Una volta era il liceo…

Marco Bencivenga

…La scuola capace di attrarre più studenti, per lo più provenienti da famiglie nobili, desiderose di vedere i propri figlioli erudirsi mediante un percorso di studi da sempre ritenuto, a torto o a ragione, dall’alto profilo culturale. Basti pensare che molti “Real Licei”, avevano per compito primario, quello di  formare la nuova classe borghese  emergente, proprio per  garantire al Regno di Napoli il sostegno degli intellettuali, oltre a formare i funzionari, i magistrati e i notai del nuovo stato.   A ciò contribuiva non poco, la forte tradizione artistico-letteraria che caratterizzava il nostro Paese, risaputa in tutta  Europa, ma anche l’idea, piuttosto generalista, di assicurare agli allievi un titolo capace di distinguerli in termini di preparazione, innanzi alla prospettiva di proseguire gli studi all’università. I dati odierni, invece, appaiono in controtendenza.  L’antica prassi fa i conti con la disoccupazione, con la crisi, con la grave carenza delle competenze e delle abilità, senza dire delle qualifiche professionali che languono inesorabilmente. Se i “licei light”, gli unici a sopravvivere con il 7, 25 % rispetto al 6,66 % dell’anno passato, assicurano il titolo al prezzo di epurare materie ostili come il greco o il latino, il risultato comunque è infausto dato che il 52 % dei ragazzi ha già optato per  l’istituto professionale alberghiero o il tecnico industriale. Una scelta determinata dal bisogno spasmodico di acquisire conoscenze informatiche e tecnologiche, saperi e competenze facilmente spendibili e che garantirebbero agli aspiranti capotecnici, sommelier o responsabili di sala, un viatico immediato e sicuro per il mondo del lavoro. I dati attuali, però, consentono di fare almeno due riflessioni.  La grande migrazione verso gli istituti professionali, rappresenta il felice superamento di quella epoca “terroristica” legata alla loro paventata abolizione, ipotesi questa,  che comportò una vera e propria fuga verso i licei, prescindendo da una valutazione ponderata e incentrata sulle reali inclinazioni dell’allievo. A ciò deve pure annettersi che  la “liceizzazione”, foraggiata dalla vecchia regola che voleva gli allievi più promettenti verso studi classici,   ha di fatto impedito la creazione di importanti figure assai richieste dal mercato come tecnici ambientali, operai specializzati, chef e odontotecnici, privando il tessuto produttivo  di operai e tecnici brillanti.  Niente medici o avvocati disoccupati, quindi, ma tutti proiettati subito verso il mondo del lavoro; la crisi, in fondo, qualcosa ha insegnato. Ma forse, più di ogni altra cosa, va  meditata una riforma seria e concreta  dei licei.  Nella società complessa in cui viviamo è necessario non solo istruire gli allievi ai fini di un futuro lavoro, ma, per dirla con Maurizio Tirittico, formare la persona in ordine alle sue potenzialità ed attese, in un  sistema dinamico, capace di astrarsi dagli spazi angusti e dai  tempi ristretti  in cui opera. Occorre un sistema “ innervato nel sociale” che, avvalendosi anche di attività informali istruisca, educhi e formi… Per sempre!

 

5 thoughts on “Una volta era il liceo…

  1. Era ora.
    Ricordo quando m’iscrissi al ragioneria, le mie compagne del ginnasio mi davano dell’asina, additandomi come una studentessa di serie b. Ho studiato Economia, sono una commercialista, come tante, ma meglio di altre provenienti dal liceo

  2. La scuola troppo spesso risulta essere soggetta alle mode e alle tendenze di un determinato momento, se si riflettesse in modo appropriato sulle necessità dei vari settori produttivi, magari si riuscirebbe a formare individui che siano in grado di orientarsi, in quella che oggi viene definita società complessa. Non sto parlando a torto o a ragione di cosa sarebbe meglio fare o scegliere. Il buon senso suggerisce che tutto è necessario e nessuna risorsa va sprecata.
    La realtà poi però impone alle famiglie e alla scuola di orientarsi sempre in maniera diversa rispetto al contesto.
    Imprescindibile è imprimere ai ragazzi l’amore per la conoscenza; sposandolo con una spiccata capacità all’auto-formazione.
    In ultimo, e ci si rende conto di quanto sia difficile, bisogna saper leggere e interpretare la realtà circostante in modo tale da non rimanere un domani disorientati.

  3. Non soltanto i licei, come correttamente riportato nell’articolo, ma tutta la scuola è in crisi.
    I numeri della dispersione scolastica sono allarmanti, mentre le risorse vengono dimezzate, senza tener conto del livello e dell’età dei docenti.
    A quando la vera e propria riforma?

  4. Il liceo allarga la mente. Nel liceo si incontrano risposte a domande che non ci si sarebbe mai posti da soli eppure sono fondamentali per l’essere umano. SI impara ad articolare in pensieri coscienti il disagio del vivere, il che consente anche di immaginare soluzioni ad esso disagio. Ma ormai la mente è merce di scarso pregio…

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