Università: 11 anni fa moriva Alessandro Infantino, una memoria ignorata

Aldo Bianchini

A partire da oggi, domenica 26 febbraio 2012, alle ore 19.00, e poi mensilmente, sarà celebrata a Fisciano, nella Chiesa dello Spirito Santo una funzione Eucaristica per tutti gli studenti universitari.  Iniziativa lodevole autonoma e a se stante, coincidenza fortuita o tacita commemorazione di un evento da non dire? Guarda caso, infatti, la data odierna coincide drammaticamente con quella della morte di uno studente iscritto al 2° anno fuori corso della locale Facoltà di Economia della Università di Salerno, Alessandro Infantino, suicidatosi il 26 febbraio 2001. Si chiamava Alessandro ed era figlio di un alto dirigente di Prefettura. Undici anni fa, in questo stesso giorno, i suoi compagni lo trovarono in bagno, privo di vita, appeso ad un cappio improvvisato con le sue bretelle, trasformate per tragica fantasia in un impietoso oggetto di morte. Alessandro aveva solo 25 anni. Una vita davanti a sé. Ma anche un esame apparentemente insormontabile, quello di statistica! Un esame ripetuto più volte alla locale Facoltà di Economia e Commercio e mai superato. Anche quella mattina del 26 febbraio 2001 il giovane Infantino avrebbe dovuto ripresentarsi dinanzi alla temuta commissione dell’esame statistico, un insegnamento di cui era titolare, tra gli altri, il professore Cosmo Vitali, considerato tra gli studenti particolarmente severo e intransigente. Come scrissero alcuni giornali (Corriere della Sera), pare che lo studente Infantino avesse trascritto da sé sul libretto universitario il superamento di alcuni esami e temeva di essere scoperto. Il povero ragazzo ignorava, purtroppo, l’esistenza di un recente provvedimento legislativo in base al quale quel che solo fino a un anno prima poteva essere effettivamente un reato, non lo era più.  A seguito della riforma sulla autonomia universitaria del 2000, infatti, agli atenei italiani era stata concessa piena libertà di azione, anche sui libretti universitari. Avvalendosi della nuova legge, gli organi accademici salernitani, con una delibera accompagnata da una circolare del Rettore Raimondo Pasquino del 2001, furono tra i primi ad approvare una norma in base alla quale nessun valore legale né di certificazione veniva più riconosciuto al libretto universitario rilasciato dall’Università degli Studi di Salerno. Da quel momento unico documento valido da presentare agli esami sarebbe stato quello rilasciato dalle competenti autorità dello Stato (patente, carta di identità, passaporto). Da quello stesso momento, quindi, qualsiasi conseguente annotazione di esame superato da parte dei diretti interessati o di estranei o perfino di pubblici ufficiali, anche se non veritiera, non costituiva più alcun tipo di falso e conseguente reato penale; tutto al più, solo un falso innocuo, senza conseguenze legali per nessuno vista l’impossibilità, ormai, di produrre effetti di alcun genere. Insomma fu una rivoluzione che, di fatto, superava le stesse recenti sentenze della Corte di Cassazione fino allora, secondo le quali i libretti universitari, ove utilizzati impropriamente con false annotazioni, costituivano prova evidente del reato. Con quel suo provvedimento di avanguardia in virtù della legge sull’autonomia del 2000, l’Università di Salerno, proprio per ovviare, forse, a tanti episodi analoghi registrati in più casi tra gli studenti, si avvalse tra i primi della normativa vigente. Il libretto universitario, insomma, non valeva più niente come documento, per nessun motivo. Ma questo, forse, Alessandro non lo sapeva. Secondo alcuni, l’intimo convincimento del contrario e, quindi, il timore di essere scoperto per quel suo ‘reato’ da parte di qualcuno o la possibilità che potesse accadere, ebbero un sopravvento drammatico. Gli effetti emotivi e psicologici sullo studente nel trascrivere, se lo fece, il superamento di esami non effettivamente sostenuti e, quindi, non superati (tra cui, forse, proprio quello di statistica del temuto professore C. Vitale e/o altri) furono devastanti, in virtù di una forte sensibilità e nel convincimento errato di avere commesso un vero e proprio reato di falso. Non fu e non è, del resto, l’unico caso che si registra ancora oggi, purtroppo, tra studenti in difficoltà con la propria carriera universitaria e, conseguentemente, con le proprie famiglie. Anzi, paradossalmente, avere annullato qualsiasi valore al libretto universitario, potrebbe avere sortito o potrebbe sortire effetti esattamente opposti; nel convincimento di non commettere più un reato, ‘convincendo’ senza più rischi le famiglie circa il superamento dei propri esami. Da parti diverse, però, si lasciò intendere che questa pista emotiva fosse semplicemente una voce fatta circolare da un ambiente accademico evidentemente preoccupato dalle conseguenze del tragico gesto dello studente potentino; e cioè per deviare altrove, forse, la temuta attenzione dei familiari, dell’opinione pubblica e della stampa per una diversa e non meno plausibile verità in ordine a responsabilità quanto meno morali. Lo lasciarono chiaramente intendere, almeno, le dichiarazioni ufficiali di un coraggioso rappresentante degli studenti in Senato Accademico e riportate il 5 marzo successivo dal quotidiano “Il Mattino”. Una cosa sembra  certa. Alessandro Infantino non si presentò più all’esame di statistica di quello sfortunato 26 febbraio 2001, preferendo andare in bagno ed impiccarsi. Peccato! Davvero peccato! Si dà il caso, infatti, che nell’appello immediatamente successivo al suicidio, non ci fu nessun bocciato, pare, e tutti i suoi colleghi avrebbero superato il pur temutissimo esame scritto e orale di Statistica. In quella tragica circostanza, “Il Mattino” di Salerno pubblicò la significativa dichiarazione del rappresentante degli studenti, Giuseppe Cuomo, in Senato Accademico: Quello di Alessandro Infantino è un caso limite, ma i malesseri derivanti dall’ansia dello studente sono all’ordine del giorno nella realtà di un mega-ateneo quale quello di Fisciano. Il gioco dei rimandi delle responsabilità a una o all’altra figura accademica non porta certamente da nessuna parte. Spero vivamente  che questo episodio possa  servire almeno ad impostare un nuovo modo di concepire il rapporto docente-studente. (…) Mi rivolgo, quindi, a tutti gli studenti salernitani, a denunciare eventuali episodi di abuso di potere ed a pretendere di essere trattati con pieno rispetto, (…). E’ arrivato il tempo di riportare al centro del sistema la figura dello studente inteso come persona nella sua totalità e non come semplice numero di matricola. (…) Denuncerò in Senato Accademico ogni  episodio che violi la correttezza dei rapporti tra docenti e studenti.” Una dichiarazione emblematica, che tradiva e tradisce in sé una preoccupazione diametralmente opposta a quella dei presunti timori dello studente Infantino per le false annotazioni apportate sul proprio libretto universitario. Sarà ora la Chiesa a celebrare una Santa Messa ogni mese (il 26?), a cominciare proprio dall’odierno anniversario di quell’assurdo suicidio. Ci piace pensare che, sia pure involontariamente, con questo gesto si voglia in qualche modo ovviare al torto di una memoria ignorata. L’esigenza umana e laico-cristiana insieme di farlo in maniera spirituale, più che con vuote e formali cerimonie, ripaga molto di più e molto meglio l’intera comunità studentesca dell’Università degli Studi di Salerno.

