Domani ci riempiranno di auguri: buona domenica delle palme, auguri di pace! Ci scambieremo i
ramoscelli d’ulivo e seguiranno, purtroppo ormai non più scontati considerata la crisi economica, banchetti luculliani e pastiere a iosa su tavoli imbanditi a grande festa. Ma quanti faranno auguri conoscendone l’origine? Quanti scambieranno le palme dopo aver partecipato alla benedizione delle stesse nelle chiese? L’imbarazzo della risposta, o quanto meno la difficoltà che si trova nel darla, sottolineano bene come non sia scontato parlare ancora delle feste cristiane, e come l’evangelizzazione abbia ancora molto da dire affinché il Vangelo sia radicato non in una sterile tradizione ma in un vissuto sostanziale
e concreto. La domenica delle palme apre l’orizzonte sulla settimana santa, giorni in cui rivivremo il culmine della fede e del mistero di salvezza che ha operato il Signore. Vale la pena ricordarlo, soprattutto vale la pena riviverne le tappe. Ancora? Potrebbe obiettare qualcuno. Sì, ancora cari amici. Dopo due millenni di cristianesimo la nostra società occidentale mostra tutte ledebolezze causate dalla tentazione di cedere al relativismo che si insinua in ogni dove e in ogni quando. Un esempio? Basta informarsi su cosa sta operando in queste ore una blasonata squadra di calcio qual è il Real Madrid. Sta togliendo la croce posta sulla corona che fa parte del suo simbolo sociale perché, dovendo fare affari nel mondo islamico, non vuole avere problemi. Dietro quello che ai superficiali potrebbe apparire addirittura come un gesto di cortesia, si cela tutta la debolezza dell’identità della società europea e occidentale in genere. Il rispetto dei simboli altrui, e la conseguente
richiesta del rispetto dei propri, esigenza non commerciabile, dovrebbe essere alla base proprio del corretto rapporto e di ogni dialogo incardinato sulla pluralità e sul sano concetto di laicità della società. La triste verità è che assistiamo ad un progressivo impoverimento della nostra scala valoriale, ad una sottomissione di ogni cosa alle leggi e al dio dell’economia, e anche vedendone i frutti, oggi siamo incapaci di ribellarci. Siamo però capaci di munirci di “faccia tosta” a tal punto da fingere di non conoscere le cause della nostra decadenza, anzi, peggio ancora, di addebitare le responsabilità del nostrofallimento proprio a quel Gesù che per salvarci ha dato la vita. L’onestà dovrebbe portarci a riconoscere, che di più non poteva fare, ma appunto, dovremmo essere onesti innanzitutto con noi stessi. La buona notizia della
domenica delle palme è che il Signore continua donare la vita per la nostra salvezza, dunque siamo ancora in tempo. Auguri.