La notizia:
GENOVA – Anche questa volta a Marassi l’hanno fatta da padroni gli ultrà genoani, fermando la partita e non facendola sospendere definitivamente. Rabbia e sdegno del calcio è, peró, lo stesso. Poi la follia, la scelta di bloccare tutto. Un centinaio circa di estremisti si é spostato dalla ‘Gradinata Nord’, fino all’ingresso degli spogliatoi. Hanno cominciato a lanciare fumogeni e bombe carta in campo, sono saliti sulle recinzioni, hanno minacciato un’invasione di campo. Dagli spalti hanno cosí cominciato a piovere in campo minacce e urla … fino alla richiesta di un’umiliazione pubblica dei giocatori: “che si levassero la maglia, non erano degni di portarla”. In molti hanno acconsentito. A centrocampo le maglie sono state sfilate, appoggiate l’una sull’altra, messe in un mucchietto e prese in consegna da Rossi. Una scena umiliante per i giocatori e tutta la società. Dopo la lunga, e imbarazzante pausa, la partita é ripresa.
Commento:
Su questa notizia ci sarebbero tante cose da dire. Gli “Ultrà Genoani” in questo caso l’hanno fatta da padroni, si sono, in un certo modo, impossessati del campo, della società e del regolare svolgimento della partita. Vogliono distinguersi, essere unici. Dovrebbero sostenere la squadra nelle difficoltà, quando si cade e ci si rialza e si riparte, invece rischiano la squalifica. Era triste guardare le immagini del capitano che consegnava le maglie agli Ultrà, o altri giocatori che piangevano in campo. Era la prova che tutto in quel momento dipendeva dagli Ultrà, tutto, vergognosamente, era diventato una minaccia e non piú un gioco. Ma c’é anche un problema con la gestione dell’ordine pubblico. Non si può organizzare una partita cosí, anche sapendo dei rischi che potevano esserci. C’erano pochi poliziotti. In campo la polizia é stata disponibilissima, ma la situazione era già compromessa. Oggi quando si sente il termine “Ultrà” si pensa subito ai gruppi violenti da stadio. All’inizio invece, erano semplici gruppi di tifosi che andavano allo stadio a sostenere la propria squadra, con cori, striscioni, coreografie… Lo sviluppo dei gruppi ultras negli anni settanta coincide con un periodo piuttosto tempestoso della società italiana, toccata da episodi di violenza e terrorismo. Cosicché gli ultras, risentendo del clima di generale violenza, prima, durante e dopo la partita, specie in occasione degli incontri “più caldi”, si abbandonano a veri e propri atti di guerriglia urbana. Gli ultras sono considerati come sottocultura giovanile. Infatti, essendo lo stadio un luogo frequentato da persone di tutte le età, una parte dei ragazzi che vedono queste figure ne prendono ispirazione, molte volte imitando quel tipo di persona. Si genera cosí questo fenomeno. «Tra le tantissime tipologie di tifosi si possono distinguere due macro-categorie: quelli che guardano il campo e quelli che guardano la curva. I secondi sono quelli che già si potrebbero definire ultrà».