NOCERA INFERIORE – A cavallo tra il 16° e il 17° secolo per contrastare la delinquenza organizzata incalzante i governanti dell’epoca incaricarono la scienza ufficiale e gli esperti di criminologia di dimostrare attinenza tra aspetti somatici e tendenze criminali. Si voleva far partire un’azione di pulizia a tutto campo, una sorta di “minority-report” (individuazione psicologica del pre-crimine potenzialmente presente in ogni individuo) di concerto con gli aspetti somatici visivamente poco rassicuranti. L’operazione fallì miseramente dopo qualche piccolo tentativo sperimentale e fu sepolta per sempre, almeno fino ai giorni nostri. Questo per rispondere a chi vuole forzatamente vedere nei profili somatici le tracce di manifesta delinquenza. Non solo, anche il processo “Linea d’ombra” in pieno svolgimento presso il tribunale di Nocera Inferiore per alcuni inquietanti aspetti sembra voler ripercorrere quell’operazione di fine ‘700. Dico questo perché sia il pm Vincenzo Montemurro che il tenente dei carabinieri Marco Beraldo sembrano voler ripercorrere quella strada infausta. Entrambi, nell’udienza del 7 marzo scorso, hanno insistito nel voler descrivere con dovizia di particolari, poco utili all’economia del dibattimento, il quadro socio-economico-politico-criminale all’interno del quale sarebbe maturato il cosiddetto “sistema Pagani”. A dimostrazione di questa mia teoria, che comunque va presa con le pinze del condizionale, ci sarebbe il tipo di indagini che l’Arma e la Procura continuano a condurre al di là del processo e al di sopra dello stesso. Ci troviamo, quindi, di fronte alle “indagini a strascico” nell’estremo tentativo di prendere nella rete comunque qualcosa, costi quel che costi, per riempire i contenuti del processo e salvare capre e cavoli da una storica figuraccia. Soprattutto dopo che il collegio difensivo di Alberico Gambino ha annunciato il deposito di alcune sbobinature di intercettazioni ambientali che gli inquirenti non hanno ritenuto rilevanti e che, invece, potrebbero sovvertire l’esito de processo. Mi riferisco alle intercettazioni di un colloquio tra padre e figli, Gabriele – Amerigo e Luca Panico (fonte Il Mattino dell’8 marzo 2011), che dicono pressappoco che da parte di Gambino non c’è stata alcuna imposizione nell’assunzione (del resto mai avvenuta!!) di Antonio Fisichella, fino al punto che Luca Panico arriva a dire: “Il bordello di mazzette non c’è stato, imposizioni di Inps non ce ne sono state. Mi ha chiesto solo un piacere”. Tutta questa conversazione raccolta dagli inquirenti non era stata ritenuta utile alle indagini e quindi lasciata nei faldoni, anche se la stessa conversazione sarebbe avvenuta il giorno prima che i tre si presentassero in tribunale per essere sentiti dal pm prima che scoppiasse lo scandalo. Abilissimi e scrupolosi i difensori di Gambino che hanno ripercorso tutte le tappe della vicenda andando a sfogliare migliaia e migliaia di pagine di trascrizioni per arrivare alla scoperta inquietante. Mercoledì 14 marzo in aula ci sarà proprio Amerigo Panico (titolare della Pegaso) che è uno dei perni principali dell’accusa. Ecco perché, come dicevo, la Procura tenta di allargare il fronte delle indagini e scaraventa nel calderone la segretaria comunale (dott.ssa Ivana Perongini) per subornazione e l’addetta stampa del comune (Anna Rosa Sessa) per falso ideologico e peculato ai danni dello stato. L’accusa di “subornazione” per la Perongini appare forzata e fantasiosa anche perché è stata proprio la segretaria a denunciare alcuni personaggi del comune visto e considerato che sempre lei è assolutamente a conoscenza di tutti gli atti. E chi, dunque, ha inteso coinvolgere la Perongini e per quale motivo tutto ciò arriva all’improvviso proprio quando la predetta segretaria, semmai, poteva essere chiamata come teste a discarico di Gambino. Ergo, l’accusa in questo modo coglie due piccioni con una sola fava. L’accusa scaraventata addosso alla Sessa è, se possibile, ancora più paradossale. La Sessa ha un contratto part-time di tre ore giornaliere alle dipendenze del comune di Pagani in qualità di “addetta alla comunicazione”. Preliminbarmente è opportuno chiarire che l’istituto del part time è usato come leva di “flessibilità” dalle aziende, per risolvere situazioni lavorative che non richiedono il pieno impegno del lavoratore, oppure per quei lavori che devono essere svolti solo in alcuni periodi dell’anno. La precedente normativa (Dlgs. 61/2001) viene