SALERNO – Negli ultimi due mesi Luca Abete, inviato speciale (ma non troppo !!), di STRISCIA LA NOTIZIA ha preso più “botte” lui che tutti gli altri inviati di questi lunghi anni della fortunatissima e coraggiosissima versione satirica del classico telegiornale. Perché? Perché qualcosa nel “sistema Striscia” comincia a non funzionare nella maniera voluta o perché Abete è troppo spinto? Se dovessi azzardare un giudizio eliminerei la seconda ipotesi e privilegerei la prima, anche perché mi sembra inverosimile che a quei livelli un giornalista, ancorchè bravo, possa essere lasciato da solo allo sbaraglio. Dunque la prima ipotesi si accredita da sola, vale a dire che qualcosa veramente non funziona più nella micidiale macchina tritacarne messa in piedi da Antonio Ricci che, non dimentichiamolo mai, era stato per anni l’autore dei testi utilizzati da Beppe Grillo negli anni ’70 e ’80. In definitiva la macchina è logora, stenta ed annaspa e per non chiudere va alla ricerca delle cose impossibili abbattendo tutte le barriere professionali, deontologiche e private. Evidentemente il produttore di Striscia se lo può anche permettere forte com’è della risposta commerciale del programma e dello staff tecnico-legale che ha alle spalle. Ma qualcosa, ripeto, si è incrinato. Quando si mettono in discussione la veridicità delle immagini e dei contenuti dei servizi, quando si paventa l’ipotesi di immagini girate da altri e sapientemente e strumentalmente manipolate, siamo già oltre il primo campanello d’allarme. Un signore, nell’aspetto e nel comportamento, come il senatore Alfonso Andria non scende in campo contro Striscia, mostro sacro dell’informazione, per niente. Proprio Andria, che è stato ed è un conoscitore profondo della comunicazione e delle sue derive e che si è abilmente avvalso della comunicazione nei lunghissimi anni di presenza sulla scena pubblica e politica, non avrebbe mai sparato a zero contro Striscia se non fosse stato certo al mille per mille di quello che andava dicendo. E badate bene che il sen. Andria ha, comunque e precauzionalmente, utilizzato il condizionale per la sua affermazione più severa: “”Il servizio solo parzialmente registrato presso la struttura in questione –afferma Andria– si avvale in altra parte, a quanto mi è stato riferito e se le notizie in mio possesso sono fondate, di immagini non girate dalla troupe di Canale 5, ma già in precedenza da altri effettuate, e quindi fornite, dopo essere state manipolate strumentalmente -come deduco in via ipotetica- a chi poi le ha montate e trasmesse””. E cosa deve dire di più un senatore della Repubblica per far scattare immediatamente anche un’inchiesta di natura penale oltre quelle amministrative. In questi ultimi mesi sto parlando spesso del ruolo e dei limiti dell’informazione anche per quanto riguarda Striscia. Ecco questo fattaccio evidenziato con grande abilità e saggezza dal sen. Andria pone sul piatto della bilancia una discussione importantissima e serissima che attiene la cosiddetta “libertà di stampa” che, a mio modo di vedere, non può essere a 360° senza alcun limite e senza il minimo senso del rispetto della privacy che appartiene a tutti noi, giornalisti compresi. Mi rendo conto che è un’affermazione forte la mia, ritengo però che tutti dovrebbero darsi una calmata. In caso contrario si rischia di confondere le idee a tutti, soprattutto al legislatore che non trovando altri rimedi legifera certamente in danno dei giornalisti, e questo sarebbe veramente deprecabile. Non discuto la figura di Luca Abete, non mi interessano le sue presunte prodezze, a me sta a cuore la professione del giornalista in senso lato. Professione che è e rimane tra le più belle del mondo. Anche in barba all’anonimo “blue” che il 18 maggio scorso ha commentato in maniera irrepetibilmente vergognosa il comunicato dell’ufficio stampa di Andria che questo giornale aveva doverosamente pubblicato. Questa è un’altra usanza che i “giornali online” regolarmente registrati dovrebbero cominciare ad eliminare come sta facendo da oggi questo giornale che mi onoro di dirigere; la rete è talmente vasta ed infetta per trovare spazio alle proprie luride elucubrazioni.
direttore: Aldo Bianchini