VALLO di DIANO – La promessa di Nicola Landolfi di rimescolare le carte, e di rimodellare la politica nel Comprensorio a misura d’ uomo, sembra svanita nel nulla. L’urgente bisogno di un coordinamento di zona per traghettare l’enfasi di cambiamento dalla riva della vecchia politica al riscatto generazionale, si è rivelato il solito bluff di una politica estranea ai reali bisogni delle persone, sempre più legata a vecchi meccanismi di conservazione del potere. Mancavano pochi giorni a Natale, quando spinto da un vento di rinascita, il segretario provinciale del PD Nicola Landolfi, ha chiamato a raduno i segretari dei circoli del territorio. L’incontro si è svolto presso l’hotel Vallisdea di Sala Consilina. Lo scenario era perfetto per dare il la al tanto sospirato giro di boa , invertire la rotta , insomma esibire i cosiddetti attributi contro lo stagnare della politica del potere dei pochi, che nell’ultimo ventennio ha dominato la scena incontrastatamente. Presenti a quell’incontro molti dei personaggi incriminati, tutti a farsi una ragione, tutti a giustificare il misfatto. “Bisogna fronteggiare le difficoltà del momento, ridare la fiducia ai cittadini, mobilitando un largo arco di forze che si identificano nel nuovo ideale che il partito vuole mettere in scena, una nuova cultura del fare politica volta alla partecipazione attiva dei giovani, con le loro idee, ma soprattutto con la voglia di emergere dalla stasi del momento”. Con queste parole, il giovane segretario Landolfi, creò il vuoto, “ serve un coordinamento ed un coordinatore con la precisa funzione politica di deterrente alla vecchia teoria del “magna magna”. Inoltre furono tracciate le linee guida della nuova primavera, di quel cambiamento da tutti auspicato, ma mai realizzato. Uno schema ben definito basato su un sistema di collegialità , di intesa, di disturbo al sistema ormai radicato ed impresso sul volto dell’intero comprensorio. Tanti i propositi. Risvegliare le coscienze, rimarcare gli abusi, riprendersi il territorio nel rispetto delle regole , mettersi alla ricerca di comportamenti e stili di vita che possano rendere felice, o quantomeno significativa l’esistenza nella nostra civiltà. Imporre una politica diversa, fatta di coesione e non di senso di protagonismo, discostarsi dagli pseudo ideali che fantomatici precursori del potere hanno imposto con forza, armonizzare lo scambio di idee, per far spazio ad un ricambio generazionale , ricercare nuovi leader che ridiano speranza alla società, estranei ad un conflitto fatto di voti ad ogni costo, per un successo personale, ma bensì alla ricerca dei veri mali sociali, per ridare lustro e futuro ai cittadini. L’ incontro, propiziatorio di progresso, si chiuse con la convinzione di tutti o quasi di aver finalmente ritrovato la via maestra, il giusto condottiero, il tanto auspicato riscatto. Furono messi in calendario altri incontri , volti a fissare i parametri dell’azione. Ebbene dopo quasi due mesi, la parabola del buon samaritano, non vede attuazione, nessun incontro c’è stato, nessun coordinamento è nato, tanto fumo e nessun fatto. Allora mi chiedo? Ma era proprio necessario questo bluff? Voci bene informate, dicono che i giochi sono fatti, il coordinatore c’è, nato da accordi di palazzo. Alla faccia del cambiamento. Ma udite udite, trattasi di uno dei pilastri storici del sistema che il valoroso condottiero Landolfi vuole capovolgere. Sarà una strategia, o semplicemente la chiara riprova che nulla deve cambiare, e che il vero leader ruota non sulle idee, sui progetti, ma semplicemente sui numeri elettorali? La risposta l’avremo dopo il 6 e 7 maggio, all’indomani della tornata elettorale che vede protagonista il comune di Sanza.