SALERNO – Questo Paese, il nostro Paese, per uscire dalle secche della recessione ed incamminarsi verso una crescita sicura-concreta e ravvicinata deve fare i conti con due realtà, o meglio con due poteri. Per essere più preciso è la politica di questo Paese che deve fare i conti con la dura realtà di due servizi che nel corso dei decenni si sono trasformati in poteri forti e radicati. Alludo alla magistratura ed al sindacato, parlo ovviamente per linee generali. Entrambi questi ex servizi dovevano contribuire alla stabilizzazione dello “stato sociale” ideato e voluto dai “Padri costituenti”, hanno invece contribuito in maniera esponenziale allo sfascio di tutte le istituzioni democratiche a danno della “Politica” e, quindi, dell’intera collettività. Oggi metto l’accento sul sindacato che ha avuto un ruolo fondamentale per la rinascita post-bellica dell’Italia ma che si è perso inseguendo miti d’oltre cortina che in quelle terre hanno prodotto soltanto danni. Negli anni ’70 il sindacato ha guerreggiato per l’affermazione della cosiddetta “perequazione”, tutti uguali nel nome del lavoro, che a mio opinabile avviso ha prodotto danni irreparabili. Lo strumento della perequazione, forse valido per uscire dal periodo nero della Fiat di Valletta, mettendo tutti sullo stesso piano innanzitutto economico ha disincentivato chi poteva distinguersi rispetto ad un altro. Nel pubblico impiego tutto questo ha avuto ripercussioni micidiali e per pubblico impiego intendo tutte quelle entità che per decenni hanno sempre e solo assunto, hanno premiato tutti allo steso modo e non hanno ma licenziato. Fatto questo lungo ma doveroso preambolo arrivo subito al dunque, cioè al CSTP (Consorzio Salernitano trasporti Pubblici) per svelare un fatto sconcertante che è accaduto in questi mesi e che non ha avuto una eco sui mezzi d’informazione, forse perché non faceva piacere a nessuno. Nell’autunno dell’anno scorso la dirigenza del CSTP diede incarico ad un noto docente universitario di studiare una via d’uscita alla crisi che già si annunciava grave e che si è manifestata devastante. L’esperto docente suggerì con relazione scritta l’attivazione dei famosi “contratti di solidarietà difensiva”, una sorta di “flessibilità in uscita” con appositi scivoli contributivi per alleggerire il peso dei dipendenti e favorirne il naturale deflusso verso il pensionamento ordinato. Apriti cielo, l’ira dei sindacati arrivò subito alle stelle nel corso delle riunioni interne programmate dal CdA del CSTP: tutti uguali di fronte al sindacato, guai a toccare questo anzichè quello, nessuno si permetta di favorire tizio e di sfavorire caio. Batti e ribatti da chiacchiericcio infinito ed alla fine il crack. Ora tutti se la vorrebbero prendere con la Regione che giustamente ha bocciato i “contratti di solidarietà difensiva” acciuffati per i capelli, oggi dagli stessi sindacati per paura di ripercussioni, all’ultimo minuto quando ormai gli stessi contratti sarebbero da ritenere inapplicabili ad una società posta in liquidazione volontaria come è il CSTP. Bella fregatura per i dipendenti che adesso sono tutti a rischio di licenziamento con l’incubo di non poter neanche accedere ai trattamenti pensionistici carenti come sono, molti di essi, delle necessarie contribuzioni. Nell’ombra del suo studio, dietro la pesante scrivania di mogano, il docente universitario se la ride (anche con una certa rabbia!!) per la insipienza che sarebbe stata mostrata dai sindacati nella gestione di una proposta che se applicata l’anno scorso avrebbe, forse, consentito una pacifica risoluzione di alcune centinaia di rapporti di lavoro con sollievo per l’azienda e senza danni per i lavoratori. Ma tant’è, così funziona il sindacato nel nostro PaeseL: tutto uguale per tutti e … niente per nessuno.
direttore: Aldo Bianchini