SALERNO – Nel mio lungo viaggio attraverso il mondo del giornalismo e dell’informazione in genere ho parlato e scritto spesso della cosiddetta “libertà del giornalista” che oggi, da più parti, viene messa seriamente a rischio. Negli ultimi mesi ho scritto due volte sull’argomento, la prima volta in occasione dell’attacco brutale e senza precedenti che il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca ha rivolto all’intera categoria con epiteti irripetibili, la seconda volta in occasione del licenziamento-dimissioni di quattro giovani tecnici-giornalisti che operavano all’interno della tv privata Uno/Tv/Web di Sala Consilina. Nel primo caso ho avuto l’ardire di inviare il mio articolo al giornale “Il fatto quotidiano” che era intervenuto sulla vicenda salernitana, al presidente dell’ordine dei giornalisti della Campania Ottavio Lucarelli, e al presidente dell’associazione napoletana della stampa Vincenzo Colimoro. Tutti hanno fatto finta di niente, come se nulla fosse accaduto, come se questa bistrattata categoria di giornalisti non esistesse. Ovvero, per farla breve, è mancato il minimo e indispensabile segnale di solidarietà. Mi sono permesso di intervenire anche per quei quattro ragazzi di Sala Consilina e dintorni soltanto perché non ho percepito in giro il minimo segnale di solidarietà. Non volevo assolutamente entrare nell’organizzazione e nelle problematiche, tutte interne, di una società che era partita forse con il vento troppo in poppa ed è stata costretta a ridimensionare i suoi progetti per colpa della latitanza di norme ben precise e di un Ministero delle Comunicazione praticamente ondivago ed inaffidabile. Ma queste cose, per carità, come dicevo prima afferiscono ad una sfera che non può e non deve essere terreno di inchiesta giornalistica. In discussione, e per vie generali, è il concetto di libertà che ogni giornalista (compresi i quattro ragazzi di Sala C.) deve difendere sempre e con ogni mezzo, anche a costo di scontrarsi con la “casta degli editori” che è molto spesso anche “impura” nel senso che sono pochissimi i veri imprenditori dell’informazione. Spesso, molto spesso, arrivano sulla scena imprenditori che attraverso la strumento dell’informazione vogliono raggiungere e conquistare i loro obiettivi sotto mentite spoglie. L’elenco, anche nel Vallo di Diano, sarebbe purtroppo lungo. Ma ritorniamo alla libertà come concetto imprescindibile. La libertà di un giornalista non fa piacere a nessuno, figurarsi come potrebbe far piacere agli editori. Ma la libertà non si riceve, si conquista. Giorno dopo giorno, tenacemente, con rigore professionale, rispettando le posizioni e le idee degli altri, lavorando con convinzione ed anche con grande passione perchè: “il mestiere di giornalista, questo mestiere, da comunque un reddito psicologico che non è calcolabile con nessun metro di paragone”. Insomma il nostro mestiere è, senza forse, il migliore del mondo. Lo tengano ben presente tutti i giovani giornalisti e tecnici, non si atteggino subito ai falsi e fuorvianti modelli di Vespa e della Gruber, ma facciano gavetta con umiltà e senso del limite e della misura, rimanendo sempre se stessi. L’apparire, lo scrivere, il parlare in nome e per conto, non deve mai far schizzare il cervello al di là dell’asticella che nella sua invisibilità è, comunque, corposa ed a volte insuperabile. Ed è bene tenere sempre alta la guardia e tenere presente che in questo mestiere, purtroppo, non esiste la solidarietà, anzi rimbomba nel silenzio ovattato quasi come fosse una parola sconosciuta. Non so se i quattro ragazzi di Sala Consilina hanno delle colpe, probabilmente si, ma averli visti aggirarsi quasi increduli e spaesati in un contesto di gente, di autorità, di lettori e di telespettatori che facevano finta di non sapere nulla del loro problema, mi ha dato fastidio a pelle. Anche questo, se non soprattutto, mi ha spinto a scrivere e nient’altro.
direttore: Aldo Bianchini
Articolo fuori dal coro e come sempre coraggioso, nello stile del suo autore.