con la riforma Biagi ad essere in parte integrata, ed in parte profondamente innovata. Il contratto part-time viene disciplinato in forma identica a quello full-time, anche per quanto riguarda le malattie. Se ne deduce che corre l’obbligo a carico del lavoratore di preavvertire il D.L. con apposita certificazione medica, così come la Sessa puntualmente fa la mattina del 7 giugno 2011 quando a causa di una forte emicrania non può recarsi in comune per lo svolgimento delle “tre ore” di lavoro. Molto risibile l’accusa di falso per la Sessa, per il medico e per Gambino, perché nessuno (neppure il medico) ha o può impedire alla Sessa di uscire di casa e di andare dove crede, anche a Napoli al seguito di Gambino che sebbene in quel periodo si sia già dimesso è pur sempre in carica temporanea perché il nuovo sindaco Petrelli non ha assunto ancora i pieni poteri. Oltretutto l’emicrania non può costringere a casa il lavoratore, anzi i medici suggeriscono di uscire per cercare di riprendersi rapidamente. E poi a che ora è giunta a Napoli, chi davvero l’ha vista, e chi stabilisce se a quell’ora il suo normale orario di lavoro in comune non fosse già scaduto? Un colosso dai piedi d’argilla, ecco come mi appare il castello accusatorio. Le forzature, come quelle contro la Perongini e la Sessa, possono soltanto contribuire al suo crollo. Appuntamento a mercoledì nell’aula bunker del tribunale di Nocera Inferiore.
egregio direttore leggo per l’ennesima volta la sua difesa di ufficio di Gambino. io, al suo contrario,non giudico, aspetto. non dimentichi che in italia ci son ben tre gradi di giudizio e così Gambino ben può sperare, se innocente, di veder giustizia. io plaudo al giudice Montemurro e al tenente Beraldo veri servitori dello stato.
ma lei, mi dica, da dove trae le sue certezze, dimenticavo lei non vive a pagani.
Direttore io grido e sostengo che i provvedimenti giudiziari devono essere soggetti a critiche. Ma se le cretiche non sono argomentate è meglio tacere. Gli attacchi al procuratore Montemurro ed al tenente Beraldi che basi hanno, lo dica. Lo stesso dicasi della sua difesa di ufficio della Sessa. Lei conosce la realtà dei fatti?
Una cosa strana voglio evidenziarla subito. Possibile che per un fatto così importante quanlcuno ha asppettato la 28^ puntata dell’inchiesta di Bianchini. Evidentemente il caso fa paura e nessuna vuole esporsi, tranne che a sparare a zero sul pianista (Bianchini !!) che suona evidentemente una musica che non piace a chi è colpevolista per principio. Comunque quando si dibatte è sempre positivo.
Vorrei suggerire a Franco e Felice di essere un pò più cauti nell’andare all’arrembaggio di Bianchini, autore di ben 28 articoli sul caso giudiziario più interessante di questi ultimi anni. Io l’ho seguito spesso nelle sue inchieste e dò per scontato che lo fa perchè ci crede e non perchè voglia attaccare il pm e il tenente. Certo, però, che se Felice e Franco abitano a Pagani e vedono le immagini su telenuova si renderanno subito conto che un tenente col sorrisetto sempre sulle labbra non è proprio il meglio per rappresentare lo Stato che è freddo e senza anima. So bene che sia il pm che il tenente sono degli uomini e non delle mummie, ma certi atteggiamenti potrebbero anche evitarli. Bianchini ha scritto che l’aula del tribunale è un sacrario. E come dargli torto. Io, inoltre, come lo stesso Bianchini ho avuto modo di vedere come vanno a finire le inchieste giudiziarie, anche quelle più roboanti. Dò per scontato che Bianchini sappia che ci sono tre gradi di giudizio e che Gambino può sperare, ma perchè massacrarlo se poi dovesse risultare innocente. Chi gli darà la sua onorabilità, Felice e Franco? Fa bene Bianchini a mettere a nudo tutti i punti deboli dell’inchiesta, forse solo lui lo può fare in quanto, al di là della sua dichiarata amicizia familiare con Santilli, probabilmente è l’unico giornalista che non ha legami nè con i giudici nè con i carabinieri. E questo lo ha dimostrato in tanti anni di attività giornalistica sempre in prima linea. Mi meraviglio, infine, di Felice che ce la tiene a spada tratta contro la giornalista Sessa, ma cosa gli ha fatto per essere così acido? Calma, dunque, e leggiamo attentamente le prossime puntate di Bianchini. Pagani ne ha bisognno, tutti noi ne abbiamno bisogno.
io credo che mal si sia interporetato quando dice il direttore Bianchini. Voglio ricordare a tutti quanto il direttore faccia ed abbia fatto per la legalità. W Bianchini