbe alludere alla vicinanza di questo Giudice al Presidente Schifani (PDL)..
Perchè Schifani dovrebbe avversare un progetto salernitano? Fino a qualche mese fa, Schifani non era stato invitato al Teatro Verdi dal Sindaco di Salerno e non si era magnificato in positivo il suo buon rapporto di amicizia con Salerno ed il suo Sindaco? E.. Salerno non aveva offerto un concerto di grande qualità al Parlamento della Repubblica,ricevendo il plauso dello stesso Schifani? Non si possono usare le notizie con distorsione come nelle migliori abitudini dei “magliari”. E ….se il Giudice avesse ravvisato motivi fondati che gli hanno fatto maturare la decisione sospensiva?
La moratoria disposta dal Consiglio di Stato non è certamente risolutiva del problema Crescent. Ci sarà una valutazione di merito che porrà fine – almeno sul piano amministrativo – alla querelle. Ma la sospensione dei lavori rappresenta un’occasione unica per i salernitani: poter finalmente riflettere a bocce ferme, poter decidere democraticamente se davvero si vuole costruire la cortina di cemento sul mare e se il progetto di Bofil, ridicolmente celebrativo, sia quello giusto.
E, però, resta tuttora insoluta la vicenda penale, ovvero l’accertamento dei fatti che pure hanno contrassegnato l’iter autorizzativo del Crescent e che – come sanno tutti – sono connotati da forte, fortissima ambiguità. A cominciare dal parere della Soprintendenza che, investita del più grande problema paesaggistico di Salerno, decise (caso unico) di indirizzare su un binario morto la procedura. Disguido dovuto alle ferie estive o consapevole volontà di non ostacolare le decisioni di De Luca, pur limitando le proprie responsabilità? Quale che sia il movente, dal punto di vista strettamente tecnico fu un errore, se è vero – com’è vero – che la Direzione Regionale per i Beni Paesaggistici della Campania espresse formalmente il proprio dissenso per l’opera, ritenuta di forte e negativo impatto.
Stessa considerazione fatta ora dal Consiglio di Stato che, ragionevolmente, di fronte a un’opera devastante, chiede di poter decidere senza pregiudicare irreversibilmente il paesaggio.
Ne sapranno approfittare i salernitani?
Ahhhhh Vauro, Vauro dove sei?
Ahhhhh Forattini, Forattini dove sei?