Lo scatafascio della LEGA è sulla bocca di tutti. Nel giorno della Resurrezione l’elenco infinito delle presunte ruberie di partito della famiglia finora più ‘onesta’ d’Italia, politicamente e, si presume(va), economicamente, ha fatto schizzare dalle orbite e dalle orecchie di mezz’Italia frammenti infiniti di rabbia per gli istintivi, collaudata indifferenza per gli habitués degli scandali nostrani.
Case, diplomi, auto di lusso: tutto a spese del Partito, cioè del popolo, di quello padano incluso; tutto, secondo le contestazioni della Magistratura, a favore di moglie, figli, collaboratori infedeli. Una vera pacchia all’italiana che, in nome e per conto degli slogan anti-Paese secondo cui tutti onesti – LORO – tutti LADRONI gli altri – ha fatto precipitare nel ridicolo inni, principi e ideali.
C’è per giunta sapore di ‘ndrangheta nel presunto grande e illecito business d’alto bordo padano. Investimenti in Tanzania e in altrove diversi oltre confine ad elevata specializzazione ‘artistica’, criminale, cioè, dà la misura di una efficiente organizzazione interna al cancro ormai in metastasi che investirebbe come un ciclone la LEGA NORD dell’eroe Umberto Bossi; il quale, al terzo giorno dalla sua ‘morte’ annunciata in diretta, avrebbe già deciso di resuscitare per riprendere il coordinamento di un partito che fu suo e che tale dovrà rimanere. Certo, non più di Cristo, ma almeno come!
Poteva pensarci prima il leader ballerino che, in passato, è saltato di qua e di là tra destra e sinistra, facendo il bello ed il cattivo tempo, ora a favore dell’uno ora dell’altro, alla fin fine solo di se stesso, pur di rimanere in sella ai governi.
A quanto pare, a giudicare almeno dall’aria che si respira, il lungo e documentato elenco delle contestazioni giudiziarie non sarebbe ancora finito. C’è già chi parla di altri numerosi avvisi di garanzia in arrivo.
Si fa veramente fatica a capire se, dal 2004, epoca della sua convalescenza senza tempo, Bossi abbia veramente guidato le sorti di un partito con la indispensabile lucidità e consapevolezza. Perché, se così fosse, avrebbe agito alla Lusi, né più né meno. Se,invece, si è fatto prendere la mano, se ne vada in pace e lasci agli altri lo scettro del comando.
Il popolo padano, si sa, è facile al plagio di chi ha eletto come proprio eroe. E facilmente riacclamerebbe il condottiero di sempre. Ma poi? Mistero.
Monti, intanto, gira il mondo politico che conta. Dopo l’UE, gli USA, l’Oriente, in questi giorni Medio Oriente. Una strategia politico-diplomatica di grande respiro internazionale per accreditarsi nei paesi leader, in previsione di un futuro che, chissà se nell’immediato, potrebbe preludere a colpi di coda partitici nei suoi confronti.
Meglio essere pronti, quindi, a cavalcare l’onda di una rivoluzione elettorale da cui non potrebbe che riceverne vantaggi diretti ed indiretti, benedetto dai potenti della terra.
Il Presidente smentirebbe certamente. Resta, però, il fatto che procede imperterrito nella sua politica di accreditamento all’estero, anticipando, nei fatti, una campagna elettorale apparentemente solo virtuale nell’immagine, in realtà assai sostanziale nei contenuti.
Infine Papa Ratzinger. Lanciando ieri una metafora di vastissimo respiro spirituale, religioso, morale e, perché no, politico, il teologo per eccellenza della Chiesa cattolica si è ispirato alla Luce della Creazione come Creazione della Luce.
In un mondo sempre più votato al materialismo, al (falso) benessere della ricchezza, alla competitività infinita che regolamentano i rapporti umani volti alla quotidiana rincorsa per il superamento del sé in funzione di quello degli altri il tutto si trasforma nell’alimento prediletto di una società perversa che, alla fine, aggredisce solo se stessa.
Peggior pessimismo nelle parole del Pontefice non poteva esserci nel cielo nebuloso di questa infinitamente triste Pasqua romana e italiana.