SALERNO – Era venuto da Frattamaggiore ed in breve divenne l’imprenditore per eccellenza. Tanto da mettere su un impero industriale ed economico come raramente è stato dato di vedere in tutta la provincia di Salerno. La sua vita è stata caratterizzata da momenti gloriosi e momenti di cadute rovinose, dalla prematura ed inattesa morte del giovane figlio fino alla trappola di tangentopoli. Agli inizi degli anni 70 aveva cominciato a mettere su il suo impero ebolitano, probabilmente la sera del 14 maggio 1987 segna l’inizio della rovinosa caduta. Quel pomeriggio lo aveva trascorso a lungo nello “studio ovale della casa bianca”, così veniva definita la dimora dell’allora rampante democristiano Paolo Del Mese. Nello studio erano in tre: Sossio Pezzullo, Mario e Paolo Del mese (padre e figlio), in discussione la sua candidatura al senato nella corrente andreottiana di Del Mese. Dopo ore ed ore di colloquio arriva la fumata bianca, si apre la porta dello studio e tutti si congratulano con Sossio che già molti degli astanti chiamano “senatore”. Sembra quindi cosa fatta, ma la mattina successiva, cioè il 15 maggio 1987, alla scadenza del termine per la presentazione delle liste elettorali per le politiche arriva la clamorosa sorpresa. Sossio Pezzullo risulta candidato nelle liste del PSI di Carmelo Conte ed il 14 giugno successivo viene eletto al Senato della Repubblica per la X legislatura. Cosa avvenne nella notte tra il 14 e il 15 maggio del 1987 è rimasto per tutti un mistero. Gli intrighi giudiziari di tangentopoli lo travolsero nel 1993 quando già non era più parlamentare perché non ricandidato alle politiche del 1992. Ancor prima della scadenza della X legislatura il suo nome circolava tra quelli “eccellenti” da colpire, per questo motivo e per precauzione non venne ricandidato Qualcuno sostiene che il vero motivo fu il rumoroso e inspiegabile litigio con l’allora ministro Carmelo Conte che pure lo aveva sponsorizzato e letteralmente trascinato in Senato. Con una delle sue società, la Parfin srl era finito nello scandalo della Infomer (quella che gestiva Il Giornale di Napoli) insieme alla Tecnos di Zambrotti ed alla Fingest. In ballo una dazione di 1miliardo delle vecchie lire che, su sollecitazione di Raffaele Galdi e Franco Amatucci, la Parfin avrebbe versato nelle mani di Enrico Zambrotti per sovvenzionare il quotidiano napoletano. A far scoprire tutto era stato, così ricordano le cronache, il procuratore Domenico Santacroce che aveva costretto l’imprenditore Vincenzo Ritonnaro a dotarsi di microspie per indurre i colleghi imprenditori a svelare i meccanismi delle dazioni presumibilmente illecite. Da quella vicenda portata avanti dai pm Vito Di Nicola, Luigi D’Alessio e Antonio Scarpa (controfirmata dal procuratore capo Ermanno Addesso, senza la firma dell’aggiunto Luigi Apicella) fino in Parlamento vennero fuori una serie di finanziamenti a fondo perduto di cui aveva goduto l’ex senatore per far fronte alle esigenze delle sue aziende che stavano andando in rovina. Si arrivò addirittura alla richiesta, sempre da parte degli stessi pm, di arresti domiciliari che vennero, poi, brillantemente superati con la dimostrazione della liceità dei finanziamenti. L’unico grande difetto, se così si può dire, di Sossio Pezzullo è stato forse quello di voler gestire in maniera “familiare” e non “manageriale” le sue imprese. Un po’ come è accaduto anche a Giuseppe Amato. Entrambi sono finiti nella polvere.
Anche un uomo del calibro di Sossio Pezzullo sicuramente ha avuto qualche “difetto”! Il suo “difetto” principale infatti è stato quello di essere stato un gran Signore, un uomo d’altri tempi, di quei tempi che oggi si stenta a credere che siano mai esistiti, quando con una stretta di mano si concludevano affari e si cementavano le amicizie, quando la lealta’ e l’onesta’ erano Valori che non venivano messi in alcun modo in discussione.
Sossio Pezzullo è stato un uomo che ha sofferto per la perdita di un figlio anche lui “speciale” che sarebbe stato sicuramente il suo degno erede nel mondo imprenditoriale come nella vita, che ha dovuto affrontare momenti difficili per le sue Aziende e soprattutto che è stato colpito da accuse infamanti ,come al solito risoltesi in un “nulla di fatto” con tante scuse! Ma, nonostante tutto, Sossio Pezzullo non ha mai perso il suo sorriso e non ha mai perso la sua capacità di uomo leader al servizio della collettività e del mondo imprenditoriale come si evince dalle sue ultimissime vicende in seno a Confindustria che Lei non ha neanche citato! E, riguardo alle sue Aziende, Sossio Pezzullo, aiutato con competenza dai suoi figli Maria e Marino, ha saputo “reinventarsi” fino all’ultimo respiro e definire “polvere” il risultato di anni di impegno appare oltremodo offensivo.Personalmente mi permetto di ritenere assolutamente inopportuno il racconto cronistico da Lei esposto nel giorno del funerale del compianto Sossio. Saggezza e deontologia imporrebbero di tacere quando non si ha nulla da dire! Tale concetto vale anche quando, evidentemente, per motivi di visibilita’, si è costretti comunque a dover partecipare alle passerelle mediatiche!!!! Perdoni il mio risentimento nei suoi confronti ma , per quanto,mi concerne, Sossio Pezzullo, a prescindere dall’elencazione di vicende da Lei cosi’ dettagliatamente e ribadisco inopportunamente oggi esposte, era e resterà un Galantuomo a cui, tutti noi, dovremmo ispirarci!
Giovanna Tortorella
Articolo(si fa per dire)indegno e falso,spiega benissimo il successo del suo giornale,egr. sig bianchino pur non conoscendola personalmente,per il bene dei suoi cari Le consiglio di cambiare mestiere,Le sue sono braccia rubate alla terra.