I figli delle chiancarelle

Aldo Bianchini

SALERNO – I cosiddetti “figli delle chiancarelle” stanno ormai spopolando sul web e la loro associazione sta crescendo a dismisura nel numero dei suoi componenti ed anche nell’azione concreta di ridare a Salerno la sua “salernitanità” che qualcuno vuole forzatamente togliere loro. Ringrazio tutti quelli che stanno rispondendo in maniera convinta al contenuto del mio articolo “De Luca e i giornalisti” che è stato pubblicato ieri su questo giornale. Ma chi sono i figli delle cbhiacarelle e, soprattutto, cosa erano le chiancarelle. Chi non conosce gli abitanti del centro storico, la loro passionalità, il loro attaccamento alla città e il loro assoluto rispetto delle tradizioni (anche quelle più antiche!!) della Salerno che fu, non conosce Salerno, non conosce il concetto di salernitanità e non conosce i figli delle chiancarelle”, un fenomeno che assomma tutte queste cose messe insieme per tutti gli strati sociali. Senza troppi infingimenti posso dire che “le chiancarelle” rappresentavano la storia della Città e le sue tradizioni. Qualcuno in maniera monocratica (il sindaco!!) ha voluto abbattere e distruggere tutto questo nel nome di una fantomatica salernitanità che, molto verosimilmente, non ha mai conosciuto pur vivendo in questa Città da oltre cinquant’anni. Anche  io, come De Luca,  sono nato in un paese della Basilicata, Muro Lucano a pochi chilometri da Ruvo del Monte, ed anche io vivo a Salerno fin dal 1959. Ho capito e fatto mio lo spirito dei salernitani, ho trapiantato le mie radici con serenità e fermezza, senza mai abbandonare lo spirito che contraddistingue i lucani: l’indipendenza, la libertà e la verità. Per anni non ho saputo neppure cosa fossero le chiancarelle e cosa avessero rappresentato per l’intera città di Salerno. L’ho scoperto alcuni anni fa grazie al mio mestiere di giornalista. Una mattina mi trovavo sul Corso Vittorio Emanuele mentre stavano demolendo l’edificio sede storica del “cinema Metropol”. Mi avvicinò un vecchietto che quasi in lacrime mi passò tutto il suo dispiacere per quell’abbattimento e mi raccontò in breve la sua storia. In quella sala cinematografica molti anni prima (anni ’50) aveva portato la sua ragazza dopo aver messo da parte il danaro necessario, dopo la proiezione aveva fatto una passeggiata sul lungomare fino alle “chiancarelle” dove, nascosti alla vista dei più, i due ragazzi avevano tentato qualche approccio amoroso, più per iniziativa maschile, ovviamente. Mentre stava concludendo qualcosa, all’improvviso la ragazza diede un grido bestiale non per sottrarsi alle avances del ragazzo ma soltanto perché un grosso ratto era passato sulle sue scarpette. Apriti cielo, da quel momento (mi disse il vecchietto) con la ragazza non ci fu più niente da fare. Dovette aspettare un paio d’anni e soltanto dopo averla sposata riuscì a farla sua. Le ultime parole il vecchietto le pronunciò quasi in lacrime e mi disse: “De Luca mi sta togliendo tutto, i miei ricordi, le mie tradizioni, ora dopo le chiancarelle mi ha tolto anche il Metropol, spero che la mia famiglia riesca a darmi fino alla fine il calore che vorrei”. Non ho mai più visto quel vecchietto, non so neppure se è ancora vivo. Lo ringrazio comunque, mi fece capire quello che non  sapevo e che credo non sappia neppure De Luca.

2 thoughts on “I figli delle chiancarelle

  1. Le chiancarelle devono essere una memoria della Salerno di ieri che non era tutta negativa come racconta De Luca…le zoccole no!

  2. E’ confortante constatare che in questa Città non è tutto piatto come in un regime dittatoriale, che esistono voci fuori dal coro, persone con la voglia ed il coraggio di protestare, dai giornalisti ai semplici cittadini. Da questo punto di vista, ‘Il Quotidiano di Salerno’ ed ‘I Figli delle Chiancarelle’ sono espressioni di una medesima forza, quella che deriva dal coraggio delle proprie idee! Paolo D’Amato

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