Petrolio: l’operazione “MONTE CAVALLO” non sa da fare.

Antonio Citera

VALLO di DIANO – Dopo Montesano e  Buonabitacolo, che all’unanimità hanno deliberato contro la proposta della multinazionale del petrolio, di poter effettuare sondaggi nel sottosuolo, alla ricerca di idrocarburi, tocca ora a tutti gli altri comuni del Vallo di Diano, che nei prossimi giorni saranno impegnati in consigli monotematici volti a rigettare la colonizzazione della Shell.  “La specificità del territorio, in primis,l’acqua come risorsa primaria che non si addice in alcun modo al petrolio”. Con queste parole, il consiglio comunale di Montesano, ha respinto la richiesta della Shell di trivellare il territorio. E’ stato proprio il comune delle sorgenti Santo Stefano il primo a deliberare e a rigettare l’avance del colosso Anglo- Olandese. Un consiglio monotematico in ogni comune, questo l’accordo che hanno stipulato i sindaci del comprensorio, seriamente preoccupati dalla situazione che si sta delineando. Un altro NO, è arrivato da Buonabitacolo, che nei giorni scorsi ha deliberato contro le trivellazioni e a favore  dell’ambiente. Seguiranno a ruota tutti gli altri comuni, infatti, nei prossimi giorni, si siederanno in consiglio, gli amministratori di Monte San Giacomo, Polla, Sassano, Padula, Sala Consilina, Atena Lucana,Caggiano,San Rufo . Una decisione già emersa nell’ambito di un incontro presso la sede della Comunità Montana, che ha stabilito i punti cardini del diniego, scritti su un documento stilato ad hoc, e firmato dai sindaci del territorio. Una valutazione attenta quella fatta, appoggiata anche dalle associazioni ambientaliste, da esperti del settore, e da gruppi di cittadini, che rispediscono al mittente la proposta , senza riserve. Ecco le motivazioni delineate dai Sindaci.-Il territorio da diversi anni a questa parte si sta spendendo per sostenere uno sviluppo che va in tutt’altra  direzione e che si identifica con lo sviluppo rurale integrato che significa crescita armonica non solo dell’agricoltura, che costituisce la spina dorsale del tessuto produttivo locale, ma anche di altri settori più direttamente connessi quali il turismo sostenibile legato essenzialmente alla fruizione dei beni culturali ed ambientali di cui il Vallo di Diano è ricco, l’artigianato tradizionale, il piccolo commercio. Per non vanificare gli ingenti sforzi finora compiuti nel campo della pianificazione e dell’attuazione dei programmi di sviluppo locale, bisogna avere la piena consapevolezza che il territorio del Vallo di Diano costituisce, nel suo insieme, una risorsa di grande rilievo, strategica per il tipo di sviluppo ipotizzato, e, come tale, necessariamente da salvaguardare da tutto ciò che compromette la bellezza ed il valore delle peculiari risorse presenti, molte delle quali a valenza riconosciuta a livello internazionale: Certosa di Padula, Grotte di Pertosa, centro storico di Teggiano, Terme di Montesano S/M, Monte Cervati e le miriadi di aree protette ricadenti nel Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Il petrolio non è assolutamente sinonimo di sviluppo,non si può insistere ancora nelle risorse energetiche derivate da combustibili fossili, ma bisogna puntare alle energie rinnovabili, sicure, pulite ed al risparmio energetico, vi è bisogno di un’economia durevole , sostenibile ed armoniosa con la natura, ma soprattutto bisogna tutelare la pubblica incolumità, prendendo spunto dall’esperienza della vicina Basilicata.- Contrari anche i Politici della zona,e i vertici del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, che in vari comunicati stampa, hanno messo in evidenza la ricchezza del territorio sotto il profilo naturalistico- culturale, incompatibile con uno scempio legato agli effetti che un’operazione di estrazione comporterebbe ad un paesaggio incontaminato. Una vicenda complicata che passa nelle mani della Regione che a breve dovrà pronunciarsi sulla valutazione d’impatto ambientale. Una vicenda che pare avere il pass del Governo centrale,poco intenzionato a salvaguardare il bene comune, ma molto interessato a rimpinguare le casse dello Stato. La storia continua dunque, e come 15 anni fa , si sta cercando di impedire l’insediamento delle trivelle, Prima la Texaco, ora la Shell, la zona è ritenuta ad alto rischio sismico, dunque le trivelle che sono così delicate di fronte ad una scossa di terremoto di media intensità potrebbero subire dei danni e trasformare la valle del Diano in uno stagno di petrolio. I vertici della Shell hanno detto che prima di iniziare i lavori valuteranno i dati già esistenti senza scavare nulla, certo è che in 15 anni la zona non può essere passata dall’essere sismica al non esserlo più, dunque se l’autorizzazione venisse concessa i conti non tornerebbero.

 

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