Maria Chiara Rizzo
Arabia Saudita ed Egitto rilanciano un vecchio progetto per la costruzione di un ponte che collegherà i due Paesi e la cui realizzazione è prevista entro il prossimo anno. Il disegno del progetto era stato presentato per la prima volta negli anni ’80, ma poi archiviato.
Costerà circa 3 miliardi di dollari e sarà lungo 50 km il ponte che metterà in contatto la penisola del Sinai con la regione di Tabuk in Arabia Saudita, collegando il territorio egiziano all’isola saudita Jazeera Tyran e poi alla terra ferma in 20 minuti circa. Il progetto avrebbe lo scopo principale di rilanciare il settore turistico dopo la battuta d’arresto subita soprattutto nel corso degli ultimi mesi a causa della “primavera araba” egiziana. Infatti, l’infrastruttura faciliterebbe il transito di centinaia di migliaia di persone che ogni anno si recano nella penisola dell’Arabia Saudita per onorare uno dei cinque pilastri dell’Islam, il pellegrinaggio alla Mecca. Tra l’altro, quest’opera infrastrutturale è utile per abbreviare tempi di percorrenza, riducendone i costi- annunciano i sostenitori del piano. Ma non manca il risvolto negativo della medaglia. Agli onerosi costi per la realizzazione dell’opera che potrebbero essere ammortizzati nel giro di poco, se il progetto servirà a rilanciare l’economia favorendo lo sviluppo del settore turistico, si devono aggiungere quelli relativi all’impatto ambientale. Gli ambientalisti, infatti, hanno espresso una posizione contraria sulla realizzazione del progetto lanciando un forte allarme, in quanto il piano mette a rischio molte specie marine e la qualità delle acque, senza, poi, considerare l’impatto che avrebbe sulla barriera corallina e sulla flora dell’area. Inoltre, -aggiungono gli ambientalisti- la costruzione del ponte avrà un violento effetto anche sulle coste dei due Paesi, già deturpate considerevolmente dalle strutture ricettive destinate ai flussi turistici in arrivo.