 

 

2 thoughts on “Università: 11 anni fa moriva Alessandro Infantino, una memoria ignorata

  1. Il docente di statistica Michele La Rocca era peggio, a me la fece veramente grossa, prese il libretto e disse: “ma lei come è vunuto a economia e commercio? con questi voti bassi nelle materie più importanti, senza vedere però il 26 in matematica, il 25 in inglese (batosta peggio di matematica) , 25 in framcese (peggio che andar di notte) e 25 in diritto commerciale. Mi ha soltanto offeso facendo domende per farmi cadere. Il mio riscatto? Ho vinto un cocorso rispondendo esattamente proprio alla domanda di statistica! Alla faccia del ciccione che gli stanno ancora fischiando le orecchie!!!

    1. Oddio il Prof. La Rocca!!! il mio incubo peggiore in quegli anni! io l’ho avuto a Scienze Politiche e pur essendo bravissima in tante discipline (avevo la media del 28) non riuscivo a superare questo maledetto esame di Statistica, un vero e proprio scoglio per me. Devo ammettere che la materia non mi piaceva per nulla poiché ho sempre preferito le materie storiche e giuridiche a quelle scientifiche, ma il fatto di dover fare una prova al computer piena di esercizi e con molte domande di teoria a trabocchetto in così poco poco tempo non mi aiutava affatto, mi rendeva nervosa! Ora ho la magistrale e ho quasi finito un master ma a volte sogno ancora quel suo sorrisetto sadico e lui che mi dice: ” non l’ha superato per poco, peccato! ritenti e studi meglio!”. Devo dire che in alcune facoltà di Scienze Politiche dell’Italia Settentrionale, molto più blasonate, la Statistica è quasi un optional, ma a Salerno si esagera!

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